COONAWARRA, UNA DENOMINAZIONE AUSTRALIANA

L’Australia enologica è una realtà poco conosciuta in Italia, come anche nei paesi del Mediterraneo produttori. Ma quella australiana è una realtà, che ha cambiato profondamente il vino odierno e che ha rischiato di diventare un vero e proprio problema per i paesi del vecchio mondo o quanto meno per i paesi produttori di vino del Mediterraneo.

Quando nei primi anni del 2000 l’Australia superò la Francia nel volume delle esportazioni di vino verso il Regno Unito, ci si rese finalmente conto che l’Australia entrava a pieno diritto tra i grandi del vino. Il successo australiano era garantito da una estrema attenzione igienica alla vinificazione, dall’utilizzo di sofisticati macchinari e soprattutto dalle facoltà di enologia delle università australiane, che in breve tempo erano diventate tra le più avanzate del mondo.

Da queste università escono enologi molto preparati, che hanno permesso all’Australia di possedere i vini più affidabili del mercato mondiale. Ciò non vuol dire che siano i migliori; spesso possiedono un gusto eccessivamente fruttato, che può risultare stucchevole, ma significa che anche il vino di fascia più bassa possiede un livello qualitativo sempre accettabile. È difficilissimo imbattersi in un vino australiano palesemente difettoso. Magari può anche non piacere, poiché può possedere una morbidezza eccessiva per i nostri gusti, ma alterazioni del vino, come lo spunto acetico, di certo non sono mai presenti, cosa che non sempre si può dire dei vini europei. Basta dare uno sguardo alle bottiglie di vino italiano, che si vendono nei supermercati all’estero, per trovarsi spaesati: nomi ed etichette totalmente sconosciute in Italia e che spesso possiedono un livello qualitativo ben al di sotto della sufficienza. Lo stesso discorso vale anche per molti vini spagnoli, portoghesi, francesi e di altri paesi. Il consumatore straniero, che non possiede grandi conoscenze di vino e non acquista in enoteca, si fa così un’idea distorta del vino italiano o spagnolo o di altro paese. È un biglietto da visita che certamente non aiuta. In questo contesto l’Australia è il paese che probabilmente meglio si presenta. Grazie a questa impostazione del prodotto, ossia l’affidabilità, l’Australia è riuscita a conquistarsi uno spazio considerevole nel mercato estero, anche se non come avevano previsto i produttori australiani. La sovrapproduzione è uno dei problemi che ha attanagliato l’Australia nell’ultimo decennio. Complice anche il fatto che il mercato interno consuma poco vino. Basta pensare che il 60% della produzione vinicola viene destinata all’estero.

Un altro problema, che sempre più assume connotati drammatici, è la desertificazione. La siccità, l’inquinamento delle acque e l’aumento della salinità delle falde acquifere sotterrane, a causa dell’assurdo disboscamento perpetrato dai coloni nei secoli antecedenti, ha superato i livelli di guardia e non sembra essere più possibile porvi rimedio. Se questo problema dovesse continuare a sussistere, anche le zone meridionali del paese, quelle dove si coltiva la vite insomma, ne verrebbero travolte.

Tra le zone vitivinicole australiane, ve n’è una particolarmente vocata alla coltivazione della vite  e dalla quale escono alcune delle etichette più interessanti di questo paese con connotati più europei che nuovo mondisti. Si tratta del Coonawarra, una regione vitivinicola a ovest dell’isola e che dista circa 350 chilometri a sud da Adelaide. A nord del villaggio di Penola si estende una lunga striscia di terra abbastanza stretta, circa un chilometro e mezzo, caratterizzata da terre rosse. Scavando in questo lembo di terra si vedrà che le terre rosse sono poco profonde, circa mezzo metro, e si trovano sopra uno strato di calcare, anche questo non molto profondo, circa due metri. Più in basso si trova una falda acquifera, che permette ai coltivatori di non irrigare i propri campi di vite. Questa tipologia di terreno è particolarmente adatta alla coltivazione della vite e qui prima era lo shiraz, l’uva francese con cui si è fatta conoscere l’Australia vitivinicola, la più coltivata. I vini prodotti a Penola sono molto diversi dal resto dei vini australiani e ricordano, nel carattere, i vini di Bordeaux. Poco grassi, gradazioni alcoliche sostenute, pungenti e fruttato fresco, ossia diametralmente l’opposto dei vini australiani, che sono grassi, ossia molto consistenti, alcolici, morbidi e possiedono sentori fruttati molto maturi, che ricordano spesso la confettura. Proprio questo carattere più austero ha fatto sì che fino a pochi decenni fa soltanto pochi produttori si fossero interessati a questa zona. Oggi è una delle zone vinicole australiane più apprezzate per il vino di alto livello. I vini qui prodotti possiedono, infatti, un carattere molto più europeo, ma non sono vini facili da reperire e ovviamente si collocano in una fascia di prezzo abbastanza alta. Qualcosa però è cambiato anche qui. Lo shiraz, che era praticamente l’unica uva coltivata, ha perso terreno a scapito del cabernet sauvignon, che è oggi l’uva più coltivata nel Coonawarra e che molto bene si presta all’invecchiamento.

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