DICO DI NO

 

Ha suscitato – e ci mancherebbe altro – una notevole sorpresa la bassa percentuale di elettori  che, specie in Emilia – Romagna, ha ritenuto di non recarsi a votare preferendo impiegare quel breve tempo occorrente magari per chiacchierare su argomenti meno importanti con il vicino di casa.

Come del resto in tutte le cose di cui siamo protagonisti una qualche ragione deve pur esserci e in tutte le ipotesi che al riguardo si possono avanzare un briciolo di verità c’è sempre.

Tutto sta, invece, nel cercare quella che possa avere rispetto alle altre una maggior consistenza e  meglio convincerci.

Uno spartiacque incontrovertibile è dato dalla circostanza che si trattava di voto politico regionale e quindi meno impegnativo rispetto a quello nazionale. Ma proprio perché regionale le motivazioni poste a base della decisione dell’elettore appaiano più logiche e convincenti per il rapporto intercorrente fra l’espressione del voto e la sua finalità politica che è stata quella di eleggere un presidente di regione e i consiglieri regionali.

Da quando è stato modificato il Titolo V, vale a dir dal 2001 in avanti, le regioni hanno potuto legiferare in molte occasioni più del necessario e tale attività, non per tutte, ma per la maggior parte non pare che sia stata gradita e apprezzata dall’elettore tant’è che rientra nei programmi del governo nazionale abolire quell’innovazione e ritornare, magari non dl tutto, alla situazione precedente.

In molti cittadini elettori si  formata la convinzione che c’è stato dello spreco finanziario che è stato visto ancora più inutile specie per il periodo di crisi economica che stiamo attraversando e che pare addirittura che possa incidere anche nel prossimo anno con una previsione di aumento del prodotto interno lordo pari a zero e nel mentre aumenta l’indice di disoccupazione che colpisce maggiormente i giovani.

Il cittadino elettore vive e tocca per mano questo stato di generale disagio e ciò lo porta a qualificare in negativo tutto ciò che nella direzione della ripresa verso la stessa non si atteggia.

Infatti, in alcune regioni sono stati aboliti i vitalizi sia perché non graditi agli elettori e sia perché le finanze non sono proprio allegre e abbondanti come lo erano quanto meno prima che fossimo travolti dalla crisi economica. Il successo elettorale che ha registrato la Lega si è fondato maggiormente nel rappresentare come irriguardoso nei confronti di milioni di poveri l’aiuto che il governo ha ritenuto di riservare agli extra comunitari sbarcati nelle nostre coste in ragione di un migliaio al giorno ed alloggiati, per mancanza di posti nelle apposite strutture, in alberghi a tre stelle. Non c’è dubbio che simili rappresentazioni toccano chi è senza lavoro e senza speranza di trovarlo nell’immediato e ciò è ancora più idoneo  far incavolare l’elettore.

In Germania, a quanto è dato di sapere, la percentuale degli elettori che non vanno a votare non è bassa ma il motivo di tale astensione si fonda sul giudizio che l’elettore formula per la sua decisione consistente nel giudicare se quanto gli viene proposto è per qualità e convenienza superiore a quello di cui già gode o usufruisce.

La non partecipazione al voto in linea generale è comunque una decisione culturalmente e politicamente per chi non vota così sperando di impartire una lezione. In linea di principio è da considerare come avente solo aspetti negativi perché il non votante, qualunque possa essere il suo convincimento politico, affida ad altri il potere di decidere anche a suo nome. Affida e conferisce ad altri di decidere per se stesso e non di rado le decisioni che potranno essere assunte, trasformano in danno il piacer di non votare.

                                                                             

 

 

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