Facebook e Instagram, lo stop di un’ora ha scatenato le nostre paure

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Nella classifica delle paure più diffuse nel Terzo Millennio, subito dopo l’olio di palma, il televoto a Sanremo e l’intervista della Ferragni, svetta l’angoscia che ci venga rubato il profilo social. Inopinatamente.  

“Sessione scaduta” sulla home page è il nuovo “Nessuna disponibilità” sul display del bancomat. 

“Si è verificato un errore e non è stato possibile caricare la pagina.” Risuona come un sortilegio con gli spilli da remoto. 

Down. Decisamente down. Questo martedì indimenticabile (di un marzo più pazzo che mai) un’interruzione cosmica e globale di un’ora infinita (due anni percepiti) ha bloccato i social Facebook e Instagram. Impedendo a spersi e agitatissimi utenti di accedere ai propri account. 

In tutto l’altipiano barocco migliaia di profili spauriti hanno tentato e ritentato l’accesso, provato le password più improbabili, pregando per un caricamento della pagina bianca come a Medjugorje, imprecando dinanzi alle risposte del tipo “errore di caricamento, è ora di farti una vita!” 

All’ennesima segnalazione di password non corretta o di “hai dimenticato la password?”, in tanti hanno risposto: “Sì, lo ammetto.” Mai avessero confessato. 

“Ti arriverà un nuovo codice. Dove preferisci che te lo mandiamo?”  

“Mah, fate un po’ voi. Come vi viene più comodo?”

“Puoi scegliere tra sms, mail, Whatsapp, Maria De Filippi.”

Ma a mettere a dura prova il nostro sistema nervoso, nel delirio della burocrazia digitale, è scoprire che, al fine di recuperare una password, te ne devi ricordare almeno altre tre. È il tema molto sentito della privacy nel mondo moderno: i nostri dati sono a tal punto segreti e protetti, che anche a noi ne è impedito l’accesso. Insomma, noi siamo inaccessibili per noi stessi. Impenetrabili. Può sembrare un concetto rigoroso e forse estremo di tutela della privacy. Ma tant’è. 

Riguardo al black out, la holding di Zuckerberg, responsabile della gestione di Instagram e Facebook, non ha rilasciato comunicazioni ufficiali, tranne quella che ai più è parsa una sottile perculatio (in un post sul social media X, che tanti di noi non frequentano): “Siamo consapevoli dei problemi di accesso ai nostri servizi. Ci stiamo lavorando.” In tanti abbiamo pensato alla Ragusa-Catania. Senza un perché. È l’inconscio. Mistero sulla causa dell’interruzione. 

Alcuni messaggi su Twitter hanno segnalato la difficoltà di accesso: “Non riesco più ad entrare, mi hanno rubato tutto.” Oppure: “Sono stato espulso”. Altri: “È stata mia suocera, ci scommetto.” E ancora: “Non sarei dovuto entrare nel profilo dei Jalisse.”  Post, Reel e Storie. Addio. Tutto al vento del nulla cosmico.

Il titolo di Meta era scivolato in Borsa perdendo l’8% a Wall Street. Noi abbiamo perso 8 anni di salute tra San Giacomo e piazza Duca degli Abruzzi.

Per più di un’ora abbiamo interagito (o persino parlato) con strane persone (di tutte le età) che spergiuravano di vivere nella nostra casa già da anni. E poi, infine, prima delle 18.00, l’anelato ritorno alla normalità. Le nostre nevrosi sono nuovamente online. Molti utenti hanno dovuto fare di nuovo il log-in, temendo di aver subito il furto del profilo. 

“E se chattano con mia zia a mia insaputa? E se commentano al posto mio insultando il mio datore di lavoro? E se mettono like a quelli che se la tirano e io da sempre fingo di ignorare? E se diffondono tutte le foto che avevo messo in evidenza? E se registrano i miei gusti e le mie preferenze e mi denunciano alla Procura? E se fanno le storie con gli aforismi di Ligabue? E se recensiscono libri o quadri o pellicole in lingua originale, che figura faccio io? Potrebbero scrivere qualcosa di intelligente al posto mio e io sarei rovinato per tutta la vita!” 

Nessun furto. Pericolo scongiurato. Il nostro profilo non se lo fila nessuno. Neppure i nostri familiari.

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