Fa acqua da tutte le parti la società che amministra le reti idriche a Ragusa. Perde gare e viene commissariata

Otto mesi fa Ati, acronimo di Assemblea territoriale idrica, ha creato Iblea Acque Spa, che si sta candidando a diventare un altro carrozzone di cui i cittadini farebbero a meno.

Ati Ragusa ha dato vita a Iblea Acque Spa per intercettare i fondi messi a disposizione dal Pnrr, il Piano nazionale di resilienza e rinascita, per modernizzare la rete idrica e finalizzato alla riduzione delle perdite. Proprio oggi, l’Istat rileva che “gli sprechi di acqua sono sempre superiori nel Mezzogiorno”. L’efficienza si riduce progressivamente ovunque, quindi anche nel resto d’Italia, ma nel 2020 nel Meridione “l’obsolescenza è tale da comportare perdite per circa la metà dell’acqua potabile”. Non a caso, in queste Regioni “la soddisfazione delle famiglie per il servizio risulta particolarmente bassa”. Le situazioni più critiche – rileva l’Istituto centrale di statistica – riguardano alcune province del Sud, fra cui Ragusa e Siracusa. In quasi tutti questi casi, si registra un calo di efficienza notevole rispetto al 1999, talvolta pari o superiore al 25%.
In sintesi: le nostre tubature sono obsolete, perdono la maggior parte della portata d’acqua. Migliaia di litri si perdono per strada.

Nel maggio scorso, Ati Ragusa chiede ai soci, cioè i comuni, di votare attraverso i propri consigli la creazione di una società in house per gestire in modo unitario i servizi idrici a livello provinciale. È’ una corsa, perché il tempo a disposizione è di sole 72 ore. Una spada di Damocle che costringe i consiglieri dei 12 comuni a votare al buio. L’unico voto contrario si registra a Ispica, da parte di Paolo Monaca, consigliere comunale di “Cambiamo Davvero Ispica” e rappresentante provinciale del movimento di Cateno De Luca con cui in autunno si è candidato alle Regionali. “Sembrerebbe che emergessero profili macroscopici di illegittimità, in base alla normativa nazionale e comunitaria”, spiega Monaca a Ragusaoggi.it.

La società Ireti Spa, una delle aziende interessate all’avviso pubblico di Ati, di fronte all’improvvisa creazione in house di Iblea Acque Spa, presenta ricorso avverso al Tar. L’udienza di merito è stata fissata per l’8 marzo prossimo.

L’Ati nomina amministratore unico di Iblea Acque l’ing. Franco Poidomani, ex capo ufficio tecnico del Comune di Ragusa, con un compenso lordo di 90mila euro l’anno. Anche questa nomina è stata attenzionata dalla Regione Siciliana in una nota, in quanto la norma affermerebbe che un pensionato non possa ricevere incarichi onerosi, ma soltanto a titolo gratuito, se in enti pubblici e/o società a partecipazione pubblica.

Nonostante questo, l’Ati va avanti. Si fa per dire. Buca il primo avviso finalizzato al rifacimento delle reti idriche del Sud Italia, “React Eu”. Un vero peccato. Su un budget di 476 milioni, la Sicilia ne intercetta il 44%, vale a dire 210 milioni, andati in sei province su nove. Fuori, oltre a Ragusa, anche Siracusa e Trapani.

Vabbè, uno pensa: Ati si rifarà con il secondo bando, stavolta nazionale, “Pnrr reti idriche”. Nient’affatto. Il progetto di 47.624.345,00 euro non viene ammesso al finanziamento. La commissione valutatrice assegna un punteggio basso: 5,80. In questa tornata, riescono a ottenere i benefici soltanto Catania, Messina e Palermo, che portano a casa altri soldi. Su un totale di 259 milioni distribuiti nell’Isola fra il primo e il secondo bando, a Ragusa non arriverà un centesimo.

Su La Sicilia di martedì, il presidente di Ati Ragusa Bartolo Giaquinta, sindaco di Giarratana, si arrampica sugli specchi e ne fa una questione di lingua italiana. “Non abbiamo perso 47 milioni che non avevamo mai avuto, abbiamo presentato un progetto per quell’importo e non è stato finanziato”. Poi annuncia: “Abbiamo presentato ricorso”. Ma come? L’Ati fa ricorso per somme che non ha? Giochi di parole. 

A denunciare la grave situazione di Iblea Acque sono soltanto in tre: il citato Paolo Monaca, Salvo Liuzzo e Marianna Buscema, quest’ultimi coordinatori provinciali di Italia Viva di Ragusa. Nessun altro, deputati – pure quelli di opposizione – e sindaci in testa, azzarda una parola sull’argomento.


Ieri si è appreso che il 4 gennaio scorso l’Ati è stato commissariato dal presidente della Regione, Renato Schifani, per la vicenda del ricorso pendente al Tar. Nominata commissario Rosaria Barresi, capo di gabinetto dell’assessorato regionale dell’Energia. Ne dà notizia Liuzzo, con una nota alla stampa in cui è allegato il documento ufficiale: “Un fatto politicamente gravissimo che dimostra, ancora una volta, la fondatezza delle nostre osservazioni. Per dovere di cronaca, va precisato che il commissariamento è avvenuto in via preventiva e le conseguenze concrete di tale scelta sono sub iudice, dato che allo stato attuale si attende la decisione del Tar, prevista a marzo, sui ricorsi pendenti. Adesso attendiamo, con disincanto e senza troppe illusioni, il responso della giustizia amministrativa. Ma rimane chiaro il clamoroso fallimento di un progetto nato male, figlio di una politica miope, quella dell’incapacità di consentire, per l’ennesima volta, benessere e crescita per il nostro territorio”.

Poco dopo, la replica di Giaquinta: “Il decreto del presidente  Schifani del 4 gennaio recita che l’azione del commissario ‘si avvierebbe solo a seguito dell’esito non favorevole del procedimento giudiziario in corso’. Poi il presidente di Ati Ragusa cita finanziamenti già ottenuti per 70 milioni e altri progetti in corso. Solo successi. 

Conclude Monaca: “Mi spiace constatare come questa occasione, inoltre, è stato l’esempio di una certa perdita di competitività del nostro territorio rispetto anche alle altre province dove invece hanno lavorato bene e sono stati bravi, visto che hanno avuto finanziati i progetti. E’ paradossale come la nostra provincia, che da una parte esprime eccellenze aziendali nel settore privato di un certo tipo, dall’altra parte si veda mortificata nella gestione della cosa pubblica”.        

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