I CREDITI DELLE IMPRESE VS. LO STATO E LE BANCHE!

L’uscita della capogruppo del M5S alla Camera, Roberta Lombardi sul decreto relativo allo sblocco dei crediti alle imprese da parte degli enti pubblici definita “una porcata di fine legislatura” risulta abbastanza illuminante per quanto riguarda il rapporto che il nostro Paese ha con il sistema bancario che secondo questo esponente politico risulta essere il beneficiario principale della misura: “da questa generosa, ennesima, regalìa ci si aspetta che subito erogheranno prestiti e finanziamenti alle Pmi. L’esperienza di questi anni ci ha reso cauti sugli effetti nell’economia reale dei finanziamenti alle banche”.  

 

Avendo appreso dalla rete che Lombardi si è laureata con tesi in Diritto Commerciale Internazionale ed ha frequentato un corso post laurea in Sviluppo Manageriale, una tale affermazione non può essere frutto di ignoranza, quindi la causa può essere ricercata o in un bieco furore ideologico o in un pregiudizio profondamente radicato e che spesso emerge nel rapporto degli Italiani con le banche.

 

Di cosa si tratta? Lo Stato nelle sue varie articolazioni (Regioni, Province, Comuni, Asp, etc) risulta debitore nei confronti del sistema imprenditoriale italiano di oltre 70 miliardi di Euro.

 

 In un momento come questo di grave crisi produttiva e di stretta creditizia ovviamente i crediti di difficile esigibilità costituiscono, dal punto di vista finanziario, la più grossa spina nel fianco per la gestione delle aziende ed in più spesso costituiscono un diabolico circolo vizioso innescando  un drammatico “effetto domino” delle insolvenze; il meccanismo risulta ancora più odioso quando il debitore dell’impresa risulta essere lo Stato!  

 

Peraltro il pagamento di questi debiti da parte dello Stato ha un impatto limitato sulla contabilità pubblica in quanto il debito è già contabilizzato quindi non incide sul deficit bensì solo sull’eventuale incremento dell’esposizione debitoria in titoli di stato, con conseguente pagamento di interessi; e comunque il provvedimento è stato ampiamente concordato con l’Europa e da questa accettato.

 

E’ assolutamente ovvio che la maggior parte di questi crediti sia stato anticipato dalle banche, come correntemente avviene nella prassi commerciale, ma contrariamente a quanto lascia intendere l’On. Lombardi i benefici del loro pagamento sia in termini finanziari (l’anticipazione di un credito dalle banche costa in termini di interessi), sia in termini creditizi (con il pagamento si liberano quote significative di fido che le aziende possono utilizzare per anticipare altri crediti), sono sicuramente delle imprese creditrici e costituiscono una boccata di ossigeno vitale per il sistema produttivo.

 

E allora, dov’è la “regalia”? Dove sta il “finanziamento alle banche”?

 

Onestamente si deve riconoscere che il pregiudizio ideologico non è un’esclusiva della Lombardi, ma in Italia gode di un seguito molto nutrito e a proposito o a sproposito le banche sono comunque sempre percepite come soggetti socialmente negativi, come attori privilegiati, come entità ultra-garantite, e non viene percepito come un elemento di stabilità sociale oltre che economica la solidità del sistema bancario italiano, nonostante un quadro di riferimento in cui la politica esprime (adesso e nella migliore delle ipotesi) incertezza, ma che in passato è stata addirittura economicamente inefficace se non addirittura inetta (a novembre 2011 eravamo praticamente sull’orlo del default), e nonostante una crisi finanziaria prima ed economica poi che da oltre 5 anni corrode il tessuto produttivo

 

E’ di oggi la notizia che l’FMI dopo due visite ispettive valuta il sistema bancario italiano come solido, resistente agli stress prolungati e ben capitalizzato, anche se mette in guardia dal fatto che il protrarsi per un periodo ancora medio-lungo della crisi e la mole dei titoli di stato sottoscritti dalle banche (per calmierare lo spread) potrebbero coportare dei rischi in futuro.

 

Tutti paventano come drammatica la crisi cipriota, ma nessuno mette in evidenza il fatto che la crisi di Cipro sia stata innescata proprio dalla fragilità del sistema bancario.

E’ sempre vero che le qualità positive non si apprezzano fino a quando non  vengono a mancare; sperando di non doverlo verificare in questo ambito!

 

                                                                            

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