Il liberty nella città da Oscar. Ispica, bianca e solare, accoglie il turista come in un set

Estate nel Ragusano fra mare, collina, archeologia e movida. Una terza tappa per vacanze alternative? Lasciare la costa oppure l’entroterra per qualche ora, magari verso il tramonto, e raggiungere Ispica, al confine con il Siracusano, vale proprio farlo. Vuoi per lo stile liberty dei suoi palazzi nobiliari, vuoi per le sue chiese barocche. L’Art Nouveau propria di questa cittadina iblea, bianca e rosata per il massiccio uso di “tufo bianco” e di pietra arenaria, non è comune nell’altra parte della provincia di Ragusa. Il Liberty, amato dalle storiche famiglie nobiliari della città, nei primi anni del Novecento venne scelto come stile per costruire grandi palazzi che trasudano fino ad oggi ricchezza e bellezza. E’ lo stile che ha dato l’impronta del nuovo alla cittadina iblea dopo il barocco proprio delle tante chiese distribuite nel tessuto urbano e nel Val di Noto nel sudest siciliano. A rappresentare il Liberty ragusano per eccellenza è il Palazzo Bruno di Belmonte che con la sua particolare forma ricorda, in parte, un castello quattrocentesco.

Liberty e barocco si affacciano su ampi spazi, basti pensare al Loggione del Sinatra antistante la basilica di Santa Maria Maggiore. Spazi che hanno ospitato pellicole famose tanto da essere, la Spaccaforno di un tempo, un privilegiato set cinematografico.

Fin dagli anni Sessanta del secolo scorso registi e produttori hanno scelto Ispica per ambientare i loro lavori. E’ qui che Vittorio De Sica nel 1974 dirige il suo ultimo film, “Il viaggio”, tratto da una novella di Luigi Pirandello, con Sofia Loren. Nel 1960 il grande Pietro Germi sceglie Ispica ambientandovi la famosa pellicola “Divorzio all’italiana” con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli. Ancora set per “Meglio vedova” del 1968 del regista Duccio Tessari con Lando Buzzanca e Virna Lisi. E’ il 1984 che i fratelli Taviani sono ad Ispica per dirigere una pellicola di successo, “Kaos”. Ispica scelta anche da Franco Battiato nella regia del suo “Perdutoamor” del 2003. E poi ancora a partire dal 2006 gli episodi del commissario Montalbano diretti da Alberto Sironi ed ispirati ai lavori di Andrea Camilleri. Sempre di Camilleri la serie “La stagione della caccia”, del 2019, con Francesco Scianna, Miriam Dalmazio; belle le immagini nel Loggiato del Sinatra. Scene del film il “Capo dei Capi”, che racconta la vita di Totò Riina con un giovane e brillante Claudio Gioè, si girano nel tessuto urbano ispicese. Nel 1995 Vittorio Nevano firma la regia del film “Non parlo più” con la storia di Rita Atria, giovane collaboratrice di giustizia che si uccise dopo aver saputo dell’attentato e la morte del giudice Paolo Borsellino. E con “Andiamo a quel paese”, nel 2014, Ficarra e Picone sono i protagonisti di una commedia brillante che fa ancora di Ispica un affascinante set cinematografico. Sempre nel 2014 la giovane regista modicana Alessia Scarso sceglie il territorio ispicese per il film “Italo”, il cane uomo mascotte per diversi anni a Scicli di abitanti e turisti.

Ispica solo liberty e barocco e solo set cinematrografico?

No. E’ anche la “regina” dell’archeologia in provincia di Ragusa con il suo Parco Forza dove è possibile visionare i resti di antiche civiltà risalenti fino all’Età del Bronzo Antico fra grotte scavate nella roccia ed una insolita vegetazione e da dove si può percorrere il canyon che porta a visitare tutta Cava Ispica. Anche qui fra archeologia e natura incontaminata c’è tanto da vedere. Magari in un’altra tappa di una vacanza alternativa che il turista deve, opportunamente, concedersi venendo nel Ragusano.

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