I medici ancora sul piede di guerra: “Se non cambia la manovra, sciopero anche a gennaio”

Il 5 dicembre si è svolto in tutta Italia uno sciopero di 24 ore dei medici, personale sanitario e infermieri. Naturalmente, anche a Ragusa, dove lo sciopero è stato molto partecipato. A organizzarlo, le sigle sindacali Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up. Ma una giornata di sciopero, forse, non basta. I medici della sanità pubblica sono arrivati al limite e pur avendo ottenuto qualcosa chiedono ancora altro: altrimenti, sarà di nuovo sciopero nel mese di gennaio.

LE RICHIESTE

L’accoglimento favorevole della richiesta di dilatazione dei tempi parlamentari per l’approvazione della manovra e la revisione della norma sul taglio delle pensioni dei sanitari, giunta dopo il successo della protesta, ha portato soddisfazione a tali rappresentanti. Tuttavia, essi auspicano ulteriori modifiche nella bozza di legge di bilancio per affrontare le esigenze fondamentali, tra cui: investimenti nel servizio sanitario nazionale non solo attraverso finanziamenti, ma anche tramite leggi che ne permettano un reale rilancio. Rendere le professioni sanitarie più allettanti, con un piano di assunzioni che riduca il disagio. Eliminare il limite di spesa alle assunzioni. Aumentare le retribuzioni con finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti. Rivedere il modello contrattuale, rispettando le specificità sanitarie. Depenalizzare l’atto medico e sanitario. Mantenere i diritti acquisiti, inclusi quelli relativi all’assetto pensionistico.

E’ stato chiarito che in assenza di risposte adeguate, la vertenza non si interromperà e si preparano a proclamare nuove giornate di sciopero a gennaio 2024. Se le richieste rimarranno ignorate, la mobilitazione continuerà, coinvolgendo un numero sempre maggiore di partecipanti. Il messaggio centrale è che le problematiche professionali dovrebbero essere percepiti anche come questioni sociali che coinvolgono sia gli operatori sanitari che i cittadini.

Il motto che riassume la loro azione è “La sanità pubblica non si svende, si difende”.

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