Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
I moti del “Non si parte” a Modica ottanta anni dopo nel racconto di Uccio Barone ai soci dell’Unitre
06 Dic 2024 10:00
Ad introdurre i lavori dell’incontro il vice presidente dell’Unitre modicana, Ignazio Pagano Mariano, presentando l’incendio del Municipio di Modica ed i moti del “Non si parte” del dicembre 1944. La ricostruzione degli eventi avvenuti 80 anni fa è stata arricchita da un corredo documentale ampio e dettagliato utile ad inquadrare nel contesto storico i fatti avvenuti nella città della Contea ed in tutta la provincia. I fatti raccontati dallo storico Uccio Barone. Il 15 dicembre del 1944 scoppia a Modica una sommossa causata dalla richiesta da parte dell’esercito regio di arruolamento dei giovani nati nei primi anni venti per andare a combattere a fianco degli Anglo-Americani contro gli eserciti nazista e fascista della Repubblica di Salò che ancora occupavano una buona parte dell’Italia. Al grido “Non si parte”, migliaia di manifestanti, esasperati dalla miseria, dalle fatiche e dal lungo periodo di guerra, si recarono presso la sede del Comune di Modica e diedero fuoco al Municipio, al fine di impedire la notifica della chiamata alla leva obbligatoria. L’incendio causò anche la distruzione dell’archivio dove erano conservati importanti documenti risalenti anche al 1400. Non fu tuttavia una rivolta spontanea ma organizzata dal locale movimento separatista e da ex fascisti estromessi dai posti di potere nella pubblica amministrazione. Questi avevano interesse a sostenere la rivolta per indebolire il nuovo Governo della Città nominato dalle forze alleate anglo-americane e rappresentato dal Commissario prefettizio e Sindaco Antonino Galfo Trombatore. Nello stesso giorno anche a Catania scoppiò la sommossa e venne dato fuoco al Municipio e nei giorni successivi anche in altre Città la rivolta esplose con particolare violenza, in provincia interessando massicciamente i Comuni di Ragusa e Comiso dove venne proclamata la cosiddetta “Repubblica di Comiso”. La reazione della Prefettura e dei militari fu in alcuni casi cruenta e causò anche morti e feriti, nonché l’arresto ed il confino per centinaia di ribelli fino all’amnistia del 1946.
La rivolta era nata dalla catastrofica situazione economica che gravava sulla popolazione sfiancata dalla guerra ed alla quale si chiedeva di sacrificare i propri figli mandandoli a combattere sostenendo quell’esercito che poco prima era stato considerato il nemico. Evidenziato anche, dal professore Barone, il dato che il movimento antimilitarista “Non si parte” fu caratterizzato da varie anime con la conseguenza che non si può identificare in un’unica etichetta politica, basti pensare alla insurrezione di Ragusa capitanata dalla popolana Maria Occhipinti.
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