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Covid, l’Istituto superiore di sanità: “Rischio morte per i non vaccinati superiore fino a 9 volte”
30 Apr 2022 15:14
Il tasso di mortalita’ per Covid-19 in Italia e’ di nove volte maggiore nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con tre dosi (le due del ciclo completo piu’ la dose booster) e di quattro volte maggiore rispetto ai vaccinati con due dosi. Lo indica il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanita’ (Iss) su ‘Sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale’ relativo all’epidemia di Covid-19″, aggiornato al 27 aprile.
Il rapporto dell’Iss indica che nel periodo compreso fra il 4 marzo e il 4 aprile 2022 il tasso di mortalita’ standardizzato per eta’ (relativo alla popolazione di eta’ uguale o superiore a 5 anni) nei non vaccinati e’ stato pari a 36 decessi per 100.000 abitanti, ossia circa quattro volte piu’ alto rispetto ai vaccinati con il ciclo completo (due dosi) da meno di 120 giorni (9 decessi per 100.000 abitanti) e circa nove volte piu’ alto rispetto ai vaccinati con la terza dose (booster), nei quali la mortalita’ e’ pari a 4 decessi per 100.000 abitanti.
Per quanto riguarda la prevenzione dell’infezione da virus SarsCoV2, il rapporto indica che nel periodo di prevalenza della variante Omicron in Italia, ossia a partire dal 3 gennaio scorso, l’efficacia del vaccino e’ stata del 44% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale con due dosi, del 36% tra 91 e 120 giorni, e del 47% oltre 120 giorni dal completamentodel ciclo vaccinale; nei vaccinati con la terza dose (booster), l’efficacia e’ stata del 62%. Per quanto riguarda la prevenzione di casi di malattia severa, il rapporto indica che questa e’ stata del 72% nei vaccinati con il ciclo completo da meno di 90 giorni, del 73% nei vaccinati con ciclo completo da 91 a 120 giorni, e 74% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni, dell’89% nei vaccinati con la dose booster.
Le stime di efficacia del vaccino, si rileva nel rapporto dell’iss, “attualmente escludono dalla popolazione suscettibile i soggetti con pregressa diagnosi nei 90 giorni precedenti, tempo dopo il quale si e’ nuovamente a rischio di infezione come da definizione di reinfezione”.
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