Il Dramma sacro a Vittoria con Moni Ovadia e la regia di Walter Manfré

Walter Manfrè e il Dramma Sacro. Per la prima volta il regista messinese, romano d’adozione, da alcuni anni residente a Comiso, cura il “Dramma Sacro”. Il fondatore del Teatro della Persona” si confronta con la narrazione scenica legata alla tradizione popolare.
Per il “Dramma sacro” è un ritorno in grande stile dopo gli anni della pandemia. Walter Manfrè ha scelto un cast prestigioso. Moni Ovadia sarà Nicodemo; Mascia Musy presterà il suo volto a Maria; Simonetta Cartia sarà la Maddalena; Luca Iacono sarà il volto di Giovanni; Luca Biagini sarà Misandro. Ci saranno ancora Leonardo Lorefice nei panni di Longino; Silvio Laviano sarà Nizech; Martino Duane sarà Giuseppe; Gabriele Rametta vestirà i panni del., Centurione. Tiziana Bellassai sarà la Pia Donna.
Accanto a Walter Manfrè ci sarà il regista Andrea Traina, le scene sono curate da Arturo Barbante, i movimenti scenici e le coreografie sono delle sorelle Serena e Simonetta Cartia. Alcune scene visive, ideate dalle sorelle Cartia, saranno aggiunte a quelle tradizionali.

PARLA WALTER MANFRE’


Collaboreranno gli allievi dell’International Theatre Centre, la Scuola biennale di Teatro, guidata da Walter Manfrè e rivolta ad attori, registi e operatori culturali diretta da Manfrè, e gli allievi di Gabriella Artimagnella e Adele Russotto.
“In questi anni sono andato spesso a Vittoria per assistere alla rappresentazione del Dramma Sacro – racconta Walter Manfrè – sono rimasto colpito dalla partecipazione appassionata della gente. È una rappresentazione di grande valore religioso, tanti conoscono a memoria i versi. Alcune scene sono veramente commoventi ed è bellissimo il Crocifisso che viene deposto dalla Croce. Mi sono accostato a questo testo e a questa tradizione con grande rispetto e ho chiesto che fossero attori professionisti a rappresentare il Dramma Sacro. Non abbiamo modificato nulla, questo testo non ha bisogno di aggiunte. Va rispettato e valorizzato perché fa parte della cultura della città”.
Un appuntamento importante per la città di Vittoria, per la chiesa locale e per la comunità civile. In piazza Calvario torna il Dramma sacro e – ancora una volta – sarà il testo del marchese Alfonso Ricca, rappresentato per la prima volta nel 1858, a prendersi la scena, segnando un momento importante e di grande partecipazione nella vita cittadina. “I Parti” (altro nome popolare con cui è conosciuta il Dramma Sacro) rappresentano la tradizione più sentita e amata dai vittoriesi, unica nel panorama della provincia, che privilegia invece le tradizioni legate alla Pasqua. Una tradizione, quella vittoriese, che deriva forse dalla religiosità spagnolesca del Seicento, tutta mirante al sangue e al dramma della morte più che alla resurrezione.


RAPPRESENTAZIONI ANALOGHE SI SVOLGONO ANCHE A SCOGLITTI E ACATE

Il testo del marchese Alfonso Ricca viene rappresentato ininterrottamente da 160 anni. Solo la guerra e la recente pandemia hanno fermato l’appassionato accorrere dei vittoriesi nella piazza calvario. Ma già nel 600 si recitavano versi popolari di cui si è persa la memoria. Il testo non è di particolare spessore, ma esso è ormai entrato nella tradizione culturale vittoriese e dal 2007 il Dramma Sacro di Vittoria è stato inserito nel “patrimonio immateriale” dell’Unesco.
Risale al 1857 il momento in cui, per la prima volta, venne affidata alla Congregazione del Santissimo Crocifisso, fondata nel 1644 durante la missione del padre gesuita Luigi La Nuza, il compito di organizzare la processione solenne del venerdì santo. Ancora oggi questo compito spetta alla Congregazione che lo continua quasi senza alcun cambiamento.
Nel giorno di venerdì la processione con l’Urna del Cristo Morto e con la Vergine Addolorata esce dalla basilica e percorre tutta la via dei Mille per giungere a piazza Sei Martiri, a tutti nota come Piazza Calvario o “U Cianu a Cruci”. Attorno alla Congregazione, storicamente, si riunivano i maggiorenti della città, i nobili e la ricca borghesia. Ai membri della Congregazione, noti come “i crucifissari” dopo aver accompagnato la processione per tutto il percorso, spetta il compito di prelevare il simulacro del Cristo morto dall’Urna per issarlo sulla Croce. Per tutto il pomeriggio il Crocifisso rimane esposto alla venerazione dei fedeli che si alternano nella piazza. Poi la sera la sacra Rappresentazione, Il Cristo viene deposto dalla Croce e lo si riporta nella basilica di San Giovanni, nella nicchia dove viene custodito tutto l’anno.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it