DALL’UTOPIA ALLA QUOTIDIANITÀ

Brusco risveglio per i ragusani all’alba di questo nuovo anno: uno dopo l’altro continuano a cadere i miti che ci avevano fatto sognare.

Avevamo abusato del gioco di parole “l’isola nell’isola”, sbagliando nel pensare che la festa sarebbe durata all’infinito.

Per strada abbiamo perso di tutto, rappresentanti parlamentari, aeroporti, autostrade, superstrade, porti, ospedale nuovo,supremazia nell’agroalimentare, università e tante altre cose, cerchiamo di recuperare qualcosa, subendo enormi ritardi, ma , intanto, il danno è fatto. E’ il passo del gambero: quando finalmente avremo qualcosa, occorrerà fare i conti di quanto abbiamo perso fino ad allora.

Ma viviamo in uno stato di beata spensieratezza, politici, amministratori e amministrati, quasi a voler significare che siamo pur sempre, ancora, l’isola nell’isola. Ma nessuno si rende conto che siamo alle soglie dello spot del nobile decaduto che vive sotto i ponti ma continua a mangiare la fettina di prosciutto con le posate d’argento.

E di questi giorni la notizia che viene chiusa, a tempo determinato, la biblioteca civica di Modica. Nella città che rappresenta, a pieno titolo, la cultura in provincia, nella città in cui il livello culturale di storia e tradizioni è, senza dubbio, egemone non solo entro i confini amministrativi ma si estende a tutta l’area del sud-est, chiude la casa della cultura. Non ci sono commenti da fare né sulle cause né sugli eventuali responsabili . Il fatto, l’evento, si commenta da solo.

Ma non crolla solo il mito della cultura a Modica.

Tutta la provincia si vanta delle peculiarità naturalistico ambientali, del patrimonio artistico architettonico, del mare incontaminato, del riconoscimento UNESCO che ne fa meta esclusiva nel panorama nazionale e internazionale. Ci trasportano le vele dell’agricoltura, dell’industria, dell’artigianato, dei beni culturali, consideriamo il turismo il motore ausiliario in grado di superare i periodi di bonaccia.

Invece ci svegliamo e troviamo che proprio il turismo, attraverso due sue strutture di sufficiente importanza nel panorama ricettivo provinciale, forse, ove fossero riconosciute le accuse, diffonderà una immagine quanto mai negativa per lo smaltimento illegale dei reflui fognari che, addirittura, finivano in mare, proprio in quel mare grazie a cui le strutture anzidette vivevano e prosperavano.

Ancora la provincia, e il capoluogo in particolare, si vantano  per la zootecnia di eccellenza, per gli allevamenti che, grazie alla prosperità dei pascoli esclusivi, forniscono non solo carni e latte di primissima qualità ma sono, soprattutto motore e vanto dell’economia locale.

E dalla zootecnia ci accorgiamo deriva, forse, uno dei  più grandi danni ambientali mai avuti sul territorio, per l’illegale, ma anche incosciente e superficiale, smaltimento dei reflui delle concimaie che vanno a inquinare falde acquifere e acque dei fiumi.

Per la chiusura della biblioteca, per l’inquinamento del mare, per l’inquinamento delle falde acquifere e dell’acqua dei fiumi non ci sono parole sufficienti per commentare e per giudicare.

Mi permetto solo di dire, riconoscendo che per la mia età, forse, non ho ricevuto una adeguata formazione e sensibilità  per le questioni attinenti la salvaguardia dell’ambiente, che, a questo punto, fanno sorridere o lasciano perplessi tutti gli ostacoli posti alle richieste di perforazione per la ricerca di giacimenti di petrolio e di gas, in mare e sulla terraferma, come pure i mille cavilli opposti all’installazione di impianti per lo sfruttamento delle energie alternative, tutti posti in essere, forse, da aziende che, sicuramente, pongono più attenzione nel rispetto dell’ambiente.                              

Lettera  firmata

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