È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
DAI RENZI NASCE MATTEO?
23 Mar 2014 13:55
Non v’è dubbio che in un lasso di tempo alquanto veloce la scalata al potere politico da parte del nostro Presidente per molti è stata inaspettata o comunque poco prevedibile. Un sintomo dell’intenzione, più che legittima peraltro, di raggiungere questa attuale alta carica si è appalesata immediatamente dopo il risultato delle primarie che videro contrapposti alla fine del 2012 il segretario del pd Bersani con lo sfidante rottamatore Renzi. In quell’occasione lo sfidante perdente dichiarò di accettare la sconfitta delle primarie non ostante l’ottimo risultato raggiunto non mancando pure di dichiarare che non aspirava a nessun premio di consolazione di qualsiasi genere e tipo. Apparve evidente che se avesse accettato quel premio gli sarebbe stato difficile continuare a prepararsi per la successiva sfida alla quale non intendeva in cuor suo rinunciare.
Il confronto successivo gli ha dato ragione e la concomitanza con altri problemi di carattere nazionale ha costituito una solida base per l’ambito e ricercato risultato finale.
Ha caratterizzato l’azione di governo con la messa in campo di proposte e riforme di cui tanto si è accademicamente parlato senza l’esposizione di un programma comprensibile ai nei suoi contenuti.
Il compito che si assunto, però, non è di facile soluzione,non perché non sorretto da preciso impulso ma perché è costretto, suo malgrado, a superare due ostacoli che lui evidentemente non ha contributo a creare: il primo di natura istituzionale e il secondo di modernizzazione dell’apparato burocratico pubblico.
A rendere il primo obiettivo più adeguato e consono ai tempi che viviamo che oramai si sorreggono su parametri fino a poco tempo addietro non praticati e privi di influenza nello svolgimento della vita pubblica di ogni giorno come ad esempio la internalizzazione dei rapporti umani, concorre un famoso proverbio siciliano a tutti noto ma che per questione di stile ed eleganza se ne riporta solo il suo inizio: “u cumannari è….”.
Proprio così. Chi arriva, chiunque esso sia, al potere è per umana esigenza portato ad adoperarlo ed usarlo e sono alquanto rari i casi in cui chi lo ha detenuto volontariamente lo cede al primo venuto.
Solo in occasione di una inversione culturale oltre che economica di segno opposto si registra una sostituzione al vertice e chi ha detenuto il potere si è sempre adoperato di assegnare alla struttura burocratica una preminenza operativa più o meno apparente e visibile ma comunque idonea a proteggere e salvaguardare l’effusione del potere medesimo.
Ed ecco allora che una delle cause che vengono rappresentate dai politici televisivi e dalle quali derivano e nascono i disagi di ogni genere provenienti da ogni categoria sociale è individuata nella burocrazia che è indicata come un essere senza anima e cuore avente come suo unico fine quello di rendere difficile e tempestosa la giornaliera esistenza di ogni cittadino.
Il burocrate non è questo mostro alieno. E’ un soggetto obbligato ad applicare e fare rispettare la legge che lui non ha né voluto né potuto approvare. A quest’obbligo di farla rispettare corrisponde una sanzione che su di lui grava se non si adopera ad eseguirla. I lacci e i laccioli che si imputano al burocrate che è un lavoratore dipendente non sono da lui creati, quanto piuttosto da una miriade di leggi e disposizioni che il potere politico avrebbe l’onere e il dovere di semplificare. Si calcola che nel nostro paese sono vigenti oltre 120 leggi che sono un numero 3 volte superiore a quello di qualsiasi altro paese europeo. A tale impianto per semplificarlo deve poter incidere solo il potere politico e non il burocrate.
Il secondo ostacolo, sempre da poter e dover superare, è la modernizzazione legislativa e funzionale dell’apparato pubblico che deve misurarsi con una realtà economica non più nazionale ma globalizzata. E’ questo un dato di fatto che non può più essere considerato un aspetto secondario destinato a poco incidere se non addirittura a scomparire. Il prodotto interno è generato da due tipologie di imprese. Nel nostro paese la maggior parte delle imprese sono quelle considerate piccole e medie e sono una minima parte sono quelle che operano nel mercato internazionale e la loro specializzazione è quella manifatturiera. Ci si domanda allora se questo nostro attuale sistema produttivo può affrontare e fino a quando la competizione internazionale se non è in grado di titolarsi di sistemi produttivi che altri paesi, specie quelli considerati emergenti, non possono offrire alla domanda globale.
Il Matteo che è nato dai suoi precedenti Renzi ha in mano la bacchetta per dirigere un’orchestra composta da tanti musicanti aventi ognuno uno strumento diverso. Consegnare ad ognuno lo stesso spartito da suonare con altrettanti diversi organi non è impresa semplice e routinaria. Comporta una eccezionale bravura da dimostrare avanti un pubblico che può o applaudire anche durante lo svolgimento del concerto o fischiare. Il nostro Matteo in questo momento di difficoltà economiche deve affrontare e superare una prova che gli potrà consentire di tenere sempre la bacchetta in mano o di disfarsene prima di sfogliare l’ultima pagina dello spartito. Il nostro augurio è che al termine del concerto giri le spalle per ringraziare un pubblico che in piedi batte le mani e ciò nell’interesse generale di tutti noi e non solo di una parte.
Se, come torniamo ad augurarci, ci sarà un generale applauso vuol dire che è nato Matteo ma non dai Renzi.
Politicus
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