CONCETTO DI SCHIAVITU’ ANTICO E CONTEMPORANEO

“Certo che mi piacerebbe giocare. A volte dalla finestra vedo dei bambini per strada e mi piacerebbe scendere con loro. Solo che non so neppure a cosa giocano.”

 

Santos è un ragazzino nepalese di 14 anni. La finestra dalla quale guarda in strada è un piccolo rettangolino al terzo piano di una casa di mattoni.

In quella stanza tesse tappeti per 16 ore al giorno guadagnando così 20 centesimi di euro. Insieme a lui, nella stanza buia e affollata di telai e tessitori, lavorano anche il fratellino di 10 anni e la sorellina di 7.

Nell’antichità l’istituto della schiavitù, intesa come il “dominio dell’uo­mo sull’uomo”, era disciplinato dal diritto bellico consuetudinario.

Con la scoperta dell’America e l’espansione europea nei territori africani, al concetto di schiavitù si associò quello di “commercio” e di “tratta”, e al dominio dell’uomo sull’uomo si aggiunse la messa all’asta e il trasporto per mare degli schiavi, prima in Spagna e Portogallo e poi nelle Americhe.

La sollevazione degli schiavi nell’isola di Santo Domingo nell’ agosto del 1791, richiamò l’attenzione degli Stati sulla condizione disumana nella quale essi vivevano. Gli Stati avvertirono la necessità di vietare la tratta e, successivamente, di stabilire l’abolizione della schiavitù.

Inoltre la proclamazione e l’affermazione dei diritti degli uomini e dei cittadini nell’ambito della Rivoluzione americana e francese contribuì notevolmente a sensibilizzare i legislatori del tempo.

         Il pregiudizio moderno ci porta a associare la schiavitù al passato, lega­ta a condizioni di vita primitive.

La realtà è ben diversa: l’ONU ha dimostrato come al mondo oggi gli schiavi sono circa 200 milioni, una cifra in continuo aumento, di questi una parte consistente sono bambini.

Le cause individuate per l’espansione di questo nuovo tipo di schiavitù sono sostanzialmente tre:

1) l’esplosione demografica che ha inondato di milioni di individui po­veri i mercati del lavoro mondiali;

2) la globalizzazione economica, che rende possibile l’impiego dei ca­pitali nei luoghi in cui la manodopera è a più basso prezzo;

        3) il cambiamento economico nei paesi in via di sviluppo, che ha fatto crollare gli assetti tradizionali, lasciando spazio a corruzione e avidi­tà estreme.

Le differenze chiave tra vecchia e nuova schiavitù possono essere così sintetizzate:

·         Schiavitù classica: proprietà legale accertata proprietà legale, alto costo d’acquisto,   bassi profitti, scarsità di potenziali schiavi,  rapporto di lungo periodo,  schiavi mantenuti a vita  importanza delle differenze etniche

·         Schiavitù contemporanea: proprietà legale evitata, bassissimo costo d’acquisto, elevatissimi profitti, surplus di potenziali schiavi, rapporto di breve periodo, schiavi usa e getta, irrilevanza delle differenza etniche.

Cinzia La Greca

 

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