È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
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23 Apr 2016 16:14
Fra meno di 2 mesi si andrà a votare in oltre 1300 comuni per eleggere sia il sindaco che i consiglieri comunali e il risultato amministrativo, se non forse più politico, che ne verrà fuori di certo avrà un suo riflesso nel referendum che si dovrebbe tenere nel mese di ottobre riguardante l’adesione popolare alle modifiche costituzionali e in particolar modo, fra le altre, la nuova configurazione del Senato che sarà complessivamente formato da 100 componenti in parte eletti e in parte nominati. Tranne precisi ed elencati adempimenti le leggi dovranno essere discusse e approvate solo dalla Camera. Su questo argomento non sarebbe stata campata in aria l’ipotesi di attribuire al Senato, ferma rimando l’elezione del numero dei previsti 315 componenti ma assegnando a tale istituto compiti legislativi di non interdipendenza funzionale ed operativa con quella della Camera. Non sarebbe venuta meno la celerità di approvazione delle leggi perché ogni ramo parlamentare avrebbe avuto più celeri attività operative raggiungendosi in tal modo oltre che lo stesso risultato di celerità operativa anche quello di maggior “pensamemto” dell’attività legislativa nel suo generale complesso.
Il governo in carica l’ha pensata diversamente e i cittadini saranno chiamati ad esprimere il loro divisamento che a detta del capo del governo sarà decisivo ai fini della sua permanenza in politica. Se perde andrà a casa e su questa ipotesi è stato chiaro. La politica è per davvero l’arte del possibile, ma c’è da chiedersi se non sia stato alquanto perentorio nel rappresentare tale possibilità in caso di risultato negativo referendario.
C’è, infatti, a molto modesto parere, l’evenienza che il voto che sarà espresso dai cittadini elettori potrà riguardare non solo ed esclusivamente la modifica costituzionale, quanto piuttosto il ruolo politico del governo per la sua condotta politica da 2 anni a questa parte. Il Pd è non solo formalmente ma sostanzialmente diviso. Per la sindacatura romana il pd presenta due candidati a chiara dimostrazione della divisione interna come se la stessa non fosse ampiamente nota. Per ultimo la radicale presa di posizione del governatore pugliese in occasione del recente referendum sulle trivelle. Quanto può durare un partito così diviso, specie se è chiamato a governare con specifica assunzione di obbligo di apportare modifiche sostanziali nella pubblica amministrazione contenuto nell’oggetto del referendum di ottobre? Renzi è capo del governo e segretario del pd e che non stia con le mani in mano bisogna riconoscerglielo, ma tale doppio incarico In buona parte, rispetto al passato, è una novità senza con questo voler dire che ciò gli è vietato. Gli impegni, come detto, lo travolgano 24 ore su 24 e l’aver annunciato che in caso di perdita referendaria il suo abbandono dalle cariche rivestite porrà il cittadino elettore avanti una scelta decisiva e fondamentale. Quel 41,8 % che in occasione delle elezioni europee gli elettori hanno attribuito al suo partito ed anche alla sua persona sarà messo alla prova decisiva. Una sconfitta referendaria significherà pure allertare l’Europa per quello che a seguire potrà verificarsi e in quello non esclusa la materializzazione politica di un nuovo assetto governativo non proprio aderente agli obblighi programmatici finanziari che ogni paese comunitario ha l’obbligo di rispettare.
Il governo Monti, a fronte di uno spread di oltre 550 punti, fu costretto ad intervenire pesantemente sull’economia strutturale del paese in adesione alle imposte modifiche finanziarie europee che, peraltro, furono approvate dai partiti che ora non mancano occasione per esprimere critiche, specie nel confronti della legge Fornero. Ma per ritornare al concetto principale di questa riflessione non appare affatto superfluo ricordare che nel già cennato referendum di ottobre si esprimerà con il voto favorevole o contrario il personale convincimento dell’elettore sulle modifiche strutturali del Titolo V della Costituzione che, sempre in caso di voto maggioritario favorevole, compererà una radicale ristrutturazione della spesa pubblica riguardante la partecipazione in migliaia di società o organismi partecipati di cui, finora, solo se ne parla e di questi ne dovrebbero essere eliminati circa settemila. Nell’intendimento di Renzi, quindi, il voto favorevole lo declamerebbe obbligato ad intervenire mentre quello contrario lascerebbe tale compito ad un successore dopo le elezioni politiche il quale sarebbe costretto ad uscire dal vago e dal generico ed accendere il fuoco sotto la pentola stante che fino ad ora non tutti hanno per certa e duratura oltre che per quanto tempo la sicurezza di poter nutrirsi per vivere due volte al giorno
Politicus
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