COMISO, DISSESTO FINANZIARIO DEL COMUNE

In questi giorni abbiamo registrato gli interventi autorevoli di molti esponenti della politica sia Comisana che provinciale. Il tono, tranne qualche modesta eccezione, era quello di evitare il dissesto finanziario dell’Ente. Non c’è dubbio alcuno sul fatto che una tale misura rappresenta una iattura per tanti e soprattutto rappresenta la certificazione di un fallimento. Il fallimento della politica Comisana che, come dimostra il dibattito, ancora non riesce a fare chiarezza sulla genesi del disastro. Premetto che il sottoscritto fa parte a pieno titolo di essa e non pensa minimamente, in questi tempi di antipolitica e tecnicismo, di presentarsi come una figura diversa da quello che in molti decenni è stato: un cittadino di Comiso che ha partecipato alla politica della sua città e non solo, ricoprendo più volte incarichi sia di partito che amministrativi. Un politico, nell’accezione della gente.

 

E per rincarare la dose ricordo a tutti che sono stato un esponente della prima giunta Alfano e fra le tante cose fatte rivendico anche la scelta degli staffisti. Anche su questo argomento tanto clamore per nulla o quasi. In un momento in cui si parla tanto di difficoltà economiche e di lavoro la scelta di nominare, per quanto mi riguarda, due professionisti che si sono prodigati all’inverosimile per darmi una mano a portare avanti la gestione di un assessorato difficile, come quello dei Lavori pubblici e Servizi tecnologici, è costata alle casse dell’Ente circa 24.000 euro complessivamente. Ma non divaghiamo e ritorniamo al tema del dissesto. Per quanto è di mia conoscenza tutto questo dibattito ha poco fondamento, perché non esiste la possibilità di scelta tra la dichiarazione del Dissesto o la non dichiarazione. Infatti parliamo di una evidenza puramente tecnica che scaturisce dal monitoraggio di diversi parametri finanziari e soprattutto si rivolge alla gestione già effettuata. Mi spiego meglio, quando si fallisce, perché di questo si parla, è perché si sono spesi troppi soldi e non si può più fare fronte ai debiti. Quindi questa costatazione è squisitamente di natura tecnica, ripeto esiste anche un software in dotazione agli uffici comunali che la certifica. Per cui, se si agisce nell’ambito della legalità, non si può dire operiamo tutti assieme per evitare il dissesto.

 

O il dissesto c’è o non c’è. Se c’è, certificato come io credo, nessuno può pensare di far passare un bilancio in consiglio comunale che non tenga conto di esso. Se non c’è allora andiamo pure avanti in questo modo. Secondo le notizie di pubblico dominio con oltre 22 milioni di euro di debiti correnti per non parlare dei mutui. Facciamo a questo punto una piccola analisi. Il comune riceve ogni anno da parte dello stato e dalla regione e con le tasse che i cittadini pagano circa 20 milioni di euro. Con essi si devono pagare gli stipendi, le bollette, i servizi essenziali, le rate dei mutui e le spese indispensabili e urgenti. Inoltre si dovrebbero pagare i 22 milioni di euro di determine e scopertura bancaria. Ammesso che le entrate, a stento forse, coprono le spese correnti, in quanti anni si possono pagare i debiti in questo modo? Forse cinquanta, forse cento. E intanto continuando così la città che fine farà? La Comiso delle strade dissestate, della spazzatura, dei creditori languenti, dei servizi assenti che abbiamo conosciuta in questi giorni temo che sia solo la bella copia di quella che ci dobbiamo aspettare se si continua in questo modo. Cioè assoluta mancanza di risorse per le spese per investimenti di qualsiasi natura: sociale, culturale, di opere pubbliche fin anche alla normale manutenzione dei tetti, che già in tanti edifici comunali sono cadenti e non si riescono a risanare. Il disastro che ci attende, se non si prende atto di quello che c’è, sarà ancora più grande delle difficoltà, pur gravissime, che scaturiranno dal dissesto ( ammesso che esso ci sia ).

 

Allora io dico, per il bene di Comiso e pur sapendo di pagare un prezzo personale di ineleggibilità futura, se il dissesto c’è lo si dichiari subito. I politici paghino pure il prezzo che devono pagare e si ponga fine a questa agonia. I creditori riceveranno quanto loro dovuto a termini di legge. Gli uffici saranno, forse, ridimensionati, i Comisani faranno la loro parte e così si potrà ricominciare con una amministrazione finalmente sana che possa far crescere la nostra città. Questa ritengo è la via maestra, le altre sono solo scorciatoie per il baratro.

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