DOPO TREMONTI E MONTI … CI MANCAVA IL MONTE!

Che la strada in Italia sia tutta in salita è un’evidenza per tutti, ma questo proliferare di “montagne da scalare” che si riverberano nel dibattito politico fanno sembrare ancora più erta la salita …

La campagna elettorale poi ha il potere di deformare tutto rendendo anche le cose semplici difficilmente intellegibili, figuriamoci le vicende complicate che fatalmente risultano inestricabili e, in effetti, tale appare la vicenda del Monte dei Paschi di Siena.

Vorrei provare a fare un po di chiarezza a beneficio del libero convincimento  che poi ciascuno si farà della vicenda.

Il Monte dei Paschi di Siena (la più antica banca occidentale fondata nel 1472) è controllata dalla Fondazione omonima, i cui organismi dirigenti sono di nomina del Comune (8) e della Provincia (5) di Siena, ma un componente ciascuno lo nomina pure la Regione, l’Università e l’Arcidiocesi.

 Riassumendo al massimo, tanto è da 10 giorni che non si parla d’altro: a fine 2007 con formalizzazione nel 2008 il MPS acquista dal Banco Santander pagandola 9 miliardi di euro (al netto di Interbanca una controllata che il Santander ha trattenuto ritenendola strategica) che l’aveva ottenuta tramite lo smembramento degli asset di ABN Ambro scalata da un consorzio costituito da Santander, Royal Bank of Scotland e Fortis; il Santander dall’operazione ricava una plusvalenza di 2,6 miliardi.

La Banca d’Italia interpellata per autorizzare l’operazione richiede al Monte dei Paschi un rafforzamento patrimoniale che avviene con un aumento di capitale che ha esposto la Fondazione. Da allora la Banca d’Italia ha in più occasioni incalzato MPS per avere chiarezza circa la liquidità della Banca.

MPS  chiede aiuto al governo e a dicembre 2009 sottoscrive 1,9 miliardi di Tremonti Bond per ricapitalizzarsi.

Infine su input del Comune di Siena (immagino anche in virtù delle pressioni esercitate dalla Banca d’Italia ) vengono decapitati i vertici di MPS e affidata la guida ad Alessandro Profumo (presidente) e a Fabrizio Viola (amministratore delegato) e questo avviene tra marzo e aprile 2012.

Nell’estate 2012 per rimborsare i precedenti Tremonti Bond e per capitalizzarsi ulteriormente chiede di sottoscrivere, e il governo acconsente, 3,9 miliardi di Monti Bond.

L’ex presidente Mussari (che era stato prima presidente della Fondazione) che dalla presidenza di MPS era diventato presidente dell’ABI, finalmente si dimette il 22 gennaio, e già da mesi ci si chiedeva come poteva rappresentare il sistema bancario italiano chi aveva lasciato la banca di provenienza in una situazione gravemente compromessa.

Ora cominciamo con le curiosità: MPS è una banca controllata dalla politica tramite gli enti locali (che trattandosi di Siena sono da sempre gestiti dalla sinistra), tutto questo (che è vero) è passato nell’opinione pubblica come una anomalia riconducibile alla sinistra … Ebbene in Italia esiste qualche altra banca, oltre ovviamente a MPS, controllata da Fondazioni che fanno riferimento agli enti locali?

Solo le più importanti:

1)    Intesa-San Paolo ha come azionisti di controllo la Compagnia di San Paolo (che ha come principali riferimenti gli enti territoriali piemontesi), la Fondazione Cariplo (controllata dagli enti locali lombardi) e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo;

2)    Unicredit ha come principali azionisti di controllo la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, Carimonte, e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino;

3)    Banca Carige è controllata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia;

4)    Inoltre esistono ancora ben 37 Casse di Risparmio di dimensioni medio-piccole che coprono tutto il centro-nord Italia.

Allora MPS è un’anomalia o il problema è di sistema? E l’anomalia è riconducibile alla sinistra?

Ebbene, la legge che ha avviato la riforma del sistema bancario pubblico che transitando dalle fondazioni doveva gradualmente svincolare il sistema bancario dalla politica porta il nome di Amato quindi forse il centrosinistra il problema l’aveva posto, ma dai primi anni ’90 in poi tutto si è “congelato”.

Altro elemento del dibattito è quello relativo alla responsabilità di ciò che è accaduto in Montepaschi! Per quanto ovvio è opportuno affermare con forza che eventuali responsabilità colpose o dolose devono essere accertate e pesantemente punite perché hanno pregiudicato un patrimonio pubblico di grande valore, ma purtroppo temo che una legislazione molto “lasca” riguardo ai reati societari e contabili (!) renderà blanda la reazione del sistema se verranno accertati reati; ma il dibattito è relativo alla responsabilità politica che si riconduce con una certa disinvoltura ai vertici nazionali del PD.

Non voglio nascondermi dietro al dito enfatizzando il ruolo del sindaco che un anno fa ha operato il repulisti dei vertici della banca (e ci ha rimesso lo scanno perché per ritorsione gli hanno votato la sfiducia), ma voglio sviluppare una similitudine: a parte la specificità del settore, mi pare che il tipo di relazione tra gli enti locali di riferimento e le fondazioni è abbastanza assimilabile (in termini di responsabilità politica) con quello delle municipalizzate; il parallelismo non sembri peregrino nel centro nord ci sono municipalizzate quotate in borsa come A2A, Acea, Enia, Herea, Iride con capitalizzazione di medie dimensioni, chi si sognerebbe di imputare al leader nazionale le eventuali problematiche afferenti a queste società?

Per essere più espliciti quando a Roma il sindaco Alemanno è stato al centro di critiche relative alle assunzioni presso le società municipalizzate nessuno, correttamente si è sognato di chiamare in causa il leader nazionale, Berlusconi.

Quale potere di intervento e/o di controllo esercita un leader nazionale sulle società controllate dai Comuni?

E adesso dove sta la differenza? Ma si sa in campagna elettorale tutto fa brodo!

Un altro elemento di confusione è stato il collegamento tra gli introiti dell’IMU sulla prima casa stimata in 3,8 miliardi e il Monti Bond concesso dal governo per stabilizzare il patrimonio di MPS (…tolgono i soldi agli Italiani e li danno alle banche!). Niente di più errato. Il Monti Bond è un prestito che viene concesso e per giunta ad un tasso elevato (il 9%) dallo Stato alla banca, solo nell’eventualità che MPS non riesca a rimborsare il prestito lo Stato acquisirà la proprietà di un ammontare di azioni equivalente al prestito al tasso di mercato di quel momento, per fare capire, se lo Stato si finanziasse con un titolo di stato (i CTZ sono stati collocati al tasso di 1,46%) avrebbe un ampio margine di guadagno.

Quindi praticamente non un’erogazione a fondo perduto, ma un prestito ben retribuito o con la restituzione e il riconoscimento del tasso o con l’acquisto della proprietà della banca (che a quel punto avverrà a prezzi molto bassi e che potrà poi essere rivenduta sul mercato); che c’entra tutto questo con l’IMU che serve a pagare il deficit dello Stato?

Tra l’altro la salvaguardia e la stabilizzazione di MPS non è un favore alla banca ma ai risparmiatori e ai dipendenti che subirebbero un costo insopportabile.

La nuova gestione Profumo-Viola ha già operato una grande operazione trasparenza agevolando l’attività ispettiva della Banca d’Italia e chiudendo con i dipendenti un accordo integrativo fortemente penalizzante in termini di numero di dipendenti e in termini retributivi, confermando che i lavoratori, quando la prospettiva è quella di superare insieme i momenti di crisi è disponibile ai sacrifici.

E credo che per rispetto di queste persone e dei risparmiatori che hanno investito in MPS sarebbe giusto ricondurre il dibattito su questa vicenda nei corretti termini senza nessuna reticenza o benevolenza nei confronti di chi per incapacità o mala fede ha arrecato danno a quello storico istituto, ma senza strumentalizzazioni elettorali che certo non aiutano ne a trovare i veri responsabili ne a risolvere il problema.

  

 

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