DOCENTE, SCRITTORE E POLITICO : FRANCESCO AIELLO UN CITTADINO A REGOLA D’ARTE.

 Francesco Aiello nasce a Vittoria il primo di Agosto 1946. Docente  di italiano e latino per diversi anni presso il  liceo classico R. Cancellieri e il liceo scientifico S. Cannizzaro di Vittoria, diventa  consigliere comunale della città di Vittoria nell’anno 1975 e successivamente viene eletto sindaco  nell’anno 1978. Rieletto nell’anno 1980 e  l’anno successivo, diventa deputato regionale e , nell’anno 1986 viene rieletto. Nel 1992 divenne assessore regionale all’agricoltura nel governo Campione. Il 1993 lo vide ancora consigliere comunale mentre nel 1995 si conferma ancora una volta primo cittadino.

Rieletto sindaco nel 1997 e nel 2002, si dimise il 12 ottobre 2005. Alle amministrative del 2006, è stato eletto consigliere comunale.

Autore di diversi saggi e scritti sulle politiche agricole e sociali, ha pubblicato 3 sillogi: “Di questi emigranti” “Foglie di sale” e “Lettere e idilli”.

Rieletto consigliere comunale nelle amministrative 2011, Francesco Aiello rimane principalmente un uomo al servizio del cosa pubblica, per l’impegno mostrato a difesa dei diritti della Città e dei suoi cittadini.

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5) Docente di italiano e latino, scrittore, politico- si potrebbe affermare- per inclinazione naturale :

quali voci di denuncia, mediante ciascuno di questi ruoli, è riuscito a portare all’attenzione pubblica ?

L’insegnamento è stato per me una uscita di sicurezza dalla dipendenza e dal bisogno. Ma l’ho abbracciato con riserva, con la consapevolezza che avrei potuto lasciarlo per inseguire l’altra grande passione della mia vita: la politica.

In quegli anni 1968-’69-’70 mi fu proposto da parte della Federazione del Pci e da parte dell’On. Emanuele Macaluso di entrare nella Segreteria provinciale come funzionario. Ma ero già abbastanza consapevole che il mio temperamento e lo spirito di indipendenza che mi animava non mi avrebbero consentito di svolgere disciplinatamente quell’incarico, anche se mi avrebbe consentito di avere qualche lira in tasca, per me e la mia famiglia. Ritenni necessario concludere gli studi universitari, resistere alle difficoltà e così rifiutai.

Appena laureato ricevetti una lettera che ancora conservo tra le mie carte più segrete: era del mio Professore, il Chi.mo Prof. Giuseppe Savoca, relatore della mia tesi sugli Idilli leopardiani, che mi invitava ad accedere a una Borsa di Studio, per la Facoltà di Lettere. Allora i tempi erano grami, la famiglia cresceva e le difficoltà pure. Rinunciai a malincuore e ho sempre rimpianto questo distacco dall’Università. Chi sa. Avrei cambiato vita. Non avrei conosciuto forse le asperità della politica. Ho insegnato poi da titolare di cattedra  nei Licei vittoriesi per dieci anni. Ma la politica è stata più forte. Mi ha rapito verso l’ignoto. Prima Sindaco dal 1978 al 1981 poi Deputato per tre Legislature, Assessore all’agricoltura in tre Governi anche se per brevissimo tempo. Poi ancora sindaco per 10 anni consecutivi. E ora Consigliere comunale indipendente.

 

6) Intendendo la  politica come la più alta forma di  arti:

quali altre  voci di denuncia, vorrebbe ancora portare  all’attenzione pubblica?

Vengo da un mondo particolare ed elementare, di tradizione operaia e contadina. Ho lavorato sin dalla prima infanzia in modo pesante e diretto, per la famiglia, non per pagarmi  le vacanze. Quel mondo mi ha educato e plasmato e ad esso riconduco tutti i miei progetti. Amo la mia città che provoca in me rabbia talvolta e desolazione. Ma è una condizione topica, che tanti altri come me hanno vissuto. Vivere la città per migliorare, questo il compito. E oggi che quel mondo viene travolto dalle politiche globali, che distruggono famiglie e territori, linguaggi e culture, che annientano l’umanità millenaria delle campagne e del Sud e negano un futuro a tutti noi, non rimane altro che spendersi per resistere, per conquistare spazi di autonomia nel mondo che cambia, nel saldare le vecchie ragioni di un tempo con i bisogni nuovi delle generazioni che arrivano. E non è facile. Ma sin tanto che siamo lucidi e vivi, la scelta di stare assieme per resistere è quella che ci potrà ancora accompagnare.

Il rispetto del lavoro, dei ruoli, dei diritti, delle possibilità, dell’umanità, dei doveri anche: se mancano questi presupposti la politica è affare, meschinità, guerra quotidiana. E in tal senso le mie battaglie per la legalità nei processi di commercializzazione sono  conosciuti e anche ostacolati.  Ci sentiamo in qualche modo  sconfitti anche noi. Come i contadini che volevamo difendere. Sconfitti non tanto dagli speculatori e dai mafiosi, che pure ci sono.  Quanto da uno Stato complice e asservito, inutile e vorace.

Ma sì, certo: legalità e sviluppo Molti fanno finta, molti scappano, molti neanche capiscono. Ma è tutto lì il nucleo del contrasto. Che poi è la radice dell’illegalità in Sicilia.

 

 

 

7) La nostra provincia di Ragusa, più di ogni altra provincia della Sicilia, possiede molti siti dichiarati patrimoni dell’Unesco :

quali altri luoghi, secondo la sua modesta  esperienza, andrebbero dichiarati patrimoni dell’Unesco, nella nostra città?

Il riconoscimento del titolo di Bene Unesco testimone di Pace al nostro Teatro comunale rappresenta un passo avanti e per questo ringrazio la Dott.ssa Jolanda Scelfo, oggi Delegata della Sicilia all’Assemblea nazionale Unesco. Ma l’obiettivo rimane la tutela del Liberty.   Vittoria conserva nelle sue strade  le gemme di beni architettonici, simbolo di una fase positiva della sua storia. Il Liberty siciliano e non solo quello vittoriese, e non solo quello dell’edilizia civile ma anche quello dell’edilizia cimiteriale, di tanti cimiteri siciliani che non possono essere abbandonati al degrado e alla cancellazione, attende di essere riconosciuto e valorizzato come bene dell’Umanità.

Un rilievo particolare merita un aspetto della civiltà contadina, che è il carretto. Credo che il carretto vittoriese ( e siciliano ) meriti di essere qualificato come Bene immateriale dell’ Unesco. Così come i Vecchi Palmenti e le procedure di vinificazione sette-ottocentesche.

 

8) La città di Vittoria un territorio tanto ricco di bellezze architettoniche, e paesaggistiche quanto immobile per quanto concerne la  fruizione turistica : 

 

quali percorsi si potrebbero creare al fine di promuovere il turismo in questa città, considerando che la città di Vittoria è anche un territorio ricco di prodotti tipici d’eccellenza ?

La città di Vittoria fa parte dell’Associazione “Città del Vino” ed costituisce una tappa fondamentale della Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria. Ricordo le ostinate resistenze della Camera di Commercio e degli Amministratori della Provincia  che volevano impedire che la Strada fosse denominata col Cerasuolo. Proponevano strane alternative: la Strada dei Rossi iblei, la strada del Cerasuolo e basta, senza Vittoria. Nacque male, quella Strada. E fu allora che alzammo il tiro della nostra progettualità assieme al Consorzio del Cerasuolo di Vittoria e programmammo, con l’aiuto e il sostegno di un Enologo di fama internazionale come il Prof. Fregoni e del suo allievo Dott. Corallo, la definizione della D.O.C.G., doc garantita, la prima nel Mezzogiorno d’Italia. Fu un successo clamoroso. Vittoria si dotò in quegli anni del primo Piano Comunale Vitivinicolo, il primo si può dire, nella sua storia enologica quattrocentenaria. Pippo Baudo, gratuitamente, venne a battesimo dell’evento straordinario per l’economia e la civiltà del vino di questa area della Sicilia.

Ma anche la Serricoltura può essere assogettata a una prospettiva nuova, di sfida positiva, per la valorizzazione e promozione turistica del territorio.

La nostra serricoltura fu la prima a sorgere, con queste caratteristiche, nell’intero bacino del Maditerraneo. Essa ha dato lavoro a decine di migliaia di aziende  e  di nuclei familiari, e ha utilizzato le risorse pedologiche e climatiche della Sicilia con la sapienza e le cognizioni di una grande e millenaria civiltà contadina.

Le mode correnti, povere intrinsecamente di umanità e fantasia, hanno relegato le serre nel contesto della  degenerazione ambientale, e hanno sancito la guerra a oltranza contro i produttori siciliani, della fascia costiera centro-meridionale della Sicilia. Le sollecitazioni speculative talvolta  si camuffano furbescamente per rincorrere gli umori della politica e mettere le mani sulle terre della costa che hanno sempre costituito un boccone succoso per costruire strutture, impianti e alberghi funzionali allo sviluppo turistico. E in verità , in molte circostanze anche  per drenare milioni di euro dalle casse della Regione e dello Stato. Sotto le mentite spoglie di risentito rigorismo, molto spesso si sono celati interessi molto forti, e l’offensiva distruttiva è riescita a colpire e a mettere in catene migliaia di aziende, con l’avallo di sindaci imbelli o complici dell’aggressione.  Dalla foce del Dirillo a Passo Marinaro, per tre Km dalla battigia, nessuna nuova serra può essere impiantata, se non c’è l’autorizzazione della Sovrintendenza. Ormai la Gdo guarda a Sud, a Tunisi all’Egitto, al Marocco. La Fiera Emaia ha ospitato negli ultimi anni convegni mediterranei e le autorità amministrative pensano, assieme a operatori senza scrupoli, a trasformare il Mercato di Vittoria, che è un grande Mercato agricolo alla produzione, in una piattaforma agro-commerciale, che porrà fine all’agricoltura produttiva in questa parte d’Italia sotto i colpi di una concorrenza insostenibile.

La Sicilia divora se stessa. L’estremismo rigorista prende a braccetto l’ansia degli alberghi e dei villaggi: come è già accaduto sulla costa iblea. Lì dove però le serre hanno fatto argine all’assalto speculativo. Ma Kamarina è stata in gran parte cementificata, fagocitata, banalizzata, distrutta, e con lei necropoli intere e vecchi edifici e reperti e manufatti. La serricoltura ha protetto il territorio, e ora una linea apposta da un burocrate regionale su una pezzo di carta la cancella, per sempre, e cancella così la vita e il destino di decine di migliaia di contadini, di aziende, di magazzini, di lavoratori.

Esistono possibilità di fare diversamente, in termini qualitativamente nuovi? Io credo di sì. Ne ho parlato a suo tempo con Dario Cartabellotta in Assessorato. Ne ho parlato con il Direttore Generale del Ministero Dott. Felice Assenza, ragusano di origine. Potremmo tentare la carta del PARCO DELLA SERRICOLTURA, con una AUTORITA’ di governo in un ambito definito, da proporre in sede Ue, per tutelare la  serricoltura siciliana, la prima a sorgere in tutto il bacino del mediterraneo, in un clima preciso, in un contesto particolarissimo, e aiutarla a convertirsi gradualmente verso forme  di compatibilità ambientale, di controllo dei fattori di rischio, di innovazione tecnica, produttiva e ambientale, in una sfida straordinaria di cui potremmo essere attori e protagonisti unici in tutto il Mediterraneo. Chiedendo alla Ue anche i fondi necessari per arrivarci.

Ma a chi devo raccontare queste cose, se la politica va giocare al pallone sulla spiaggia e lascia i macconi invadere le strade di Scoglitti e di Cammarana? 

 

 9) Tornando al patrimonio artistico-culturale, di recente sono stati consegnati alla città i locali del Convento dei Frati Minori:

come è stata vissuta da lei questa circostanza, dal momento che l’opera è stata finanziata dalla Regione Sicilia, durante la legislatura di Angelo Capodicasa?

Il finanziamento dei lavori di ristrutturazione del Convento dei Frati Minori avvenne col Governo Capodicasa. Era Assessore alla Presidenza l’On. Crisafulli. In quella circostanza furono finanziate tutte le opere che sarebbero state realizzate negli anni successivi e che questa amministrazione ha ereditato già in fase di appalto e con i lavori consegnati.  Non mi hanno neanche invitato alle varie inaugurazioni.

Solo Mons. Calì ha voluto ricordare in queste circostanze inaugurali il ruolo esercitato dalle Amministrazioni da me dirette ai fine dell’ avanzamento del Centro Storico e del suo recupero. Per il resto ho dovuto assistere a squallide esibizioni di cialtroneria politica che misurano la statura di questi personaggi municipali.

Ma quello che importa è avere realizzato uno dei miei obiettivi fondamentali: la rinascita del Centro Storico. Mancano ancora molti pezzi del Mosaico: il Palazzo Ricca che ho acquistato per pochissimi soldi, che è stato per tre quattro anni abbandonato al saccheggio, costituisce un altro pezzo di questo grande mosaico di rinascita del Centro Storico. E ancora la realizzazione del Parco Sub Urbano che costituisce il punto di saldatura della Città con la valle Dell’Ippari, e consente il risanamento di tutta la parte estrema e terminale della Città, dal Quartiere Celle Maritaggi a  Viale Volturno alla Villa Comunale.

Devo anche constatare che le opere pubbliche restaurate vengono distratte dal loro scopo e cedute per scopi banali ad amici e conoscenti senza alcuna disciplina. Il Museo polivalente è scomparso. La facciata del Museo cade a pezzi e i locali dell’ex Centrale Enel sono in fase di decomposizione. Ma non mi pento di quello che ho fatto. Verrà di nuovo un tempo positivo per Vittoria, un tempo in cui chiunque si troverà ad amministrare, curerà i beni pubblici e valorizzerà le cose ben fatte. Ora si chiudono tre musei e la sporcizia invade le strade. Nonostante ciò splendono alcune gemme: il lavoro di questo popolo tenace e la sua genialità, quella stessa che  Francesco Cafiso affida alle sue note, libere nel cielo di Vittoria, ai tempi della crisi.

Ringraziamo l’Onorevole Francesco Aiello per averci concesso questa interessante intervista, un excursus che mostra il suo impegno di uomo docente, scrittore e politico; un vittoriese , un cittadino a regola d’arte.

 

 

Intervista a cura di : Liliana Russo

 

 

 

 

 

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