GIOCARE FA BENE ALLA SALUTE!

Molti gli studi fin’ora condotti che mostrano come il gioco possa essere un valido strumento nella terapia di particolari disturbi, esempi ne sono l’uso del gioco nella cura della dislessia,  dell’autismo e dei disturbi comportamentali e dello sviluppo.

Questa volta, però, a entrare in ballo è la nuovissima Nintendo Wii, la consolle per videogiochi interattiva, lanciata sul mercato nel 2006 e tra le  più vendute della settima generazione di consolle casalinghe.

Nello specifico, si tratta di una consolle interattiva che, attraverso dei sensori a infrarossi, rileva i movimenti eseguiti dal giocatore e li trasmette sullo schermo tv, quindi l’utente-giocatore interagisce con il gioco muovendo tutto il corpo. 

A interessarsi a questo strumento ludico, intendendolo quale dispositivo terapeutico, è stato un neo laureato ragusano, dottore in fisioterapia, con specializzazione in riabilitazione neurologica, Giampaolo Biazzo, che vi ha dedicato 6 mesi di ricerche e studi, sperimentandolo a scopo riabilitativo, su soggetti affetti da malattia di Parkinson.

 

Dottor Biazzo, com’ è nato l’interesse per questi studi ?

Come tutte le migliori scoperte, i motivi sono arrivati quasi per caso, attraverso una connessione di eventi, direi. Giocando con la Wii ho notato gli effetti positivi che produceva sul sistema muscolare e sul sistema sensoriale e propriocettivo; il gioco è paragonabile  alla realtà con cui ci confrontiamo giornalmente, ci sono degli obiettivi da raggiungere e delle difficoltà da superare e, quindi, ho pensato bene di sperimentarlo sui soggetti parkinsoniani, con i quali ho avuto modo di lavorare durante la mia esperienza universitaria”.

 

 Il dottor Biazzo è partito dagli studi sperimentali, presenti in letteratura scientifica, del Professor Nathan Ben Hertz,  del reparto di ergoterapia del Medical College of Georgia e quello del professor Louis Tremblay  dell’Istituto di scienze della riabilitazione dell’Università di Ottawa in Canada, che per la prima volta hanno impiegato la consolle interattiva Nintendo Wii nella riabilitazione del Parkinson.

L’assunto di partenza è che il Gioco è un aspetto fondamentale nella vita dell’essere umano, accompagna l’individuo dalla prima infanzia fino all’età adulta: si gioca e si continua a giocare perché genera divertimento, piacere e distensione psico-fisica. Il Gioco stimola un insieme di reazioni emotive e attiva un importante neurotrasmettitore, la Dopamina, essenziale nell’organizzazione del movimento e responsabile del piacere, implicato, oltretutto, nell’apprendimento e nella stimolazione dell’attenzione, elemento che gioca un ruolo fondamentale nel processo di recupero del paziente.

Il gioco, inoltre, favorisce l’acquisizione di importanti competenze sul piano cognitivo e motorio, migliorando notevolmente i parametri funzionali alterati dalla patologia.

Il Parkinson, infatti, è una patologia neurologica complessa e altamente invalidante e, pertanto,  presuppone un’attenta valutazione e  un corretto approccio riabilitativo.

Anche conosciuto come “Morbo di Parkinson”, la malattia neurodegenerativa, comporta la  morte delle cellule che sintetizzano e rilasciano la dopamina e che si trovano nella substantia nigra.

La causa che porta alla loro morte è sconosciuta. All’esordio della malattia, i sintomi più evidenti sono legati al movimento, ed includono tremori, rigidità, lentezza nei movimenti e difficoltà a camminare. In seguito, possono insorgere problemi cognitivi e comportamentali, a causa  della demenza che si verifica nelle fasi avanzate.

Come ci spiega il dott. Biazzo: “Attualmente, uno dei problemi principali in campo riabilitativo, è l’utilizzo di protocolli rigidi e standardizzati,  non personalizzati e non adattati  in maniera consona alle esigenze di ciascun paziente. Tutto ciò rende la terapia noiosa, faticosa e priva di motivazione, questo influisce negativamente sulla qualità del recupero”.

Si comprende, dunque, l’importanza che l’aspetto ludico ricopre nella psicologia stessa di chi deve sottoporsi al trattamento riabilitativo. 

lo studio condotto è stato realizzato focalizzandosi sull’ innovativa tecnica ludico-riabilitativa, introducendo però una serie di parametri valutativi aggiuntivi ed esercizi più specifici e mirati, rispetto agli studi eseguiti dai professori Hertz e Tremblay, volendo dimostrare le qualità terapeutiche e la loro efficacia sul piano cognitivo e motorio (Processo di Recupero).

Ma, in quale maniera la Nintendo Wii diventa funzionale?

 “Questo strumento prevede esercizi di equilibrio, tempismo, di ritmo e di coordinazione visuo-spaziale, di tipo manuale e podalico, sul piano cognitivo vengono stimolati il ragionamento logico, strategico e decisionale, supportati dal telecomando interattivo e dalla bilancia elettronica, che permettono l’apprendimento di strategie più virtuose e funzionali in maniera divertente, in modo tale da affrontare con maggiore ottimismo i problemi legati alla patologia.”.

 

I risultati dello studio confermano quanto affermato e, le due valutazioni condotte al’inizio e al termine della ricerca, hanno ben messo in evidenza i miglioramenti riportati dai pazienti al termine dei 6 mesi di gioco-terapia.

La Geriatric Depression scale denota un miglioramento dell’umore con una netta riduzione della depressione, inoltre, al termine dei sei mesi di trattamento, è stato somministrato ai pazienti un questionario, su cui hanno espresso le proprie sensazioni emotive rispetto alla patologia e nei confronti della vita, ciò ha permesso di rilevare un tendenziale aumento di positività nei confronti della patologia stessa. Anche la coordinazione motoria è migliorata notevolmente, osservabile con l’aumento della velocità di esecuzione del gesto e dell’ampiezza dei movimenti. L’equilibrio è migliorato notevolmente riducendo gli episodi di caduta, con effetti positivi  anche sulla  deambulazione, i cui parametri si sono avvicinati ai valori ideali di riferimento.

Come sempre, però, mentre all’estero si crede fortemente sulle ricerche in tal ambito, in Italia regna l’immobilismo, causa carenza dei fondi.

In Italia, come ci dice Biazzo “Ad oggi mancano ancora degli studi approfonditi sull’efficacia clinica di questa metodica, sarebbe opportuno applicare la metodologia ad un numero maggiore di pazienti anche con patologie diverse, magari mettendola a confronto con le metodiche riabilitative convenzionali.

L’auspicio è quello che in futuro questi strumenti possano trovare applicazione su vasta scala ed essere parte integrante nella riabilitazione cognitiva e motoria dei pazienti affetti da patologie neurologiche”.

Per chiunque volesse ulteriori spiegazioni, chiarimenti, delucidazioni, per chi volesse approfittarne per provare su se stesso il miglioramento, fisico ed emotivo, per chi fosse solo curioso, può contattare il dottor Biazzo all’indirizzo mail giampaolobiazzo@gmail.com

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