E’ FINITA! I DINOSAURI VERSO L’ESTINZIONE

La situazione è preoccupante, non perché non ci sia un vincitore, ma perché il vincitore c’è e nessuno lo vuole riconoscere. Quanto è emerso ieri dalle urne è di una chiarezza sconvolgente: ha vinto Grillo.

Motivo per cui il Capo dello Stato chiama il leader del maggiore partito e gli conferisce il mandato di formare un nuovo governo, ove rinunciasse c’è il secondo e poi il terzo e qui penso sia opportuno fermarsi per non ricadere nel baratro recente. Certo se ognuno di questi signori non intende rinunciare, in parte, alle proprie posizioni, la situazione si rende più difficile, ma penso che nessuno abbia interesse ad andare, presto, a nuove elezioni, quindi è opportuno fare di necessità virtù.

La situazione resta preoccupante perché a sbandierare la ineluttabile ingovernabilità sono quegli elementi che, con la loro testardaggine hanno provocato, sul lungo termine, questa situazione ed è paradossale che si assista, oggi, ad un indecente spettacolo di approcci verso Grillo, in un estremo tentativo di autosalvataggio. Non si rendono conto che, alla fine, i punti in comune sono molti, anche se è chiaro che su qualcosa si deve cedere.

Argomenti come l’euro, l’Europa, il lavoro dei giovani e il reddito minimo garantito, la corruzione, la giustizia, l’alta velocità, le spese per la difesa, gli stipendi dei parlamentari e dei funzionari pubblici, sono argomenti che debbono trovare per forza un punto d’incontro che determini una maggioranza. E in questo il lavoro è facilitato dai grillini che non si oppongono preconcettualmente a ogni proposta degli altri ma la giudicano di volta in volta, come forma di democrazia e di condivisione che superano ogni forma di maggioranza antidemocratica.

D’altra parte c’è un’Italia divisa in tre tronconi, un trenta per cento dei grillini, che si avvia verso traguardi più ampi in futuro, ma che già in alcune realtà, come la nostra, si tramuta in quaranta per cento, un trenta per cento che, nonostante processi, bunga bunga, scandali di partito etc etc, mantiene un cieco appoggio a Berlusconi e ne determina una vittoria morale per la base percentuale da cui era partita la coalizione, un altro trenta per cento che mantiene in vita il partito democratico. Come si fa nei paesi civili ci si siede a tavolino e si fa una maggioranza a due o a tre. Il non volere perseguire questo intento, o perseguirlo in nome di mille distinguo, non si chiama ingovernabilità ma ostinazione nel preservare il proprio orticello.

Come emerge dai primi commenti, i più tranquilli sono i grillini, che aspettano una prima mossa dagli avversari politici, e Berlusconi che, furbo come sempre, si rende disponibile alle soluzioni nell’interesse del paese, aspettando che qualcuno faccia il passo falso. Sarà inviso a molti, ma in quanto a strategie, quanto meno, sta alla pari con Grillo. Tutti gli altri poveri artigiani della politica, e i risultati parlano chiaro.

L’analisi politica deve essere necessariamente impietosa verso la sinistra, ma non per una simpatia verso Grillo o verso Berlusconi, che hanno per loro conto grossi limiti nella visione politica e nei programmi di governo, quanto per l’incapacità di una certa sinistra, quella dell’apparato, di non riuscire a sdoganarsi.

Come ha fatto rilevare Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, filosofo, da sempre una voce critica all’interno del Partito democratico, nel corso di una intervista al Fattoquotidiano.it, “il Pd è rimasto a metà tra il voler interpretare le spinte arrivate dalla parte di Grillo e la voglia di strizzare l’occhio al gruppo di Monti e alla sua visione dello Stato e dell’Europa… sono delle teste di cazzo! Loro sanno tutto, loro capiscono tutto. Loro possono insegnare tutto a tutti. Mentre gli altri sono dei cretini …  tutti quelli che stanno da sempre lì e che non abbiamo ancora cacciato. Sì, abbiamo sbagliato a non appoggiare Matteo Renzi. È stato un grande errore”.

Questa è, forse, la posizione più critica che viene al Pd dal suo interno. Ma non mancano altre critiche, per esempio, per la scelta di non mettere in lista personaggi come D’Alema o Veltroni, salvo poi premurarsi a dire che la loro esperienza sarebbe stata preziosa per la compagine di governo.

Hanno tirato fuori la storia di quando Grillo si voleva avvicinare al Pd e Fassino, attuale Sindaco di Torino gli disse “Fatti un partito”, cosa che ha fatto. Hanno criticato le scelte di far salire Prodi sul palco, hanno criticato le scelte di allontanare Renzi dal palcoscenico, salvo poi richiamarlo in extremis.

Segnali di un nervosismo che si è svelato in tutte le sue forme ieri, dopo l’apertura delle urne: Saviano che twittava: “per ora la certezza è che ha perso, (Berlusconi ndr), e io godo“, le facce sgomente per i dati che, via via, annullavano la vittoria schiacciante, esponenti mandati in serata da Bruno Vespa che, al minimo accenno di possibili accordi PD – PDL vomitavano fango nei confronti di Berlusconi con parole intrise di acidità, con retrogusto all’olio di ricino, da lasciare perplessi comunque la si veda.

Forse nessuno pensa che avere incentrato tutta l’attività politica intorno ad uno sconfinato livore nei confronti del Cavaliere, visti i risultati, alla fine non ha pagato. Ma fino a stamattina, esponenti del PD, fra l’altro di quelli trombati, di quelli che non sono riusciti a tornare in parlamento, azzardavano ancora di prendersela con Berlusconi.

E a ben guardare questo aspetto, non si può fare a meno di notare come fra i trombati eccellenti, non solo del centro sinistra, abbondano nomi di politici che non hanno lesinato aspre critiche nei confronti di Berlusconi e del PDL, segnale che conferma la scarsa valenza di determinate strategie: a parte il nemico dichiarato Fini e il fido Bocchino, restano a casa Boccia e Marini del PD, Buttiglione, Binetti e Cesa dell’UDC, Donadi e Di Pietro, ex IDV, Concia di SEL, Ingroia, Giannino, ancora Lombardo e Miccichè, prima ferrei oppositori poi tornati all’ovile, Crosetto, andato via dal PDL in contrasto con il Cavaliere.

Nonostante questo, i dinosauri che restano continuano a gridare allo scandalo se si ipotizza un accordo PD-PDL, solo per la presenza di Berlusconi. Quindi una soluzione di stallo, anche perché, dopo pranzo, Grillo è uscito dalla sua villa per fare cosa gradita ai tanti giornalisti che stazionavano dalla mattina davanti al cancello e ha liquidato, con poche parole, ogni ipotesi di alleanze con altri partiti affermando: “ma di quale gente state parlando, si devono convincere che è finita, bisogna prendergli la testa fra le mani e dirgli di andare a casa”.

Per i dinosauri, piaccia o meno l’appellativo, milioni di anni fa furono letali gli asteroidi e le glaciazioni, oggi è bastato un grillo.

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