Consumo di suolo, provincia stravolta: Modica è peggiore di Milano

Costruiamo a più non posso e stiamo ingoiando un intero territorio. Letteralmente. Senza ritegno, da anni. Case, appartamenti, capannoni, strutture varie, pannelli fotovoltaici al posto delle superfici una volta coperte da migliaia di ettari di campi agricoli, parchi urbani, boschi, foreste e, a volte, anche falde acquifere.
Tra il 2006 e il 2021 sono stati consumati in provincia di Ragusa 17.116 ettari di suolo. Tra il 2020 e il 2021 – e meno male che c’era la pandemia – in questo angolo di Sicilia è stato registrato l’incremento maggiore nell’Isola: 96,52 ettari. Viene in mente il ritornello: “Là dove c’era l’erba, ora c’è… una città.”

Sono i dati del rapporto appena pubblicato dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Nelle tavole in allegato al corposo dossier, emergono gli scempi perpetrati in barba, soprattutto, alle più elementari regole di recupero edilizio.
In un anno Modica ha consumato più suolo di Milano: 24,20 ettari contro 19. Modica, 54.000 abitanti: Milano, 1.400.000 abitanti. Modica è l’esempio di ciò che non si dovrebbe fare: si continuano ad abbattere antiche ville con parchi e giardini per fare posto a moderni palazzi. “E quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà”.
E dire che soltanto nel suo centro storico, diviso tra la città Bassa e Alta, Modica conta il 40% di case vuote. A tal proposito, Ragusaoggi scriveva nell’aprile scorso che “la questione degli edifici vuoti o abbandonati si innesta con un problema attuale che è stato anche recentemente introdotto da una legge regionale (la n. 19 del 2020) sul consumo di suolo. In parole povere, il sistema di pianificazione ha l’obiettivo di raggiungere un consumo a saldo zero entro il 2050 (obiettivo condiviso con l’Unione Europea). Secondo questa legge, “il consumo di suolo è consentito, entro il limite massimo del 10% della superficie del territorio urbanizzato, esclusivamente per opere pubbliche e opere qualificate di interesse pubblico dalla normativa vigente, nei soli casi in cui non esistano ragionevoli alternative consistenti nel riuso di aree già urbanizzate e nella rigenerazione delle stesse”. Nel ragusano, sempre nell’ultimo anno è stato consumato il 10,6% del proprio territorio.

Anche Ragusa città ha consumato più di Milano, ormai a torto sinonimo di cementificazione in Italia: 19,40 ettari. Seguono Scicli (13,78 ha) e Ispica (13,76 ha). Continuando così, fra pochi anni non ci sarà un vero e proprio distacco fra i 12 comuni.

L’Ispra mette in guardia: l’urbanizzazione viaggia a “un ritmo non
sostenibile che dipende anche dall’assenza di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale”.
“L’augurio è che questo dossier possa servire efficacemente a sensibilizzare le istituzioni per arrivare al più presto a una norma che possa definire e azzerare il consumo del suolo” ha spiegato il presidente dell’Ispra Stefano Laporta.

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