GRILLO “PRENDE I VOTI”… QUALI?

Premetto che non ho alcuna competenza scientifica in campo statistico, men che meno nello studio dei flussi elettorali, ma la visualizzazione dei sondaggi a livello nazionale della 2^ metà di ottobre  (cfr. figura n. 2)  e il raffronto con i dati delle ultime elezioni politiche (aprile 2008) (cfr. figura n. 3) non può non stimolare delle riflessioni che mi sembrano di una evidenza tale da poterle azzardare anche in assenza di strumenti scientifici a supporto.

Premesso che parliamo di sondaggi elettorali, e quindi con tutte le cautele del caso (però ho preso i dati forniti dal sito www.termometropolitico.it  che raccoglie tutti i sondaggi pubblicati e ne fa una media – cosa che ritengo dia un di più di attendibilità al dato),  se esaminiamo questi dati come fotografia statica delle scelte di voto degli Italiani, emerge con una certa evidenza una sostanziale tenuta del centrosinistra rispetto al 2008: sommando infatti il dato del PD a quello dei Radicali (che nel 2008 erano in lista con il PD) si arriva al 29,2%, e i 4 punti in meno rispetto al dato del 2008 sono ampiamente compensati dalla crescita dei partiti della sinistra (SEL, FdS, PSI altri di CSX) che alle scorse politiche hanno totalizzato intorno al 5% e adesso sono accreditati del 10%; insomma il centrosinistra non riesce ad approfittare della sostanziale implosione del centrodestra, ma sostanzialmente mantiene la propria quota di consensi.

 Lo stesso discorso si può sostanzialmente fare per il terzo polo che ha attratto rispetto al 2008 l’MPA e l’API ed è progredito dal 6,75% delle ultime politiche al 9,7% di cui è accreditato oggi.

Sul fronte del centrodestra invece i partiti che stravinsero le elezioni del 2008 PDL e Lega  rispettivamente con il 37,39% e l’8,3% oggi sono accreditati del 15,8% e del 5,6% sommandoli sono passati dal 45,7 al 21,4 ben 24 punti percentuali di differenza.

A fronte di tutto questo il Movimento 5 Stelle gode del 17,1% di consenso nelle preferenze espresse dai cittadini nei sondaggi (ribadisco che si tratta di dati medi perché ci sono sondaggisti che accreditano il M5S del 20%).

Una visione ancora più plastica del fenomeno viene offerta dalla figura 1 anch’essa mutuata dal sito www.termometropolitico.it che pone in un diagramma i risultati di tutti i sondaggi degli ultimi 2 anni tracciando le mediane relative alle coalizioni principali ed evidenziando in modo palese la specularità dell’andamento della coalizione di centrodestra e del Movimento 5 Stelle.

Mi rendo conto benissimo che andrebbero valutati in modo più analitico il fattore “indecisi” e “non votanti” e il possibile flusso compensativo in questo grande contenitore indistinto di ex elettori del centrodestra che vi si rifugiano e di potenziali elettori del centrosinistra o del M5S che ne emergono, ma mi sembra abbastanza evidente l’esodo (si potrebbe parlare di “dimensione biblica”) di elettori delusi dal centrodestra che si rifugia tra le fila del M5S.

Su questo presupposto vorrei condividere con quei pochi lettori pazienti che mi hanno sopportato fino a questo punto alcune riflessioni:

1)    Nei Paesi normali l’insuccesso di una coalizione di governo determina la preferenza per la coalizione avversa; in Italia questo fenomeno è praticamente sconosciuto e costituisce il punto più evidente dell’immaturità del nostro sistema democratico; le spiegazioni saranno molteplici: a) una competizione politica basata più sull’avversione verso la parte opposta che sulla proposta propria; b) la percezione di una scarsa diversificazione delle proposte politiche; c) una critica di sistema che prevale sulla diversificazione delle proposte politiche. Lascio l’analisi ai politologi, ma il fenomeno credo sia evidente.

2)    Questo travaso di voti tra il centrodestra e il M5S coincide in maniera abbastanza puntuale con le “nuove campagne” e il nuovo linguaggio lanciati dal guru del movimento Beppe Grillo che sono tutte “bandiere” sventolate in Europa da movimenti di destra (basti pensare alla campagna contro l’introduzione del principio di “ius soli” per il riconoscimento della cittadinanza ai bimbi nati in Italia, la campagna contro l’Euro o l’insulto omofobo lanciato dal palco all’indirizzo di Vendola). A questo livello poco rilevano i distinguo su ciò che ha realmente detto Grillo, l’importante è il messaggio che è passato tramite i mezzi di informazione; peraltro in questo momento mi interessa solo evidenziare la coincidenza temporale, lasciando ad un momento successivo la riflessione su rapporto causa – effetto. Mi sembra pure corretto chiarire che metto in risalto il ruolo di Grillo non per sminuire il ruolo degli attivisti o degli eletti del movimento, cui va la mia simpatia e il mio rispetto, ma perché mi sembra oggettivo che all’elettorato indistinto (vuoi per sapienza comunicativa, vuoi per strategia mediatica) sia volutamente fatto passare il “messaggio unico” del leader.

3)    La considerazione che il M5S sia un movimento di protesta rende poi abbastanza paradossale che raccolga così tanti voti a destra: si tratterebbe di cittadini che esprimono un “voto di protesta” (più che giustificato per alcuni versi)  contro lo sfascio economico e politico e la disinvoltura etica creati o comunque alimentati dai governi del centrodestra che loro stessi hanno legittimato! Si tratta di cittadini che protestano contro il risultato delle loro stesse scelte!

4)    Colpisce inoltre l’amena disinvoltura che caratterizza le scelte di certo elettorato; se l’analisi del travaso di voti è corretta, evidenzia come questi cittadini che si sono sentiti traditi dal centrodestra tutto sommato non abbiano rivisitato in chiave critica “il metodo” della loro scelta, ma continuino a privilegiare adesioni “fiduciarie” verso un leaderismo spinto e sostanzialmente demagogico che prima si alimentava del “sogno liberale” di Berlusconi e ora si alimenta della “rabbia punitiva” di Grillo non verificando se (visto che in entrambi i casi si tratta di “professionisti mediatici”) si tratti solo di uno spot preconfezionato. Insomma eccoci pronti per una nuova “avventura” …

Tutto questo è riferibile al livello nazionale e prende in considerazione la “realtà virtuale” dei sondaggi; le elezioni regionali siciliane si prestano a una verifica di quanto ipotizzato fin qui, anche se vanno considerate delle variabili specifiche del caso siciliano: 1) la “diversificazione” dell’offerta politica seguita all’implosione del centrodestra con la nascita di nuovi soggetti politici (Grande Sud e P.I.D.) interni alla stessa area politica; 2) il sostegno del PD per due anni al governo  Lombardo che lo rende agli occhi degli elettori almeno parzialmente corresponsabile della situazione attuale; 3) l’incidenza molto elevata del peso dell’MPA alle precedenti elezioni regionali; 4) ma soprattutto il dato dell’affluenza alle urne inferiore al 50% che ovviamente rende molto più “aleatorio” individuare in modo “artigianale” gli spostamenti degli elettori.

Ciò premesso anche in Sicilia il Centrosinistra alleato con l’UDC sostanzialmente confermano le percentuali del 2008 (considerando la fuoriuscita del PID che “pesa” il 5,9%) mentre il PDL anche sommato ai partiti che ne hanno tratto origine (Grande Sud e FLI) perde oltre il 10%  e l’MPA che 4 anni fa contava su 3 liste lascia sul campo il 12%; in questo caso non disponiamo di una matrice come la figura 1, ma il dato (pur con la grande variabile dovuta alla bassissima partecipazione) è sostanzialmente conforme ai sondaggi nazionali.

Questa la situazione ad oggi… se consideriamo il trend le sorprese in primavera non mancheranno, a meno che …                                                                              

 

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