GLI INTERVENTI DEL CONSIGLIERE IVANA CASTELLO

Ieri 9 dicembre, alle 19 e 30, si è riunito il Consiglio comunale di Modica per discutere di alcuni importanti temi all’ordine del giorno. L’assise, tuttavia, dopo due ore di lavori, è stata sciolta e aggiornata a venerdì 12 dicembre, stesso orario, per permettere il riesame di alcuni calcoli che, a mio dire, erano stati formulati in modo erroneo.

 

Tutto si è svolto repentinamente.

La sottoscritta ha chiesto di parlare ed ha parlato per trattare tre temi: gli accertamenti delle entrate tributarie a partire dal 30 settembre a tutto il mese di novembre 2014; la verifica degli equilibri di cassa (per quanto riguarda la competenza, i residui e la parte capitale) e, infine, il rispetto del patto di stabilità.

 

Sul tema degli accertamenti ho chiesto ai revisori di esprimersi in merito alla loro attendibilità e congruità. Com’è noto, secondo un importante principio contabile, l’attendibilità delle entrate e la congruità delle spese, sono essenziali per una corretta gestione del Comune: salvaguardano l’equilibrio di bilancio e prevengono possibili dissesti. Ho chiesto inoltre, al sindaco, di sospendere il pagamento del saldo della tari, a causa di errori rinvenuti nel calcolo delle tariffe per categoria. Il mio non voleva e non è stato un attacco all’Amministrazione ma un tentativo di collaborazione nell’interesse e per la difesa dei diritti dei cittadini che, in questi ultimi giorni, sono tartassati (in senso etimologico) da tutte le parti e a tutti i livelli (nazionale, regionale e comunale) di governo.

 

In merito alla gestione di cassa ho osservato che non esiste equilibrio nella parte di competenza, nella gestione dei residui e nella parte capitale. Ciò perché le uscite di competenza superano le entrate; le riscossioni dei residui sono inferiori ai pagamenti; e le entrate da trasferimenti capitali, per la competenza e per i residui, sono inferiori alle spese.

 

Sul rispetto del patto di stabilità, infine, ho osservato che una delle voci di calcolo, precisamente quella relativa agli impegni di spesa corrente (titolo 1), era erroneamente sottovalutata. Ciò mi ha fatto pensare (ma non l’ho detto), che l’errore fosse stato compiuto ad arte, per costruire il conseguimento degli obiettivi che, in realtà, erano stati mancati. Se si fosse inserito il dato corretto, infatti, il rispetto del patto di stabilità sarebbe evaporato come filo di umidità sotto il sole d’agosto.

 

Le risposte del Collegio sono state, essenzialmente due:

 

a) per valutare la congruità e l’attendibilità degli accertamenti ci bastano due cose: le determine del responsabile di settore e la coscienza che il lavoro è stato svolto da una società qualificata come la Sikuel;

 

b) il patto di stabilità è stato rispettato in quanto gli impegni di spesa corrente (titolo 1) ammontano a 40.549.369,65 milioni di euro. Il dato (i 40 milioni) in contrasto coi 42.429.369,65 milioni calcolati da me.

 

I quesiti sulla gestione di cassa non sono stati trattati.

 

Ho ritenuto insoddisfacente la risposta sulla congruità e sull’attendibilità degli accertamenti, limitandomi a leggere il relativo principio contabile che così recita:

 

“L’attendibilità e la congruità devono essere dimostrate con valutazioni, analisi, descrizioni e verificate dall’organo di revisione dell’ente.”

 

Il Collegio, dice il legislatore in altre parole, non deve far proprio il giudizio o il parere di terzi, ma deve verificare e valutare, esso stesso, in modo analitico, l’attendibilità e la congruità degli accertamenti; e ciò, si badi, indipendentemente da quello che dicono gli organi del Comune o addirittura i terzi (la Sikuel) di cui si avvale l’Amministrazione. I revisori verificano e valutano ciò che il Comune fa o ordina di fare; e verificano e valutano in modo diretto e personale.

 

A questo punto, fatti quattro calcoli, sono tornata sul tema del patto di stabilità e ho rimarcato, stavolta badando a non lasciar spazio ad eventuali svicolamenti, che l’errore andava rimediato accrescendo di circa due milioni gli impegni. Ho precisato, in particolare, che il 1.880.000,00 del Fondo di svalutazione che, secondo i revisori, non andava conteggiato (motivo per cui erano stati considerati 40.549.369,65 e non 42.429.369,65 di euro), non era compreso nei 42.429.369,65. Questi, perciò, andavano conteggiati interamente. Ne conseguiva il mancato rispetto del patto di stabilità. L’osservazione ha messo in crisi i revisori che hanno chiesto di poter ripetere i calcoli. Più per la crisi e l’imbarazzo che per la complessità dei calcoli, che in cinque minuti potevano esaurirsi, il Consiglio è stato aggiornato.

 

 

 

 

 

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