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CINEMA E TAX CREDIT IN SICILIA
19 Ago 2013 14:32
Il 13° Festival del Cinema di Frontiera di Marzamemi non è solo corti, documentari e lungometraggi, ma anche un’occasione di incontro tra registi, attori, addetti ai lavori del mondo del cinema e dell’audiovisivo. Una realtà dai numeri a tanti zeri a partire dai professionisti e dalle maestranze che il cinema, e l’audiovisivo più in generale, circuita ogni volta che viene messo in produzione un film o un prodotto video. Ciò nonostante, in Italia, non si riesce a vedere nel cinema un’industria a tutti gli effetti che produce risultati non solo in termini di fatturato, ma anche di benefici per tutto l’indotto che gravita attorno alla macchina da presa. Un’industria culturale che può e deve competere a pari merito con le altre forme di “industria”.
All’indomani dell’annunciata decisione del Governo di tagliare il finanziamento di 90milioni previsto per il tax credit a 40milioni con il conseguente abbandono da parte degli invitati del tavolo di concertazione voluto dal Ministro alla Cultura, a Marzamemi è stato organizzato un tavolo di confronto e proposta. Presenti i principali addetti ai lavori ed esponenti del mondo del cinema e dell’audiovisivo siciliano e non solo. L’appuntamento si è svolto alla Loggia di Villadorata sabato 27 luglio alle 19, all’interno della 13° edizione del Festival internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi. L’incontro, dal titolo “Cinema impresa e territorio. Cinema e tax credit in Sicilia, nuove possibilità di intervento nel campo delle produzioni e manifestazioni audiovisive”, è stato moderato dalla giornalista Michela Giuffrida e ha visto la presenza del direttore della Film Commission Pietro Di Miceli, il sindaco di Pachino Paolo Bonaiuto, l’avvocato Diana Rulli esperto in tax credit, Fabio Montesano in rappresentanza del Coordinamento regionale dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili e Tonino Palma rappresentante della Confederazione nazionale artigiani, oltre alle sigle che rappresentano il cinema italiano: Pasquale Scimeca per l’Anica, Sino Caracappa per l’Amec e Roberto Andò per 100 Autori.
Promosso dal Festival internazionale del Cinema di Frontiera, l’incontro ha mirato a fare incontrare i soggetti che ricercano finanziamenti per il cinema con gli imprenditori (e i loro commercialisti) che possono utilizzare il tax credit per investimenti sul cinema, ma anche per stilare un documento ufficiale condiviso da proporre al governo affinché possa essere ripristinato il fondo del tax credit per il cinema e per istituire un tavolo tecnico per verificare se la Sicilia, quale regione a statuto speciale, possa ampliare il tax credit nazionale.
“Un incontro – ha affermato Nello Correale direttore artistico del Festival nella sua apertura dei lavori – che fa parte di un percorso che è iniziato a Taormina e che terminerà in ottobre a Palermo dove organizzeremo gli Stati generali del Cinema. Il tax credit ha dato ottimi risultati in Italia, ma a macchia di leopardo. Alcune regioni utilizzano il 70% delle risorse mentre altre, tra cui la Sicilia, non le utilizzano affatto. Tra i nostri obiettivi la diffusione informativa del tax credit: attraverso i Festival cinematografici, anche i più piccoli, e attraverso “l’istruzione” dei dottori commercialisti, vero trait d’union con le imprese”.
“I Festival – ha affermato Pietro Di Miceli, direttore della Film Commission – sono elementi di unicità perché oltre al cinema rappresentano il mondo del lavoro. Sono molto contento di essere a Marzamemi, in occasione di un Festival che conferma una qualità elevata. Sappiamo tutti che la Regione siciliana sta vivendo un momento di grande ristrettezza economica, ma questi incontri dedicati al tax credit sono necessari per riuscire a stilare una proposta condivisa, da sottoporre all’attenzione dell’Assemblea regionale siciliana. Il 23 ottobre potrebbe essere l’appuntamento specifico tanto atteso che dovrebbe consentire di avere una proposta da consegnare alla parte politica. E’ necessario dunque sopperire ad una carenza della politica e fare una proposta all’assessore. Noi, tutti insieme, dobbiamo essere da supporto e stimolo affinché la classe politica si impegni a risollevare le sorti del cinema”. Solo in questo modo si sarà reso un servizio e dato un contributo.”
A spiegare il tax credit nel dettaglio e con grande competenza è stata l’avv. Diana Rulli, esperta in materia. “Il tax credit – afferma la Rulli – è uno strumento finanziario poco conosciuto. Se volete lo si può paragonare ad un festival di frontiera, come questo che ci ospita, perché ha il merito di unire due mondi che comunicano poco: l’industria cinematografica e l’industria tradizionale. Il tax credit è nato nel 2007 (legge Bordon-Carlucci) per dare ulteriori risorse finanziarie al quale il legislatore ha tolto risorse. Ci sono state delle resistenze sotto il governo Prodi; è stato abrogato da Tremonti e dopo la sommossa del mondo del cinema è stato ripreso da Tremonti. L’UE ha sostenuto che fosse considerato come “aiuto di Stato”, di certo un fanalino di coda rispetto a misure importanti già attuate nel resto dell’UE. Il tax credit – continua l’avv. Rulli – si rivolge dunque anche risorse esogene e non solo endogene. Un “prodotto” nuovo, dunque, che rappresenta un’eccezione culturale poiché si tratta di vedere nel film un prodotto (come nell’industria),sebbene di natura artistica (fino ad ora non considerato come prodotto).”
Le disposizioni sul tax credit – credito d’imposta – prevedono la possibilità di compensare debiti fiscali (Ires, Irap, Irpef, Iva, contributi previdenziali e assicurativi) con il credito maturato a seguito di un investimento nel settore cinematografico. Destinatari sono le imprese di produzione e distribuzione cinematografica, gli esercenti cinematografici, le imprese di produzione esecutiva e post-produzione (industrie tecniche), nonché le imprese non appartenenti al settore cineaudiovisivo associate in partecipazione agli utili di un film dal produttore di quest’ultimo. Il credito di imposta spetta dunque anche all’investitore “esterno” (ovvero diverso dal produttore cinematografico), che fornisce un apporto di capitale alla realizzazione di un film. Si tratta di agevolazioni fiscali che danno all’imprenditore la possibilità di non pagare tutti quei contributi dovuti (F24) e di avere un credito.
ll credito di imposta “endogeno” (di produzione) può essere chiesto dalle imprese di produzione cinematografica per un 15% del costo complessivo di produzione, anche nel caso di produzioni associate. Nel caso di produzioni con contratti di appalto il credito di imposta spetta sia al produttore esecutivo sia al produttore appaltante. Sono beneficiari del credito d’imposta:
Film di nazionalità italiana; Film riconosciuti di interesse culturale dalla Commissione per la cinematografia. Nell’ambito di questi ultimi, la Commissione per la cinematografia può attribuire l’ulteriore qualifica di “film difficile”, ai fini di un maggior livello della soglia di aiuti pubblici e quindi anche dell’entità del beneficio fiscale.
Per accedere alle agevolazioni fiscali, le imprese di produzione devono chiedere alla direzione generale per il Cinema il riconoscimento dell’eleggibilità culturale dei film prodotti. I film in oggetto sono sottoposti a un test di eleggibilità. Viene effettuata una specifica istruttoria tecnica. Se entro il mese successivo alla richiesta di riconoscimento non interviene un provvedimento di diniego, il film ottiene automaticamente l’eleggibilità culturale. Condizione fondamentale è il rispetto del vincolo di territorializzazione in Italia che prevede che deve obbligatoriamente essere speso sul territorio nazionale un importo pari ad almeno l’80% dell’entità del beneficio fiscale.
Il credito di imposta “”esogeno” spetta all’investitore “esterno” (ovvero diverso dal produttore cinematografico) che fornisca un apporto di capitale alla realizzazione di un film, non superiore al 49% del relativo costo di produzione. Il beneficio fiscale è pari al 40% dell’apporto fornito. Se l’investitore esterno che dà un apporto alla produzione è un’impresa di distribuzione, il credito d’imposta è del 20%. E’ necessario che almeno l’ 80% dell’apporto esterno ricevuto sia speso dal produttore del film sul territorio nazionale. Lo strumento giuridico attraverso il quale si può dar seguito all’apporto di capitale è il contratto (tra produttore cinematografico e impresa esterna) di associazione in partecipazione agli utili del film. Nel contratto, gli utili dell’investitore associato non possono superare il 70% degli utili complessivi realizzati dall’opera.
Anche alle imprese di distribuzione cinematografica è riconosciuto un credito d’imposta:
– del 15% delle spese sostenute per la distribuzione nazionale di un film, se riconosciuto di nazionalità italiana e di interesse culturale; – del 10% delle spese sostenute per la distribuzione nazionale di film riconosciuti di nazionalità italiana.
Gli esercenti di sale cinematografiche possono beneficiare di un credito d’imposta pari al 30% delle spese complessivamente sostenute per: acquisto di apparecchi di proiezione e riproduzione digitale; acquisto impianti e apparecchi per la ricezione del segnale; formazione del personale; ristrutturazione e conformazione delle cabine di proiezione e degli impianti.
“Interessanti i vantaggi per un investitore esterno – continua l’avv. Rulli – perché ha la possibilità di patrimonializzare la propria impresa, il proprio marchio che potrà essere indicato nei titoli del film. Un volano d’eccezione in Italia e in Europa e nei paesi extra europei. L’impatto economico è importante. L’imprenditore non assume i rischi dell’impresa perché si realizza con un contratto e non ha rischi, eventuali perdite non lo riguardano; bensì può beneficiare del 70% degli utili del film. Gli utili hanno una tassazione minima (5%) e si può anche fare product placement, cioè esporre i propri marchi e citare il nome dell’azienda. Va tutto in percentuale in base al budget dell’investimento. I contratti sono a forma libera e possono prevedere delle clausole di way out, operazione con pochissimi rischi.”
“Ci sono anche dei punti di debolezza – sottolinea l’avv. Rulli – per i quali il meccanismo si inceppa: primo fra tutti lo scetticismo, il pregiudizio culturale dell’imprenditore esterno che nutre diffidenza nell’imprenditorialità del cinema. A seguire l’obbligatorietà dell’uscita in sala dell’opera. Perché è molto complicato per un’opera uscire in sala. Personalmente – contina l’avv. Rulli – in qualità di consulente dei giovani produttori ho proposto di considerare anche l’uscita su Internet. Il Ministero sta valutando tale proposta. D’altronde se si pensa che i beneficiari sono non solo lungometraggi e documentari, ma anche corto per i quali non si prevede l’uscita al cinema non si capisce perché la mia proposta debba trovare eventuali oppositori tra gli addetti ai lavori”.
“Il tax credit – prende la parola Fabio Montesano del Coordinamento regionale dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili – è una leva fortissima perché se lo stato investe 1.000 euro nel cinema, in realtà se ne ricavano 4.000 sul PIL. Grazie al tax credit si è passati da una logica assistenziale a una di mercato. Il contributo il regista se lo deve conquistare. Come è accaduto a “Che bella giornata” di Checco Zalone che è frutto del tax credit. In questo campo banche, assicurazioni, società finanziarie la fanno da padrone. Manca un’impresa manifatturiera del sud che potrebbe trarre una grossa agevolazione. Le banche hanno messo a disposizione le loro migliori sedi come set dei film. Un altro strumento è il Fondo di Garanzia finanziato dal Mediocredito centrale. Il tax credit – continua Montesano – ha anche un ruolo commerciale, perché non serve solo a compensare l’F24 ogni 16 del mese, ma anche ad aiutare il mondo del cinema nel fare la pianificazione dell’investimento per la realizzazione del film. E’ un prodotto medio-lungo che si realizza anche in 24 mesi. Quindi bisogna ben organizzare il business plan.” Anche l’intervento di dottori commercialisti segnala il già ribadito problema culturale per il quale l’imprenditore non vede nel mondo del cinema un’impresa. “Anche il finanziamento del tax credit costituisce un limite alla già delicata realtà del cinema – precisa il dott. Montesano. Scaduto nel 2012 e rifinanziato nel 2013, per il 2014 dei 90milioni di euro previsti ne sono stati confermati solo 40milioni. Tre parlamentari stanno cercando di impegnarsi per ripristinare la somma prevista, ma non abbiamo ancora certezza. Anche sulla Regione Siciliana – conclude – è necessario fare pressione affinchè venga attivato un tax credit siciliano per fare marketing territoriale.” Un altro punto importante è anche legato ad una corretta conoscenza e informazione indirizzata agli imprenditori per aiutarli a superare il pregiudizio legato al cinema. Questo il punti di vista di Tonino Palma, rappresentante della CNA che ha comunicato la recente costituzione del gruppo Comunicazione all’interno dell’associazione degli artigiani. “Questo gruppo – afferma Palma – può essere la cassa di risonanza per far conoscere il tax credit al nostro mondo. La prima occasione utile per fare conoscere questo strumento potrà essere durante la nostra convention di settembre – ottobre a Palermo.”
Di deriva di abbandono progressiva da parte della politica ha invece parlato Roberto Andò in rappresentanza di 100 Autori, chiedendo il ripristino di un intervento più razionale del superato assistenzialismo. “E’ sicuramente difficile ritagliare un mercato al cinema, perché la politica non ha posto degli interventi chiari e oggi si trova molto più indietro. Così è accaduto che il tax credit divenisse un’occasione per puntellare il cinema italiano. Certi film non si faranno perché i 45milioni, e non i 90 previsti, fan sì che si facciano ancor meno film. Sicuramente colpendo il prodotto migliore purtroppo – afferma Andò. Il tax credit dà valore e forza alla produzione indipendente ed è per questo che quando alcuni di noi sono stati contattati dal Ministero della Cultura per fare gli Stati generali del cinema, avendo appreso le notizie contraddittorie del Governo abbiamo deciso di abbandonare il tavolo. Perché nonostante ci sia una posizione favorevole nelle intenzioni il Governo afferma subire la negatività di una opposizione interna. A questo si aggiunge – dichiara Andò – la disinformazione pilotata dall’informazione italiana. Il cinema produce numeri interessanti sempre. Al Festival internazionale la sua valorizzazione produce dati che sembrano totalmente in distonia con la linea adottata dalla politica. Poi c’è anche l’idea incivile che la destra ha propagandato – continua Andò- che il cinema è di sinistra e quindi si è creato un liberismo imbarazzante. Bisogna boicottare occasioni di discussione e puntare a dare massima visibilità a Venezia.” Riagganciandosi alla proposta dell’Avv. Rulli di pensare ad Internet come veicolo di visione dei film Andò aggiunge che bisogna fare una battaglia di civiltà per salvaguardare la sala. La sala è il luogo per definizione del cinema. Altrove è il luogo dove si giocano i soldi del cinema. Qui, in Italia, non si capisce perché il cinema non possa essere un’industria strategica.
A sostenere la tesi che il cinema sia un’industria fatta di piccole realtà produttive, indipendenti nella stragrande maggioranza dei casi è Pasquale Scimeca (ANICA). Un aspetto importante – afferma Scimeca – è che una parte del tax credit è andata alle grosse “aziende”. L’investimento dello Stato nel cinema è il più basso, ma dà un livello occupazionale più alto e riguarda i giovani che sono i professionisti del cinema . Il problema delle sale – continua Scimeca – ha anche una valenza sociale. In paesi deserti la sala permette di uscire, andare a mangiare, diventa centro di aggregazione e muove un indotto”.
E’ di pochi giorni la notizia che il fondo previsto per il tax credit è stato ripristinato con l’importo di 90milioni di euro previsti inizialmente. Interpellato Nello Correale, direttore artistico del Festival, ha dichiarato che “la notizie, seppur positiva, è sicuramente una “non notizia” che invece ha avuto una risonanza spropositata da parte dei media. La vera notizia sarebbe stato un aumento di investimento per la cultura e il cinema. Non la restituzione di quanto già previsto.”
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