Docente ragusana scrive in volume monografico su Pavese in uscita in America

È attualmente in corso di pubblicazione per la casa editrice accademica americana Vernon Press di New York un prestigioso volume monografico incentrato sulla figura di Cesare Pavese, che è stato concepito in occasione del settantesimo anniversario della morte dello scrittore piemontese, caduto nel 2020. 

Il volume, dal titolo Cesare Pavese Mythographer, Translator, Modernist. A Collection of Studies 70 Years After His Death (Cesare Pavese mitografo, traduttore, modernista. Una raccolta di studi 70 anni dopo la sua morte), è stato curato da Iuri Miscardi, dottorando di ricerca presso il CUNY Graduate Center di New York ed accoglie gli innovativi contributi critici offerti da una generazione di giovani e meno giovani studiosi pavesiani italiani e americani, tra cui quello di Maria Concetta Trovato, docente ragusana e da anni studiosa di Pavese.

UNA NUOVA VISIONE DELLA FIGURA DI PAVESE

Tra gli aspetti maggiormente interessanti del volume rientra sicuramente una nuova ed approfondita esplorazione della figura di Pavese, sia in riferimento alla sua caratura intellettuale di studioso della letteratura italiana e straniera a tutto tondo, che alla sua attività di scrittore ed editore presso Einaudi. Altrettanta importanza è stata riconosciuta ai suoi capolavori letterari – quali per esempio i Dialoghi con Leucò, La casa in collina, e La luna e i falò per citare solo i più celebri – che sono stati riletti e rianalizzati privilegiando, tra gli altri, l’approccio pavesiano al mito, sullo sfondo del dibattito etnoantropologico a lui di poco anteriore e coevo, nonché della fruttifera relazione creativa da lui instaurata fin dalla più giovane età con la letteratura americana. 

“Molti sono, infatti – spiega Maria Concetta Trovato – gli autori d’oltreoceano ai quali Pavese, la cui inesausta attività editoriale – sovente condotta in tandem con il “nostro” Elio Vittorini – contribuì alla diffusione e conoscenza di tale patrimonio artistico e letterario in Italia, si riconosce debitore di intramontabili suggestioni letterarie: tra questi, spiccano certamente i nomi di Walt Whitman, Herman Melville, John Steinbeck ed Edgar Lee Masters.

Il mio intervento critico, per il cui adattamento linguistico mi sono avvalsa della preziosa collaborazione di Antonio Garrasi, studente della Northwestern University di Chicago, città ove Antonio risiede da svariati anni, ha inteso indagare e mettere in luce un aspetto finora scarsamente studiato della poetica pavesiana, ovvero la peculiare valenza simbolica che Pavese assegna alla tradizionale dicotomia esistente tra il mondo umano e quello animale, rintracciando nell’animale un privilegiato catalizzatore di Alterità, come anche di quelle forze istintuali che tanta parte giocano nel tessuto connettivo delle sue opere maggiori. 

Sono difatti numerosi i luoghi testuali che testimoniano la presenza di animali nell’opera pavesiana, dal cane Belbo de La casa in collina ai gatti della lirica The cats will know, passando per i già citati Dialoghi con Leucò, ove l’animalità, questa volta ferina, assurge sovente ad incarnazione del numinoso prelogico rappresentato dai vecchi déi, in contrapposizione al luminoso e raziocinante mondo classico degli déi antropomorfi. 

In conclusione, mi sembra opportuno ribadire come, in virtù della sua lunga gestazione e dell’accuratezza critica che lo contraddistingue, il volume (attualmente disponibile in pre-ordine sul sito internet della casa editrice all’indirizzo https://vernonpress.com/book/1183) rafforzi l’importanza del magistero di Pavese della Sua opera, che si conferma tassello imprescindibile nel canone letterario italiano ed internazionale del Secondo Dopoguerra”.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it