COME COMBATTERE LA CRISI ECONOMICA CHE HA COLPITO L’ITALIA E IL TERRITORIO IBLEO SECONDO ROBERTO SICA

Il Presidente della F.N.A.A.R.C (Federazione Nazionale Associazioni Agenti e Rappresentanti di Commercio) di Ragusa Roberto Sica, in una relazione, ha spiegato i contenuti dell’Assemblea Ordinaria svoltasi lo scorso 16 dicembre.

Secondo Sica, dal 2008 stiamo assistendo a una “Terza Guerra Mondiale incentrata sull’economia e la finanza globale” che ha portato a conseguenze epocali per imprese, famiglie e per le attività del nostro territorio che vivono esclusivamente di mercato. L’invasiva e “incontrollata” speculazione internazionale, in cui si è imbattuta più o meno consapevolmente anche ENASARCO (Ente Nazionale di Assistenza per gli Agenti e i Rappresentanti di Commercio), ha innescato una spirale viziosa che ha coinvolto soprattutto i paesi a più alto debito e deficit di bilancio.

E’ cronaca di questi giorni la difficoltà, o forse sarebbe meglio dire l’incapacità, della politica europea di trovare soluzioni efficaci e di svolta; ecco perché la speculazione si agita da mesi nella preoccupazione circa la sostenibilità prospettica dei debiti sovrani, in particolare, dei paesi con stock di debito consistenti come l’ Italia.

Su queste premesse il Presidente Sica ha poi spiegato perché è giusto sostenere la moneta unica europea: l’euro infatti, se mai dovesse crollare, provocherebbe una svalutazione  delle monete locali che renderebbe impossibile il pagamento dei debiti pubblici e privati contratti in euro, come ad esempio prestiti e mutui.

Secondo le previsioni del Centro Studi Confindustria nelle quattro economie dell’eurozona si potrebbe verificare un crollo del PIL che oscilla tra tra il 25% e il 50% e la perdita fra sei e nove milioni di posti di lavoro. I debiti e i deficit pubblici raggiungerebbero valori da “immediata insolvenza” persino in Germania. La deflagrazione dell’euro avrebbe poi conseguenze globali con effetti a catena, rendendo così necessario, se non indispensabile, risanare e tornare a crescere come sta già succedendo in Cina, Giappone e Stati Uniti.

“Per raggiungere questi obiettivi – ha spiegato Sica – bisogna reagire con  rigore, equità e sviluppo e dunque ripartire.”

L’ Italia cresce modestamente da oltre 20 anni mentre Ragusa arretra dal 2006 ed, già oggi, in recessione: la quinta dal 1980 e subito dopo quella del 2008. Le manovre di risanamento deprimeranno ancora di più il quadro economico e marcheranno ulteriormente la crisi dell’Italia e la previsione del PIL è stata corretta nel 2011 da + 0,7% a + 0,5% e nel 2012  da + 0,2% a – 1,6%. I licenziamenti poi aumenteranno: a Ragusa il tasso di disoccupazione è incrementato in un anno del 10% e il tasso di disoccupazione giungerà al 9%.

La pressione fiscale perverrà, nel 2012, al nuovo record del 45,5% del PIL con la pressione effettiva pari a oltre il 54%. Si comprimeranno reddito disponibile e consumi e caleranno gli ordini.

Bisogna uscire da questa fase “dura” con l’obiettivo di riequilibrio di bilancio e ripresa già nel 2012: la stabilizzazione del debito è la premessa del rilancio dell’economia mentre l’alternativa sarebbe continuare a subire tasse sempre più alte con servizi sempre peggiori fino ad arrivare al default.

Secondo la MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) nel 2010 il debito pubblico ha superato il PIL di quasi 300 milioni di euro senza considerare anche i costi dell’evasione, della corruzione, il costo della politica e l’inefficienza dei sistemi pubblici che arrivano a costarci oltre 300 miliardi di euro.

Con l’aiuto del rapporto dello SVIMEZ  (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) Sica ha messo inoltre in evidenza la sostanziale differenziazione territoriale per la variabile evasione in “Evasione per sopravvivenza” al Sud e “Evasione per accumulazione” al Nord: “Se come in un sogno si potesse recuperare su tali cifre si azzererebbe il debito in pochi anni!”

I soliti noti chiamati a pagare il risanamento, o ignoti, nel senso che contribuiscono a pubblicizzare le perdite ma mai a partecipare a benefici e poco o per nulla rappresentati, sono a tutti conosciuti ed in particolare la categoria degli agenti di commercio oramai vicino alla soglia della sopravvivenza con la probabile definitiva fuoriuscita dal mercato.

“Non sono previsioni apocalittiche – spiega ancora Sica – ma la conseguenza logica ed oggettiva della categoria per onere della pressione fiscale e previdenziale pervenuta a oltre il 60% : al netto di questa ultima manovra che prevede altra tassazione per circa 4000 euro pro capite fino al 2014 per ogni cittadino che, a Ragusa, significa un altro salasso di oltre 1,2 miliardi di euro.”

L ’aumento dei costi sempre più obbligati rispetto gli obiettivi di fatturato e non proporzionali ad esso, il  ridimensionamento del giro d’ affari, la  tendenziale contrazione provigionale dovuta al combinato disposto dell’ attacco delle mandanti su questa variabile e della contrazione del fatturato, il clima di “ scontro” dovuto essenzialmente agli obiettivi di breve respiro delle mandanti che scaricano innanzi tutto sugli agenti di commercio loro inefficienze ed incapacità colpendo l’anello debole della filiera: questi i fattori che più portano a pensare a una disfatta della categoria.

“Fin dall’assemblea del 2009 – ha poi continuato il Presidente della F.N.A.A.R.C – abbiamo indicato analiticamente la gravissima crisi in cui versa la nostra realtà economica, mercato da cui dipende anche lo sviluppo delle nostre agenzie.  Abbiamo aggiornato di anno in anno tali dati e, per ultimo,  abbiamo riferito lo stato di cose nel documento presentato al “ Tavolo per lo sviluppo e il lavoro” presso la CCIAA (Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura) di Ragusa il 15 novembre scorso. In tale incontro, da noi sollecitato e sostenuto, le forze economiche e sociali si sono mobilitate ed hanno convenuto una serie di azioni a partire da una Conferenza stampa congiunta del 17 dicembre 2011 e a una Manifestazione del 14 gennaio 2012.

Ci sembra un buon inizio di mobilitazione e noi parteciperemo stimolando le organizzazioni economiche e sociali della nostra realtà per instaurare un   “work in progress” su tale tema essenziale per il nostro rilancio economico da tempo non presidiato ed insufficientemente rappresentato nella sua gravità.

Le carenze del “sistema Ragusa” sono chiare ed hanno già prodotto poco rassicuranti risultati circostanziati dai report degli indicatori economici e congiunturali.

A tali caratterizzazioni si aggiunge la circostanza dei giorni nostri di una vera e propria minaccia degli “asset” economici ed istituzionali che in passato hanno fatto “in positivo” la differenza della realtà ragusana, senza, di contro, conoscere quale istituzione/soluzione si adotta per ottimizzare compiti e funzioni ed obiettivi di buona ed efficiente performance. Mi riferisco in particolare alle notizie poco rassicuranti sui temi quali ad esempio l’eliminazione della Provincia Regionale di Ragusa, l’eliminazione dell’ Area di Sviluppo Industriale (ASI), la crisi dell’ Università e il suo futuro, il welfare socio/sanitario, la perdita di risorse per investimenti pubblici, il mancato utilizzo di risorse disponibili, il Piano Paesistico e gli assetti idro geologici ed ecologici, il Parco degli Iblei, i Comuni in dissesto  e le infrastrutture in itinere e da realizzare ed in particolare l’aeroporto di Comiso.”

Su queste basi verrà proseguito il monitoraggio di tali “asset”  per trovare soluzioni condivise e positive che abbiano un impatto decisivo per il futuro delle nostre imprese e delle nostre famiglie.

“Abbiamo indicato una via d’uscita da questa spirale che da “viziosa” potrebbe essere “mortale” per la nostra realtà. Tale azione, locale, si sostanzia nel creare l’unica via d’ uscita dalla “crisi nella crisi” del modello Ragusa, ricreando un ambiente competitivo, in tutte le direzioni, costituendo un partneriato pubblico/privato a leadership delle forze economiche e sociali per pervenire a un  concreto rafforzamento strutturale del potenziale di crescita del territorio.”

È da tempo che si analizza, si riflette e si  agisce sul fronte del sostegno delle azioni a garanzia e tutela della categoria nelle varie sedi in cui il sindacato di Ragusa ha avuto l’opportunità di farlo.

Si è tentato infatti di dare soluzioni, all’interno della FNAARC e della Confcommercio in sede nazionale, regionale e locale sui temi quali la fiscalità, gli Accordi Economici Collettivi, l’ Enasarco, la formazione professionale e la cultura d’ impresa e ancora la cultura sindacale e di categoria e il progresso e lo sviluppo economico.

“Abbiamo avuto le idee chiare, ci siamo schierati; siamo i fondatori del Gruppo rinnovamento FNAARC,  cercando di trovare sempre la migliore condizione da proporre alla nostra classe dirigente per pervenire alla migliore rappresentazione della tutela degli interessi comuni. La stessa prospettiva è stata sviluppata negli organismi provinciali della Confcommercio che ci ha visti portatori di soluzioni e proposte per la vita dell’organismo di categoria che sta attraversando un particolare e difficile momento.

Naturalmente, visto che siamo fondatori del gruppo sopra nominato di rinnovamento è evidente che non tutta la strada da fare è compiuta. Infatti se vogliamo fare il punto della situazione della categoria, anche facendo riferimento a questa mole di attività realizzata precedentemente dal nostro sindacato provinciale, si puo’ fare la seguente rappresentazione  condivisa anche da un recente studio, svolto dall’Osservatorio Economico di Firenze FIARC o scorso ottobre, che perviene alle stesse conclusioni che abbiamo da tempo messo in evidenza: la macroeconomia è invasiva nel processo produttivo impresa/agente/mandante e impedisce ogni sviluppo concreto in senso dinamico e competitivo del rapporto aumentando così il fattore di scontro agente/mandante.”

Di conseguenza gli agenti italiani diminuiscono più delle previsioni, – 5% fra il 2008 e il 2010. Si innesca una perdita appeal della professione, sia quale ammortizzatore di disoccupazione che per opportunità imprenditoriale / professionale. Inoltre l’età media del comparto anziano scende a 46 anni, e l’indice d’ingresso dei giovani risulta basso, intorno ai 36 anni. L’ENASARCO ha una bassa contribuzione,  il 50% ha 10 anni d’ iscrizione e l’evasione contributiva cresce.

Nel 2010 il fatturato è diminuito dell’ 11, 47%, i costi sono lievitati del 6,67% fra il 2009 e il 2010 e si è contratto l’utile medio, nonostante la drastica riduzione e contenimento da parte dell’agente dei costi che hanno sopportato ulteriori sacrifici.

Uno scenario dunque sostanzialmente “ in difesa”  dell’agente italiano , ripiegato su se stesso, piatto nei ricavi, con un deciso trend negativo nel secondo semestre del 2011, ed in incremento nei costi.

L’atteggiamento è “come se stesse a guardare gli eventi” anzi li subisce passivamente senza chiedersi quali opzioni future e prospettive di crescita.

Di fatto, sostiene il report dell’ Osservatorio Economico di Firenze presentato lo scorso Ottobre, il comparto degli agenti di commercio “avrebbe perso 10 anni e alcuni asset quali aziende, valore aggiunto, ruolo”.

Cosa ci aspetta per il futuro quindi? “Dipende da noi” – risponde Roberto Sica – o  il rilancio della categoria e l’appropriazione del giusto riconoscimento di tale professione che intermedia buona parte del PIL italiano dal dopoguerra a oggi e che è stato e continua ad essere uno dei più decisivi asset dello sviluppo economico del nostro Paese oppure il prosieguo della costante erosione che sta decimando la categoria impedendone

un corretto turn-over.”

Il Sindacato dunque oltre gli originali e compiuti compiti idi assistenza e tutela deve continuare a trovare soluzioni e reagire al tentativo, sempre più palese ed autodistruttivo, della marginalizzazione dell’agenzia da parte delle mandanti. Essere attore di “possibili” strategie di sviluppo per poi far capire ai soggetti interessati quali le imprese, le mandanti, le istituzioni che l’ agenzia commerciale italiana è stata e sarà la migliore soluzione per il sostegno del fatturato italiano, ammortizzatore del disequilibrio aziendale

Uscire dall’attuale “empasse” di scontro che innesca un circolo vizioso agente/preponente e costruire relazioni di business, sindacali e contrattuali coerenti con il reciproco sviluppo e vantaggio agente/mandante. Abbattere la tendenza all’ arretramento di oggi delle strategie delle preponenti a pure variabili conservative e per finire verificare la stoltezza delle azioni di breve termine delle preponenti depressive nei confronti delle loro reti commerciali con interventi che alla fine sono un boomerang per la mancanza di respiro strategico.

“Il tempo è poco –  conclude Sica – e qualcuno dice che queste soluzioni devono essere adottate entro il 2012 ma noi siamo certi che assieme riusciremo e questo è stato l’ appello fatto dal nostro Sindacato all’assemblea nazionale di Milano dello scorso 2 dicembre. Abbiamo dato e chiesto unità, coesione e spirito di reazione a questo stato di cose. In tempo di crisi le società tendono a non progettare il loro futuro; noi reagiamo e diciamo che… questo è il nostro futuro!”

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