FISICA E SCOPA

 

È successo in questo fine gennaio, gli ultimi giorni del quadrimestre in una seconda liceo scientifico. Gi insegnanti impegnati nelle ultime interrogazioni e gli alunni a inventarsi il modo come trascorrere il tempo. Biagio Peretta superattivo, una ne fa e cento ne pensa, divide dei fogli di carta in parti uguali e costruisce le quaranta carte siciliane con semi, figure e tutto quanto. La consistenza della carta è troppo leggera. La maneggevolezza è difficoltosa assai. Non c’è piacere. Interviene Nic Mezzaterra, riservato ma attento, e fornisce tosto le bustine delle carte Magic. Le carte scivolano alla grande, meglio di quelle comprate. Si costituisce il tavolo da gioco.

In classe tutto regolare: la Prof di fisica impegnata nelle domande; i due interrogati sotto torchio; i nostri eroi occupati nel binomio briscola e scopa e gli altri a perdere il loro tempo. La situazione, con ognuno nelle proprie faccende affaccendato, è talmente regolare che, alla fine di uno strategico lancio di carte, dal tavolo da gioco esplode un “SCOPA!” che richiama l’attenzione di tutti, Prof compresa.

La Prof è costretta ad intervenire. Sequestra le carte. Peretta attacca col teatrino delle suppliche e quant’altro ha nel suo ricco repertorio al fine di riottenere indietro le carte. Durante la schermaglia la Prof: «Le darò a mio figlio». «Quanti anni ha, suo figlio?». «Otto anni». «Non lo faccia Prof, non lo faccia», supplica il Peretta. La foggia con cui ha disegnato le donne è tutt’altro che raccomandabile per un bambino di otto anni. Il Peretta è discolo ma ha coscienza, non vuole attentare alla innocenza di un bambino e in ginocchio supplica «Professoressa non lo faccia, non dia le carte al suo bambino». «Perché?». «Perché. . . perché non può giocarci, manca il due di coppe!»

Ragusa, 4 febbraio 2009

                                                                                               Ciccio Schembari

 

Pubblicato sul numero 43 / 2009 “Volta la carta” della rivista on line www.operaincerta.it

 

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