CRITICHE AL CARNEVALE DI CHIARAMONTE

Nessuno può mettere in dubbio che a rendere questi tre giorni i più famosi della provincia, hanno contribuito da sempre, fin dalle prime edizioni, delle quali io ricordo vagamente carri come u “Treno di Cicciu Piecura” e ” u Carruzzuni ra Cumuni”, i ragazzi. Questo carnevale, come altri in un recente passato, è stato sottratto, non si riesce a capire bene in nome di che cosa, a coloro che naturalmente, e il sottoscritto ne ha fatto orgogliosamente parte, lo hanno da sempre costruito, animato e reso bello, sia per il progressivo ed inesorabile miglioramento della bellezza dei carri, sia per le sane e simpatiche “rivalità” tra i partecipanti al concorso. I risultati di questa performance, per la quale le cifre spese rappresentano una contraddizione per chi l’ha organizzata sostenendo anche che gli oneri di organizzazione della competizione tra i carri fossero esorbitanti ed insostenibili, sono sotto gli occhi di tutti: poche presenze in piazza, artisti pagati che si esibiscono di fronte ad uno scarno pubblico. Tutto il contrario di quello a cui eravamo abituati.

Il dato reale di questa vicenda è quello che a custodire le sane tradizioni del paese ed a lavorarvi per farle crescere, c’è gente che, non avendole mai vissute direttamente, o avendolo fatto quando non avevano niente di meglio da fare, o perchè coinvolti da chi con entusiasmo li trascinava nella bolgia, non riesce a vedere quali potenzialità ha una manifestazione come quella che ha contribuito ad assassinare.

Centinaia di ragazzi uniti a sentirsi parte attiva della città, un’economia che si ravviva attorno ad essi, il pregio di mostrare a tutti di cosa è capace una piccola città, sono cose che a questi signori sono sfuggite o per incapacità di riuscire a vederle o per inettitudine.

Resta il fatto che la mancata buona organizzazione di una delle più importanti manifestazioni della nostra città ed il non avere voglia di continuare a scommettere, per altro vincendo la sfida anno per anno com’era sempre stato dimostrato dai numeri, sulle cose che uniscono e rendono viva Chiaramonte, è il sintomo evidente che c’è più di una cosa che non funziona tra chi compie le scelte in nome e per conto di tutti. Mi riferisco all’autoreferenzialità che dimostra chi non ha più l’umiltà di ascoltare le esigenze di coloro che vivono in paese al fine di compiere le scelte migliori, che uniscano e rendano vitale la collettività.

E’ fondamentale che questa voce di critica che oggi si alza non torni a cadere appena le luci della festa si spegneranno, ma che si trasformi in un’attenta e sia pronta capacità di cogliere ogni singolo avvenimento che tende ad addormentare Chiaramonte. Molto dipenderà dalle scelte che saranno fatte nel momento in cui i cittadini saranno chiamati a dare un giudizio sull’operato di chi si affaccia alle televisioni e dirama i comunicati stampa che inneggiano alla meraviglia delle loro opere. Già i fatti di questi giorni bastano a dimostrare come queste scelte sono deleterie ed inadeguate per una città che merita molto di più di quello che la sua classe dirigente è in grado di darle.

 

Chiaramonte Gulfi, 16 feb. 10

 

 

Vito D’Angelo

 

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