Gli autovelox autorizzati nel ragusano sono appena cinque. Nuove regole dopo decreto

Sono appena cinque gli autovelox autorizzati in provincia di Ragusa, gli altri devono essere immediatamente spenti. 
Enti locali e Forze dell’ordine avevano l’obbligo di comunicare entro venerdì scorso tutti i dettagli sugli apparecchi di rilevazione della velocità, secondo il decreto ministeriale n.367 del 29 settembre 2025. Sul sito del ministero dei Trasporti è consultabile l’elenco dei rilevatori autorizzati, gli unici in grado di fotografare gli eccessi di velocità, sulla base dei quali sono automaticamente comminate le contravvenzioni.

Solo in tre Comuni 

Nell’elenco compaiono soltanto tre comuni iblei: Ragusa, Vittoria e Comiso. Il comando della Polizia municipale del capoluogo è dotato di un dispositivo mobile Telelaser; la Polizia municipale di Vittoria dispone di due autovelox fissi e uno mobile; la Polizia municipale di Comiso ha un apparecchio mobile. Il resto delle strade della provincia è sprovvisto di un formidabile e, al tempo stesso, temuto strumento di repressione a una delle infrazioni del codice della strada che causa maggiori incidenti.

Spetterà a Polizia stradale e Carabinieri coprire la larga fetta di strade senza autovelox “locali”. Già nell’aprile del 2024 la Corte di Cassazione ha stabilito la nullità delle sanzioni elevate dagli apparecchi approvati ma non omologati. In Italia quasi il 60% degli autovelox fissi e oltre il 67% di quelli mobili risultarono non omologati.

Cosa è cambiato

Dal 29 novembre, la regola è chiara: tutti i Comuni, gli enti locali e le forze dell’ordine che non hanno caricato i dati richiesti sulla piattaforma ministeriale devono spegnere i dispositivi di rilevazione della velocità, pena la nullità delle sanzioni elevate.


Cosa prevede il decreto: senza comunicazione, il dispositivo è illegittimo

Il censimento – avviato 60 giorni fa – obbligava gli enti locali a comunicare al MIT tutte le informazioni relative agli autovelox:

  • posizione,
  • modello,
  • conformità tecnica,
  • omologazione.

Il decreto ministeriale è inequivocabile: la comunicazione dei dati è condizione necessaria per il legittimo utilizzo dei dispositivi.
Di conseguenza qualsiasi apparecchio non censito non può essere utilizzato. Le multe elevate tramite dispositivi non registrati saranno nulle a tutti gli effetti di legge.

Un aspetto che potrebbe avere ricadute significative, considerando che il giro d’affari legato agli autovelox nelle principali 20 città italiane vale decine di milioni di euro ogni anno.


Il caos omologazioni: quasi il 60% degli autovelox potrebbe non essere a norma

In parallelo, resta aperto il “nodo omologazione”.
Da aprile 2024 – quando una storica sentenza della Cassazione ha dichiarato nulle le multe elevate con apparecchi approvati ma non omologati – il tema genera migliaia di ricorsi in tutta Italia.

Secondo le stime del Codacons:

  • quasi il 60% degli autovelox fissi
  • oltre il 67% di quelli mobili

non risulterebbero in possesso dell’omologazione richiesta, soprattutto i dispositivi installati prima del 2017, anno decisivo per l’adeguamento tecnico previsto dalla normativa.

Il risultato è un quadro confuso, nel quale il rischio di contenzioso continua a crescere.


Tanasi (Codacons): “Serve certezza del diritto, troppi dispositivi fuori norma”

Il Segretario Nazionale del Codacons, Francesco Tanasi, interviene richiamando la necessità di ristabilire un quadro chiaro e uniforme:

“Le amministrazioni pubbliche devono garantire che ogni dispositivo impiegato nei controlli stradali rispetti integralmente i requisiti previsti dalla legge e sia regolarmente inserito nella banca dati del MIT.
L’assenza di registrazione rende il dispositivo inutilizzabile e priva di validità la sanzione, perché manca il titolo che ne legittima l’impiego. Analogamente, l’uso di strumenti privi di omologazione integra un difetto strutturale dell’accertamento, esponendo gli enti a un inevitabile contenzioso.”

Tanasi sottolinea come sia indispensabile ricostruire un sistema normativo coerente, affinché il controllo elettronico della velocità torni a essere percepito come uno strumento di sicurezza stradale e non come un terreno di scontro tra cittadini e istituzioni.

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