CHIUDONO LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: CHIUDE L’ITALIA

Anche da Ragusa, come avviene contemporaneamente nel resto d’Italia, la Confesercenti lancia un grido d’allarme rispetto ad una crisi economica sempre più drammaticamente presente con la chiusura quotidiana di tantissime piccole e medie imprese, la vera ossatura dell’economia ragusana e italiana. Se non si arriva ad una inversione di tendenza, significa che l’Italia chiude. “Nel 2011 le famiglie italiane hanno cominciato a sperimentare gli effetti negativi delle grosse difficoltà della nostra economia – spiega Massimo Giudice, direttore provinciale Confesercenti – Passato poco più di un anno da una pesante recessione, che aveva già colpito profondamente i bilanci delle famiglie, un’altra fase difficile si sta profilando. Le famiglie italiane, il cui reddito disponibile si è complessivamente già ridotto, in termini reali, di oltre 5 punti percentuali in un triennio, si trovano ora pericolosamente esposte alle turbolenze in atto. Gli interventi di politica fiscale hanno rappresentato poi, come noto, un altro fattore che ha influito negativamente sul reddito disponibile delle famiglie italiane già nel 2011 e avranno come epicentro proprio il triennio 2012-2014.

Le misure introdotte nelle varie manovre presentate nel corso dell’anno hanno difatti interessato in buona parte, direttamente o indirettamente, anche i consumatori. E le misure addizionali presentate a fine anno implicano ulteriori correzioni del reddito delle famiglie, conseguenti agli interventi sulle entrate (ad esempio l’aumento delle addizionali e l’introduzione dell’Imu, o l’incremento delle accise) e a misure sulle spese (trattamenti pensionistici, ecc.). Sulle prospettive del reddito delle famiglie, e di conseguenza della spesa per consumi, nel biennio di previsione pesano naturalmente anche gli andamenti del mercato del lavoro. Dato lo scenario di recessione, è inevitabile prevedere un’ulteriore incremento della disoccupazione”. A seguito dell’operare di tutti questi fattori negativi, i consumi hanno cominciato a ridursi già negli ultimi mesi del 2011. Per l’anno in corso si prevede una riduzione di circa l’1,4%, che proseguirà anche il prossimo anno, con almeno un -0,5%. “La situazione di stasi o crisi dei consumi delle famiglie non poteva non avere un impatto sul commercio al dettaglio, ovviamente, ed in particolare sulle imprese distributive di minori dimensioni – rileva Riccardo Santamaria, presidente provinciale Confesercenti – In realtà, queste ultime sono almeno 4 anni che registrano andamenti negativi del proprio fatturato (-6% tra 2008 e 2011); lo scenario diventa poi fosco se calcoliamo la dinamica delle vendite al netto dell’inflazione dei beni: infatti, in termini reali la perdita ammonta al 14%. La situazione di crisi che, tra alti e bassi, perdura dal 2007, con conseguenti rallentamenti della produzione, dei consumi, problematiche di bilancio ha avuto effetti anche sul sistema imprenditoriale, sulle pmi, in particolare, e su quelle dei servizi in misura rilevante: negli ultimi quattro anni si registrano oltre 150.000 imprese in meno (saldo tra iscritte e cessate) nei settori commercio e turismo, di cui circa 72.000 nel commercio al dettaglio. Il saldo negativo dei posti di lavoro perduti è di circa 450.000. Purtroppo anche in provincia di Ragusa, da sempre vista come modello economico da cui prendere spunto, la crisi ha portato alla perdita di numerosi posti di lavoro e alla chiusura di molte imprese oltre che alla paralisi di parte della produzione. Ecco perché chiediamo che ci si adoperi per un’inedita e concreta inversione di tendenza. Chiediamo alla Provincia, fino a quando sarà operativa, e ai Comuni, di costituire un tavolo di lavoro che, assieme alle parti sociali e ai vari rappresentanti di categoria, possa essere una vera e propria cabina di regia per poter tutti insieme lavorare proficuamente nella ricerca di soluzioni e iniziative che siano da supporto alle piccole e medie imprese, le più colpite da questa crisi. Pensiamo ad interventi locali e sgravi per cercare di tutelare le aziende”.

La Confesercenti della provincia di Ragusa si unisce alle Confesercenti del resto d’Italia nelle proposte lanciate a livello nazionale per un fisco più a misura delle piccole e medie imprese. Viene chiesto di istituire un regime semplificato basato sul monitoraggio fiscale per imprese e lavoratori autonomi con particolari caratteristiche (beni strumentali fino ad un certo valore, numero addetti limitato, ad es. non più di tre o cinque, attività prevalente rivolta all’interno – no esportazioni o comunque limitate) con volume di ricavi attribuibili diversificati per prestazione di servizi (ad. es. artigiani, professionisti) e cessione di beni (commercio). Inoltre è necessario prevedere la definizione di un accordo preliminare tra Ufficio delle Entrate e contribuente con la presenza dell’associazione o del professionista che certifica la sussistenza dei requisiti richiesti e dura due o tre anni consecutivi. Con l’accordo si stabiliscono sia il reddito d’impresa o di lavoro autonomo che il contribuente s’impegna a dichiarare sia l’ammontare dell’iva da versare (eventualmente tenendo conto di piani di investimento in beni strumentali) e si definiscono quindi, ex ante, gli importi che il contribuente dovrà pagare. Si chiede inoltre il pagamento delle imposte dovute con il sistema dell’”abbonamento fiscale”, ossia pagamento complessivo diviso in rate mensili e non più legato a versamenti in acconto e saldo. E poi la questione delle semplificazioni consistenti in semplificazioni contabili, superamento della funzione fiscale di scontrini e ricevute (quindi non più sanzioni o gogne), semplificazioni nelle dichiarazioni fiscali, riduzione dei termini di accertamento, possibilità di accertamento solo a fronte di comprovate irregolarità (ad es. acquisto di merce senza fattura, emissione di fatture false, altro) senza possibilità di accertamenti induttivi.

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