DI CASI GUARASCIO OGNI CITTÀ È PIENA

Il dramma della disperazione che ha portato alla morte di Giovanni Guarascio e alle atroci sofferenze degli altri ustionati – la moglie, la figlia,  due poliziotti – ha suscitato analisi, reazioni e interventi di pretesa solidarietà che sono la riprova  di quanto oggi la classe dirigente, politica e non, sia totalmente aliena dalla realtà e incapace di saperla comprendere e governare. Provo a spiegare perché.

Punto primo. La condizione di Giovanni Guarascio è la stessa di migliaia di persone nella sola provincia di Ragusa, oltre un centinaio di migliaia in Sicilia, qualche milione in Italia. Una tragedia collettiva che si consuma sotto gli occhi, ipocriti e cinicamente indifferenti, di tutti.

Secondo. E’ assurdo e barbarico che tra le fila di questo esercito di disperati ai quali sono vendute all’asta la casa o l’azienda possa riuscire a suscitare l’attenzione e a farsi ascoltare solo chi arrivi a compiere gesti come quello di Guarascio che si è dato fuoco nel momento in cui l’ufficiale giudiziario lo voleva sfrattare.

Terzo. E’ noto a tutti – perché è consentito da leggi indegne di un Paese civile – che in Italia di fatto non ci siano limiti alla pretesa di un creditore (quasi sempre banche, società finanziarie e Agenzia di riscossione dei tributi come, in Sicilia, la Serit e, nel resto del Paese, finora, Equitalia) di colpire i beni del suo debitore, anche di valore enormemente superiore alla somma reclamata. E’ altrettanto noto a tutti che questa pretesa può essere esercitata, secondo la legislazione vigente, anche dinanzi alla prima, e unica, casa in cui il debitore abiti con la sua famiglia, bambini compresi.

Quarto. Il fenomeno è diffuso in modo capillare e di tragedie vissute sulla propria pelle, come quella che ha acceso la rabbia di Guarascio, ce ne sono in ogni città, grandi e piccole, a milioni, anche se nessuno spara o si impicca o si dà fuoco.

Quinto. Svegliarsi, o scoprire un moto di sensibilità, solo quando succedono fatti come quello di Vittoria, è un aggravante per chi, prima, pur sapendo, si è voltato dall’altra parte, dinanzi al tormento silenzioso di tante famiglie, colpite anche nella dignità, nei diritti e nei bisogni essenziali della vita.

Sesto. Vorrei stendere un velo pietoso su chi, distratto o insensibile dinanzi a quello stesso dramma quando ancora poteva fare qualcosa, e ai tanti altri simili, dopo il gesto disperato ha trovato e annunciato mille soluzioni: raccolte di fondi, riacquisto della casa da parte del Comune, ecc…

Settimo. Mi chiedo: perché chi non arriva (ovvero il 99,99999….% delle persone che si trovano nella stessa situazione di Guarascio) a quel gesto estremo e violento, distruttivo di vite umane innocenti, non ha alcun diritto ad essere ascoltato, considerato, aiutato? Forse, il suo silenzio doloroso e dignitoso è una colpa, mentre l’omicidio, la strage con l’immancabile  suicidio sono un atto nobile e giusto?

Ottavo. E’ assurdo e non più tollerabile che la legge italiana consenta tutto ciò. Ma la politica, il legislatore, le maggioranze di volta in volta elette, in quale Paese vivono?

Nono. Invece di versare lacrime, peraltro finte oltre che ipocrite e tardive, di coccodrillo, quanti scoprono il problema solo allo scoppiare dell’ennesima tragedia, sappino che basterebbe una legge di poche righe in due articoli: 1) un creditore non può aggredire beni essenziali del debitore quando il loro valore superi di oltre la metà quello del credito vantato (se io ho un credito di dieci mila euro non posso colpire un bene che ne valga più di quindici); 2) in ogni caso la prima casa, in cui il debitore e la sua famiglia abitino effettivamente, e i beni strumentali all’esercizio di un’impresa familiare non sono mai pignorabili. Si potrebbe aggiungere che anche la casa non di proprietà, intesa come servizio abitativo (per esempio in locazione) non può comportare lo sfratto, se non dopo che lo Stato, magari attraverso i Comuni o Iacp,  abbia trovato un alloggio alternativo avente almeno i requisiti basilari di abitabilità.

Decimo. Invece di prodursi in un rivoltante esercizio di ipocrisia, la classe politica perché non trova il tempo (basterebbe appena qualche ora tra Commissioni e  doppio voto d’aula in Parlamento) di approvare una legge così semplice?

Solo chi muove da questa coscienza e agisca coerentemente, credo abbia titolo morale per esprimere cordoglio per la morte di Guarascio e solidarietà, con l’augurio di totale guarigione, alle altre vittime innocenti: i familiari e i due poliziotti vittime del dovere nei confronti di uno Stato la cui istituzione più alta, il Parlamento attraverso il quale il popolo dovrebbe esercitare la sovranità democratica, è ormai trafitta da un marchio d’infamia e di indegnità. 

 

 

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