CROZZA E LA TARTARUGA

Che il momento non sia dei più propizi alle risate incondizionate è sotto gli occhi di tutti. Ciò vuol dire dunque che occorre essere davvero bravi e proporre una comicità che superi il livello di soglia per superare la resistenza sociale al ghigno.

Bisognerebbe ricordare sempre il monito del grande Umberto Eco che, dalle pagine del suo “Il nome della rosa”, ci ammoniva sul pericolo di caricare il riso di un valore diabolico, perché con il riso poi vengono giù la conoscenza, la liberta di pensiero e via discorrendo.

Crozza è bravo. Non credo ci siano dubbi sulla sua duttilità. E neanche sulla genialità delle cose che scrive (immagino che le cose che recita le scriva lui…..). E nemmeno sulle sue doti di imitatore: prendete un politico, datelo a lui e lo trasformerà in un totem di scherno!

Eppure, ascoltandolo rimane un retrogusto di soffusa insoddisfazione. Che probabilmente viene da una triste verità: qual è il parterre politico nel quale pesca? Di chi estrae l’anima per costruire intorno ad essa la caricatura che poi ci farà ridere?

Quello che manca è quasi certamente la possibilità di giocare l’elemento dello straniamento d’identità, vale a dire la possibilità di esercitare il trattamento comico su materiale originariamente refrattario alla comicità attraverso una forzatura dei tratti e delle pieghe caratteriali del personaggio. Come si fa a fare questo gioco, ad esercitare tale trattamento su un materiale umano che è già comico, naturalmente e originariamente comico?!

Lo sforzo che è facile notare nel lavoro di Crozza credo venga proprio da lì: prendi un comico, imitalo e ricavaci un ritrattino; quello che avrai sarà più probabilmente un pasto amaro al banchetto dell’ironia. Imitare Totò è una cosa più triste e patetica che comica! Non credo sia tanto diverso dal farlo con Gasparri o con la Santanchè o anche con Bersani.

Il meccanismo della comicità, applicato alla materia politica, esige – per il suo pieno funzionamento – un materiale refrattario, qualcosa di duro che non riveli tanto facilmente le pieghe e gli interstizi della personalità: ed è qui che arriva il talento comico, che si impossessa di tale monoliticità, di tale refrattarietà e la violenta (con gusto, con garbo) con gli strumenti dell’ironia. Come prendere una tartaruga e prenderla in giro!

Ma che si può fare quando si ha disponibile un materiale così plastico, così multiforme, in una parola: così spettacolare, quale quello dei politici contemporanei? Si arranca, si cerca in tutti i modi di scovare un punto duro, che resista, che si opponga alla logica della decostruzione. Vale a dire, si cerca disperatamente qualcosa di serio su cui lavorare.

Bei tempi quelli in cui si faceva satira su gente come Berlinguer, Moro, Lama, Fanfani. Era difficile. Ma che ridere…!

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it