E se Julia Roberts fosse di Ragusa?

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Qualche anno addietro fui rapito da una foto che ritraeva Julia Roberts (“Pretty Woman”, per capirci) e dalla risposta ammirevole che la donna dava a tutti gli haters che l’avevano insultata sui social. Offesa. Proprio per la natura di quell’immagine. 

Allora io scrivevo così in un post che ebbe un inaspettato successo (25.000 reazioni).

“Julia Roberts gioca a carte con sua nipote. Che posta la foto sul social (nel 2018). Decine di poeti commentano: ‘Come stai invecchiando male…! Sembri quasi un uomo… Sei orribile…!’

Julia risponde, sconvolta: ‘Sono una donna di cinquant’anni e so chi sono, ma i miei sentimenti possono ancora essere feriti.’

Io sono amareggiato e ammirato ad un tempo. Come psicologo, provo a combattere il cyber bullismo, gli haters, la violenza sulle donne e il body shaming da anni. Ma sono anche un uomo (e ho quasi la sua età). E i miei occhi ci vedono benissimo. Vi assicuro. Naturale. Non ha usato per il viso né filtri o photoshop, né ‘stramagiche chirurgie’ o altri rimedi, scelti legittimamente da sue colleghe (donne che, sia chiaro, meritano assolutamente lo stesso identico rispetto). 

Non si è sciolta i capelli, non ha tolto gli occhiali, non si è truccata o vestita da Pretty Woman, non è passata dal parrucchiere, non ha disegnato oltre misura alcun sorriso. Accetta la sua età. Ma, soprattutto, ha ammesso pubblicamente e pacatamente di essere ferita. Sì, la mia ‘deformazione’ di psicoterapeuta mi fa notare un dettaglio di luce: Julia ha ammesso di essere ferita.

Signore e signori, ecco a voi la bellezza scolpita nella femminilità e nell’eleganza. 

Non tutti possono indossare un abito da sera tra le onde del tempo, restando in perfetto equilibrio. E recitare così, nella grazia di poche parole, forse il più bel capolavoro che sia stato mai girato a Hollywood. Un regalo per il quale mi sento di dirle ‘grazie di cuore.’

E se vi fa schifo giocare a burraco con questa donna, ci gioco volentieri io. Se non svengo prima sul tavolo e nel suo sorriso come un merluzzo bollito. Per l’emozione.”

Ecco, se vi va, cercate sul web quella foto e la sua replica. Nella dignità di quella donna risuonava la dignità di donne siciliane d’altri tempi, sebbene nel riflesso della più moderna delle alchimie digitali. A me così sembrò. E non so neanche il perché.

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