IL MANIFESTO

Sarà  che il nome porta sfiga ma per il manifesto, di questi tempi, le cose non vanno bene.

Già uno più glorioso, con la “M” maiuscola, è stato travolto dalla crisi dei giornali, mentre quello per eccellenza, il Manifesto del Partito Comunista è ormai demodè, i suoi tratti salienti fatti di lotta di classe e proletariato sono stati oggi soppiantati da caviale e champagne con accompagnamento di “mela rosicchiata” che non sarebbe il frutto ma il computer per eccellenza.

Ci restava ancora il classico 70/100 il manifesto pubblicitario che in periodo di campagna elettorale diventava il mezzo principe della propaganda di partito e dei candidati.

Il manifesto pubblicitario fondamentalmente ancora resiste, anche se i suoi numeri denotano un calo progressivo della funzione eminente. Solo le campagne nazionali o regionali si avvalgono ancora  del manifesto per la comunicazione esterna che, invece, vede oggi come mezzo preferito il poster.

Anche nella propaganda elettorale il manifesto soffre della sua crisi di anzianità: solo per quelle tornate elettorali dove vige ancora la preferenza il manifesto si rende insostituibile perché riesce a veicolare la faccia del candidato e lo fa conoscere. Ma i costi crescenti dell’affissione frenano l’entusiasmo dei candidati e i rigidi regolamenti che impongono spazi assegnati sconsigliano  la stampa di un gran numero di fogli da affiggere.

Dove invece non c’è da esprimere una preferenza il manifesto va scomparendo. Ma anche per le recenti regionali non è che si sia esagerato come si faceva una volta.

E cosi, come vediamo anche dalle foto, stiamo affrontando la campagna elettorale orfani del manifesto: solo qualche isolata apparizione per comizi al coperto e incontri con i simpatizzanti, qualche presenza di manifesti istituzionali di partito o di movimento, in ogni caso tutti annegati nella confusione dei vecchi manifesti ricordo di precedenti elezioni che, in definitiva rendono solo una immagine di abbandono generale.

In tal senso sarebbe stato auspicabile che gli impianti fossero stati ripuliti prima dell’installazione, anche per una questione di decoro urbano, ma se manca addirittura l’acqua o i soldi per gli indigenti certo è fuori luogo aspettarsi la pulitura degli impianti.

Considerando anche la vicinanza delle prossime consultazioni locali le strutture saranno lasciate impiantate fino alla fine di maggio ed oltre se ci saranno ballottaggi.

Allora, per una questione di decoro urbano, speriamo che i partiti definiscano alleanze e candidature al più presto in maniera tale che gli spazi possano essere repentinamente ricoperti con manifesti e facce nuove.

Un motivo in più per mettere da parte beghe e contrapposizioni e lavorare per il benessere della città, intanto attraverso il decoro urbano, scegliendo al più presto i candidati.

Principe di Chitinnon

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