CITTADINI…SUDDITI… O VACCHE DA MUNGERE?

Il Garante della Privacy, Francesco Pizzetti ha bacchettato il governo per le norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali perché rappresentano “strappi forti allo stato di diritto”.

 «È proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli. È proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori. Sentiamo in bisogno di lanciare questo monito anche perché vediamo che è in atto, a ogni livello dell’amministrazione, e specialmente in ambito locale, una spinta al controllo e all’acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno.».

Questa frase riferita a Pizzetti è sicuramente molto forte e non può lasciare indifferenti coloro che hanno a cuore lo stato di diritto e i diritti di noi cittadini.

Pur comprendendo il punto di vista del garante che è investito del ruolo di sentinella delle possibili violazioni della riservatezza, mi sembra che un qualche elemento di fragilità nella tesi di Pizzetti ci sia …

La “riservatezza” è un diritto di cittadinanza certamente delicato che la grande capacità di controllo offerta dallo sviluppo tecnologico minaccia in modo sempre più frequente e sempre più pervasivo.

Ma parliamo appunto di un diritto del “cittadino” che a mio modesto avviso può essere preteso da chi “acquisisce” e “mantiene” con pienezza la qualifica di cittadino cioè di appartenente alla comunità civile.

Vogliamo allora parlare dei “doveri di cittadinanza”? E primo tra tutti questi doveri quello di rispetto delle regole del vivere civile e dell’assolvimento degli obblighi di solidarietà che si sostanzia nel pagamento delle tasse!

Le dimensioni del fenomeno dell’evasione fiscale e gli effetti distorti e grotteschi che ne derivano pongono il nostro Paese in una situazione che è chiaramente “di emergenza democratica”.

Due mesi fa (il 12 gennaio), ho fatto outing confessando che secondo i risultati del sito www.info.ipref/classifica  risultavo appartenente al 6% più ricco d’Italia, ma il tono ironico e un po’ scanzonato di quella riflessione non deve nascondere gli effetti distorsivi connessi: solo a titolo di esempio mio figlio, quando andrà all’università probabilmente si troverà a pagare più tasse e maggiore partecipazione ai servizi dei giovani rampolli di quella borghesia benestante che passeggia in suv, villeggia in barca, veste “griffata” dalla testa ai piedi e risulta semi-indigente agli archivi dell’Agenzia delle Entrate!

C’è qualcuno che ponga in dubbio che questo mina dalle fondamenta il rapporto di reciproca fiducia tra cittadino e istituzioni? 

C’è qualcuno che può convincere me e tutti gli altri “contribuenti fino all’ultimo centesimo” che la differenza tra essere trattati da “cittadini” piuttosto che da “sudditi” sia connessa alla possibilità per lo Stato di controllare i movimenti dei conti correnti, o comunque di indagare sulla congruità del tenore di vita dei cittadini con le imposte pagate?

In verità uno stato “veramente democratico” (e non solo formalmente) deve guardare in faccia la realtà e se la realtà parla di evasione fiscale massiccia e diffusa in larghi strati della popolazione “deve” porre in essere “tutti gli strumenti” possibili a ripristinare un livello dignitoso di legalità!

Forse non sono di palato buono, ma se a seguito dei controlli sui rapporti bancari si perseguirà un briciolo di legalità contributiva forse non sarò trattato da “cittadino”, forse sarò più un “suddito”, ma sicuramente non sarò una “vacca da mungere” e non mi sentirò beffeggiato da coloro che con tenore di vita multiplo del mio dichiarano solo una frazione del mio reddito!

 

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