IL POTERE D’ACQUISTO DELLE FAMIGLIE ITALIANE CONTINUA A SCENDERE, TANASI: “HANNO PERSO 172 EURO SENZA PAGARE LE TASSE”

I redditi delle famiglie nel 2011 sono cresciuti meno dell’inflazione e il loro potere d’acquisto è calato dello 0.5%: questi i dati dell’Istat riguardanti la situazione economica delle famiglie italiane che corrisponde a una perdita equivalente a circa 172,00 euro in un nucleo composto da tre persone e 186,00 euro se le persone sono quattro. Una sorta di tassa invisibile secondo il Segretario Nazionale del Codacons Francesco Tanasi che va ad aggiungersi alle già numerose introdotte dalle varie manovre.

Come se non bastasse questa perdita di potere di acquisto delle famiglie si aggiunge a quella del 2010 in cui il potere d’acquisto era arrivato a meno 0,6%, e al crollo del 2009, quando si registrò un meno 3,1%: da dieci anni le famiglie perdono sistematicamente potere d’acquisto senza che nessun Governo sia mai intervenuto per salvaguardare la loro capacità di spesa ed è oggi che ne pagano le conseguenze, con il crollo dei consumi e del Pil. 

Questi dati Istata poi, nonostante mostrino la gravità della situazione,  non corrispondono alla realtà. Si tratta infatti della media del solito pollo. I pensionati, e non solo quelli al minimo, così come le famiglie che sono a rischio di povertà relativa, hanno avuto in questi anni un’inflazione da doppia a tripla rispetto alla media nazionale. Per loro il calo del potere d’acquisto è, quindi, almeno doppio.

“E’ iniquo – ha dichiarato Tanasi –  ed immorale alzare le tasse indipendentemente dal reddito, come ha fatto il Governo Berlusconi prima e sta facendo ora il Governo Monti. Alzare le imposte indirette come l’Iva o le accise significa tassare in modo proporzionale sia i ricchi milionari che i poveri costretti a fare la fame. Meglio allora ripristinare la prima versione del contributo di solidarietà che tassando chi guadagna più di 90.000 euro non incide negativamente sui consumi stagnanti.” 

 

 

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