“CINCINNATO, ANTICO MODELLO SEMPRE VALIDO”

Oggi, e da tanto tempo, nelle nostra città regna tristemente lo squallore politico, naturale riflesso di quanto accade a livello nazionale. Il centro destra (non vi è proprio nulla della destra ideologica riconosciuta) ha insiti  nel proprio apparato, i retaggi aridi e le meschine mbizioni di potere  della cordata precedente, che faceva  capo all’ex sindaco, poi divenuto novello luminare nell’interpretazione della versione contemporanea   dellaformula  “equilibri più avanzati”, posta in essere dallo stesso, all’inverso di come  la intendesse un tempo Craxi, quale avvicinamento della sinistra  verso l’opposta direzione.

Niente di grave, perché “certo popolo ragusano”  ha gioito ugualmente e vive ancora di rendita per la  gloria conquistata dal suo conterraneo ex primo cittadino, magari non proprio uno stilnovista nell’”ars dicendi”, ma pur sempre  abile slalomista, nell’ eludere gli ostacoli che portano al successo. Egli è infatti diventato detentore di potere vero, in quanto assurto alla prestigiosa orte di re Artù alla regione Sicilia, trovando uno scanno privilegiato, quale baldo capitano di ventura proveniente dalla nobile terra iblea, per noi insalutato ospite. Attualmente la destra ragusana, ormai rinnovata e arricchita di nuovi Soloni e ideologi, grazie ad un farneticante mosaico costituito da gruppi dalle sigle deliranti del tipo “Territorio” “ Megafono” e la già nota “ Ragusa di nuovo grande”   ha istituito una sorta di “triangolo delle Bermude”.

Al suo cospetto malefico sono infatti scomparse congreghe politiche ben note, come “UDC” e “FLI”, che avevano avuto  a suo tempo, un ruolo determinante , insieme ad altre dieci liste (scusate se è poco avrebbe detto il grande Totò) nell’ elezione del sindaco di cui sopra. La nuova santa alleanza, ad oggi sostenuta da cinque liste, propone a sindaco un candidato nuovo,  eterno secondo delle passate elezioni e mai domo nell’inseguire l’obbiettivo del trionfo, quasi ne derivasse l’ultima e strenua felicità,da sempre  agognata. Ascoltando i discorsi dei protagonisti  del solito gruppo politico, attraverso  le interviste rilasciate  agli addetti alla cronaca, s’intuisce come sempre che, il loro intento è quello di portare a compimento operazioni che garantiscano vantaggi solo sul piano della clientela elettorale. Non a caso infatti, i maggiorenti delle categorie di varia composizione, conformemente al rituale di sempre, precedendo di qualche giorno l’irruzione della campagna elettorale, si presentano al cospetto del candidato più pronosticato alla vittoria finale, per inoltrare le istanze   favorevoli  agli interessi delle  proprie corporazioni. Pertanto assistiamo alla passerella degli imprenditori di ogni settore, da quello edile al commerciale, e di recente agli operatori del turismo. C’è sicuramente una categoria a parte, che si frega le mani insilenzio per l’eventuale elezione del suddetto candidato sindaco. Essa è quella dei notabili e dei “nostalgici nobili” (ancora  questo bubbone!), dal momento che il presunto sindaco è ad essi legato da vincoli di rango e di parentado.

Nel centro sinistra invece (anch’esso in crisi di coerenza con la matrice ideologica originaria), vi è un marasma generale. Gli interni  conflitti d’ opinione, aggravati  dall’istituzione di due circoli cittadini diversi, facenti capo a personaggi dello stesso partito ma di opposte tendenze, l’incertezza nella scelta di una figura idonea a contrapporsi  al rappresentante, forte di una corposa  borghesia perbenista e clientelare, cui non mancherà  l’antico e ignobile sostegno clericale, rischiano di porgere in un piatto d’argento la vittoria finale agli avversari, con l’ennesimo grave danno per la popolazione iblea onesta e laboriosa.

Davanti a questo triste panorama,  il sottoscritto, che ama la sua città e non vorrebbe che la stessa  finisse ancora una volta in mano a gente affarista e per nulla impegnata nel sociale, esorta  la sinistra a compattarsi, unita insieme alla società civile, ripetendo la passata esperienza, dove un vero signore della contesa politica ragusana, nonché brillante avv. Guastella perse sì il confronto con l’antagonista, votato per interesse anche dagli extra terrestri, ma fu sicuramente il  vero vincitore morale.  A tal proposito, senza che io  abbia contattato l’interessato al riguardo, perché non faccio parte di alcun gruppo politico, né conoscendone le intenzioni personali, avrei un umile suggerimento da fare ai dirigenti del PD, ove contrastare efficacemente e, probabilmente con successo i sostenitori del fantomatico “triangolo politicamente tendenzioso”. C’è una persona di vero carisma , sicuramente appartenente alla parte migliore della Ragusanità, che in passato ha svolto il ruolo di politico con umiltà e competenzasenza fare mai ricorso a strane alleanze, ma dimostrando  sempre coerenza e fatti concreti nell’interesse della collettività iblea, senza distinzione di classi e ceti. Egli  da tanto tempo non si occupa di politica attiva, ma non è rimasto a vegetare, ricordando i fasti di un tempo. Attualmente infatti  opera  proficuamente  nella cultura, e con l’entusiasmo e la solerzia che lo ha contraddistinto sempre, contribuisce ad elevare  lo spirito  ragusano, organizzando convegni ed incontri di grande interesse intellettivo, presso il noto “Centro studi Feliciano Rossitto”, che io frequento. Qui  ho avuto modo di conoscerne le  profonde qualità, e senza nulla  togliere ai meriti degli amici del PD, papabili aspiranti alla candidatura a sindaco, penso che Giorgio Chessari, o onorevole Chessari,come ancora tutti lo conosciamo, sia il baluardo più valido ed efficace da contrapporre al centro destra. Sarebbe quindi necessario andarlo a scomodare, e distoglierlo  per qualche tempo dalle sue passioni intellettive ,per tornare in politica e contribuire in modo determinante alla rinascita di Ragusa.   Sarebbe come restaurare, in un contesto molto più modesto (mi si consenta il paragone) l’esperienza  dell’antica Roma, che per essere salvata nei momenti di pericolo, causati da una politica estera  disastrosa, richiamò ben tre volte Cincinnato, che aveva lasciato la cosa pubblica, per dedicarsi al lavoro dei campi, e occuparsi del mantenimento della famiglia.

Lettera firmata

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