Il coordinatore provinciale di Fare Ambiente Salvatore Mandarà, ci ha inviato una nota sul parco degli iblei.

Parco degli Iblei…punto e a capo.  E’ la questione del giorno che sta per investire le province di Ragusa e Siracusa quasi nell’ interezza dei loro territori e marginalmente il territorio etneo. Con proposta del Ministro dell’Ambiente del tempo, Baypassando anche l’autonomia della Regione Sicilia, é stato approvato dal Senato della Repubblica il 26/12/2007 il disegno di legge n°3194 art. 26 comma 4 di istituire il Parco Nazionale degli Iblei, nel sud/est Sicilia con un finanziamento iniziale nel 2007 di 250 mila €  per le prime spese; la motivazione recita –Il parco salverà uno straordinario giacimento di Bio-diversità, di ricchezza storica ed etno-antropologica un modello di sviluppo eco-sostenibile già fortemente avviato e naturalmente incompatibile col l’estrazione di combustibile fossile,”  e non solo; sicuramente non sono compatibile istallazione di impianti per l’energia alternativa.  L’istituendo parco degli Iblei,  è il più grande della Sicilia, esso  abbraccerà 9 comuni iblei, 18 aretusei e solo 5 etnei. I 190 mila ettari circa,  affidati a cure intensive e vincolistiche di un Parco Nazionale, verranno suddivise in tre fasce: fascia A: di assoluto rispetto dove non si può intervenire e sotto stretta tutela. Fascia B: con marginali interventi migliorativi. Fascia C: gli insediamenti sono sotto strettissimo controllo.  La domanda che molti cittadini pongono è:“ se è indispensabile perimetrare un così vasto territorio, la cui realizzazione potrà influenzare, sensibilmente, da ora e per i prossimi 20 anni la politica infrastrutturale ed economica di due province siciliane. Un Parco, principalmente, deve essere una risorsa del territorio e nò una penalizzazione per lo sviluppo; solo così rappresenta un valore aggiunto per una Provincia. Invece da alcuni giorni, assistiamo a una levata di scudi da parte della totalità delle forze istituzionali e produttive della provincia che hanno infiammato il dibattito, producendo momenti di confronto e in alcuni casi di scontro, tra il partito del Si e quello del No, che ha fatto emergere ulteriori perplessità, dubbi e i timori sull’istituendo Parco. Dopo il Summit   della Camera di Commercio, dove erano presenti quasi tutti i sindaci del territorio;. anche la Provincia Regionale ha tenuto un consiglio col Ordine del giorno “Parco Degli Iblei “,era presente la sovraindentende;  che intervenendo al dibattito ha detto; che il parco rappresenta un patrimonio di aree protette  per il territorio e deve essere inteso da tutti come una risorsa per la Provincia, perché crea occupazione e sviluppo. Certo le dichiarazioni  sarebbero state più convincente se queste sue certezze sarebbero state accompagnati da dati statistici ben documentati piuttosto che citazioni informali che poco hanno  convinto molti dei consiglieri presenti, che viceversa hanno esternato, nei loro interventi, molti dubbi e perplessità soprattutto sulle parole  “ Sviluppo e Occupazione” dal momento che L’area zonizzata, verrà ingessata da vincoli e divieti.  Dubbi e perplessità, sono  esternati anche da chi da sempre risiede o chi è titolari di imprese agricole all’interno del perimetro del parco; che sostengono che l’istituendo Parco potrebbe  comprometterebbe lo sviluppo di una provincia che di recente ha inaugurato infrastrutture importanti quali il porto turistico, a breve un aeroporto, il porto di Pozzallo  l’istituendo auto-porto di Vittoria e infine è di qualche giorno la notizia che  finalmente dopo più di 20 anni, di iter burocratico, è stata finanziata dal CIPE, L’autostrada RG/CT e prossimamente sarà cantierabile anche la SR/Gela. Tutto questo non  per dire No al parco; ma, sono molti a pensare che prima di perimetrare un così vasto territorio  occorre procedere ad una revisione della normativa e della giurisprudenza in ambito ambientale in Italia; perché possa essere fonte di reddito e di economia, per una provincia a vocazione prettamente agricola. Inoltre è indispensabile che tutti quei soggetti locali portatori di interessi nei confronti di un’iniziativa economica sia  essa azienda o come   progetto che risiedono nel parco; abbiano democraticamente la facoltà di  esprimere la propria  opinione e di partecipare al processo di determinazione dei vincoli e dei divieti con progetti seri e inattaccabili  in clima di coesione fra tutte le istituzioni. Ad oggi abbiamo assistito solo ed esclusivamente ad un Parco apoditticamente calato dall’alto a cui nessuno è dato il diritto di deroga, che blocca ogni forma di sviluppo sostenibile soffocando così le aziende e le attività presenti che ancora oggi sono legati alle tradizioni indissolubili del territorio. Chi ha approvato il progetto forse non ha tenuto conto dell’aspetto sociologico  di un territorio  fortemente antropizzato a cui il parco creerebbe delle difficoltà insormontabili tali da determinare ulteriore disoccupazione in un economia  agricola oggi fortemente precaria. La più volte sbandierata opportunità di insediamenti di turismo-verde, che è sempre un turismo di nicchia, non può compensare il nostro turismo sole-mare delle nostre spiagge che è una vera risorsa. La finalità unica del parco, ad oggi, é  tutelare le bio-diversità, i beni architettonici, paesistici ed etno-antropologici, nonché  tutto ciò che rappresenta la cultura contadina, come gli antichi acquedotti, le masserie, i sentieri, le regie trazzere, i mulini ad acqua, i palmenti, le necropoli, gli insediamenti trogloditici, le edicole votive, le niviere di Buccheri, i ‘dieri, i muri a secco  che  oggi sono abbandonati. E’  indispensabile tracciare la strada per la salvaguardia, la tutela e la promozione culturale ed eco-economica di tutti questi beni culturali, ma tutto questo non può essere fatto a discapito ad esempio dei comuni montani della nostra Provincia che ricadano nella fascia A per i quali le aziende rurali sono l’unica risorsa che appunto per i vincoli verrebbero pesantemente danneggiati. Ci si chiede, Insomma come poter conciliare le esigenze naturalistiche con lo sviluppo non solo ecosostenibile ma anche infrastrutturale della provincia di Ragusa?

 Un investimento pubblico così cospicuo per valorizzare  ruderi e salvaguardare parte del territorio, anche se  rappresentano un passato che non deve essere dimenticato, sembra uno spreco di denaro pubblico; così come è impensabile convincersi che il parco possa rappresentare l’asse portante della intera economia provinciale.

Sul tappeto pare ci siano troppi vincoli, regole difficili da rispettare, una normativa capestro che sembra strozzare lo sviluppo del territorio che guarda con interesse anche alle energie del futuro, dunque quelle alternative. Rispetto e valorizzazione dell’ambiente SI, ma senza tarpare le ali alla politica energetica che si sta facendo spazio anche nel territorio ibleo.

Il nostro paese si sta prodigando per investire nelle energie alternative così da raggiungere entro il 2011 circa il 25% del consumo nazionale. Ma la poca promozione del conto energia da parte del Ministero dell’Ambiente, come anche tutti i vincoli imposti da parte delle Soprintendenze ai BB.CC.AA, non consente a questi progetti di poter decollare come in altri paesi europei, quali  la Germania, la Francia, la Spagna.

Tutto questo per ribadire che non si può essere contrari all’istituendo parco per partito preso, ma necessita essere possibilisti dando a questo parco limiti e vincoli meno ambiziosi, non così estesi da comprendere addirittura tre province , e non dissuadendo chi  pensa di fare impresa in un prossimo futuro.

Un’alternativa all’istituendo parco potrebbe essere quella di rivalutare al massimo la macchia forestale dell’Irminio e quella del Pino d’Aleppo, che meritano la massima attenzione da parte di tutti, che a tutt’oggi non sono state valorizzate a pieno. E’ inderogabile che i vari protagonisti, o meglio la società civile e popolazione interessata si riappropriano della loro dignità democratica, che alcuni hanno sottratto, e si siedano attorno ad un tavolo assieme alle istituzioni e in quella sede  si  possa definire un modello di sviluppo condiviso,.    

Di  recente sono state sperimentate centrali solari termodinamiche, in una delle province che più delle altre è interessata all’istituendo parco col 60% del territorio. Queste centrali, la cui tecnologia è tutta Italiana,  grazie al Premio nobel Rubbia e che l’ Europa ci invidia hanno tempi di attuazione e costi di impianto decisamente abbordabili e sono in grado di accumulare energia con l’impiego di un fluido primario che può superare i 550 °C, cedendo calore fino a 290° C  all’acqua  con la formazione di vapore che inviato ad una turbina produce energia pulita. Questo sistema permette di creare energia h 24, a prescindere dalle condizioni meteo. Che fine farà il Progetto?

Se il Governo  si preoccupasse anche di erogare contributi pubblici per finanziare queste iniziative, così come sta facendo per i parchi, probabilmente si potrebbero avere risparmi certi. Auspichiamo che la Regione Sicilia, che fino ad ora è stata alla finestra per quanto riguarda le centrali termodinamiche, possa svegliarsi dal suo torpore e decretarne l’installazione nel più breve tempo investendo anche capitali pubblici, attirando capitali esteri e attivando project financing con la Comunità Europea.

Per questi motivi, FareAmbiente Provinciale Ragusa sta coinvolgendo i propri coordinatori Nazionali e Regionali per aprire un ampio dibattito.

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