I PROCESSI A BERLUSCONI DIVIDONO GLI ITALIANI TRA SUDDITI E CITTADINI

Ancora una volta abbiamo assistito alla negazione del principio fondante  della democrazia che garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. La classe politica dominante ha smarrito la capacità di “autogovernarsi” e di attenersi con coerenza alle leggi  e alle norme morali che costituiscono l’etica di un popolo. La democrazia è legittimata dall’ autocoscienza a dall’assunzione di responsabilità di ciascun cittadino che si riconosce nei principi e nelle leggi dello stato. L’evoluzione verso la democrazia sancisce il passaggio dallo stato di sudditi a quello di cittadini, nella misura in cui si passa dalla dedizione ad un solo uomo all’adesione ad un principio etico,che rappresenta tutti gli uomini. Questa differenza di “status” costituisce lo spartiacque tra un sistema politico verticale, nominato, e una società viva, orizzontale, tra lo stato di gregge umano e quello di società civile.

Spesso, nei momenti critici, il popolo italiano ha abdicato al proprio ruolo di cittadino responsabile, preferendo delegare ad un solo uomo la responsabilità; sappiamo quali risultati nefasti ha prodotto il passato “ventennio”e i guasti  del presente. In qualsiasi democrazia europea, la condotta morale del presidente del consiglio, a prescindere dall’esito dei procedimenti giudiziari, sarebbe giudicata incompatibile con la sua carica istituzionale, da noi, invece, sorgono i gruppi parlamentari responsabili a sostegno! Mi rifiuto di pensare che la maggioranza degli italiani ha smarrito il senso della dignità e della democrazia , frutto di anni di lotte, conquistata con il sangue di tanti che in essa hanno creduto!

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it