EMERGENZA IDRICA, LA COMMISSIONE TRASPARENZA CONVOCATA A PALAZZO DELL’AQUILA

Una gestione del territorio assolutamente non oculata, questa la causa principale dell’emergenza idrica cittadina. Nessun piano programmatico che organizzi lo sfruttamento del suolo, nessun piano geologico coerente con la natura carsica dell’altopiano ibleo, nessuna misura di tutela dell’ambiente, nessuna progettualità che guardi ad un futuro sostenibile dell’economia iblea. Le responsabilità si sovrappongono, da singoli cittadini ad organizzazioni di categoria, passando per gli amministatori che negli anni si sono succeduti. Anche a Ragusa la natura non fa sconti e, prima o poi, smette di sopperire alle scelte scellerate della collettività.

Disarmante il quadro illustrato dalla dottoressa Maria Antoci, dirigente responsabile della sezione ragusana dell’Arpa, ospite della Commissione trasparenza a Palazzo dell’Aquila. Questo il giudizio del Presidente Gianni Lauretta e di tutti i consiglieri presenti. 

L’organismo di controllo convocato martedì per chiarire lo stato di potabilità dell’acqua all’interno territorio comunale. “Vogliamo venire a conoscenza dei carteggi intercorsi fra l’amministrazione comunale e gli enti preposti alla vigilanza dell’acquedotto – afferma in apertura dei lavori Lauretta – dall’ottobre 2010, data in cui l’Arpa evidenzia il problema di inquinamento della sorgente Oro, ad oggi”.

Anche questa volta però la riunione viene disertata dall’amministrazione comunale. 

“Avevamo convocato il dirigente del VI settore, Giulio Lettica, e l’esperto Paolo Roccuzzo – spiega il Presidente di commissione – ma entrambi risultano assenti. Il dirigente ci ha comunicato di dover partecipare ad un altro incontro istituzionale mentre Roccuzzo ha scelto di non venire perchè non autorizzato dal Commissario straordinario Margherita Rizza”.

“La decisione di Roccuzzo è discutibile – commenta Peppe Calabrese -. Essendo egli stato il responsabile a titolo gratuito dell’ex sindaco sarebbe potuto intervenire relazionando per il periodo passato per il quale non era necessario nessun permesso”.

“Dobbiamo constatare che  – continua Gianpiero D’Aragona – gli esponenti dell’amministrazione sono assolutamente poco trasparenti. Un argomento del genere, inoltre, dovrebbe essere portato in consiglio comunale con estrema urgenza”.

“Le dinamiche che hanno determinato l’emergenza idrica nella città di Ragusa sono molto complesse e la questione non è assolutamente di facile risoluzione”, questo l’inciso della dottoressa Antoci, la quale tiene a precisare che il ruolo dell’Arpa è di controllo ambientale, mentre la potabilità dell’acqua compete agli organi preposti al controllo sanitario. 

“Il grado di inquinamento della sorgente Oro è allarmante – continua la dirigente Arpa – ma da un episodio puntuale direttamente collegato a fattori climatici, come lo avevamo catalogato nel 2010, adesso dobbiamo parlare di una situazione di inquinamento diffuso e costante nelle stagioni. Per questo motivo la risoluzione del problema appare sempre più difficile. Non compete all’Arpa l’individuazione dei colpevoli nè dei possibili rimedi. Il nostro ruolo è quello di un costante monitoraggio dello stato di inquinamento, come abbiamo fatto, e di una continua opera di informazione degli organi territoriali competenti”.

Totale la trasparenza dell’Arpa che ha fornito ai commissari un Cd con tutta la documentazione prodotta negli anni e le relative analisi condotte.

“Non possiamo trarre nessuna conclusione – continua Antoci – ma presentare i dati dei quali disponiamo. Ad ottobre 2010 verifichiamo nella sorgente Oro una concentrazione di ammoniaca superiore ai limiti consentiti, da allora abbiamo monitorato il problema cercando di individuare, attraverso analisi chimiche, le possibili cause. Le sostanze presenti, la rilevazione di salmonella, il colore delle acque, l’assenza di minerali pesanti, ci indicano una possibile esclusione di inquinamento dalla discarica di Cava dei Modicani ed un probabile coinvolgimento delle aziende zootecniche che ricadono nell’area di ricarica della sorgente. I nostri dati inoltre legano il grado di inquinamento costante dell’acqua al periodo in cui a tali aziende è stato imposto di provvedere allo smaltimento dei liquami delle concimaie attraverso delle vasche interrate”. 

La dottoressa Antoci inoltre precisa che la sorgente Misericordia è soggetta ad inquinamento solo quando si verifica l’effetto sifone naturale che determina una confluenza della sorgente Oro.

Purtroppo la situazione potrebbe diventare cronica. Finora Ragusa poteva disporre di un’acqua di altissima qualità, una risorsa preziosa che dovrà essere tutelata attraverso chiare scelte politiche.

Le attività zootecniche possono coesistere, si evince dalla relazione della dottoressa Antoci, ma solo se vengono assicurate determinate condizioni di sostenibilità. Rilevante il fatto che nelle zone di grandi allevamenti del nord Italia ed in Europa da anni si è fatto ricorso a piani di smaltimento attraverso impianti di biogas, soluzioni che non solo risolvono il problema dei rifiuti organici e delle deiezioni animali provenienti dagli allevamenti, ma che addirittura ne traggono una fonte di reddito. Il nostro territorio è purtroppo molto indietro rispetto queste tematiche ed è innegabile che la responsabilità va a ricadere su un insieme di fattori culturali, politici e socio-economici. 

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