CHI CI CAPISCE È BRAVO!

Io, povero diplomato, spesso recrimino sul fatto di non aver continuato gli studi.

Mi trovo, come ora, con grandi interrogativi davanti, a cui non solo non so dare risposta, ma di cui non riesco ad afferrare il senso.

Quello che mi ha stordito, oggi pomeriggio, è leggere la notizia che, ancora una volta, all’Assemblea Regionale Siciliana è mancato il numero legale per l’approvazione del DPEF, il documento di programmazione economico e finanziaria. Già nei giorni scorsi si è addebitata la mancata approvazione ai grillini che hanno inteso così porre l’attenzione sul mancato blocco dei lavori per il MUOS. Ora, addirittura, l’on.le Musumeci sentenzia che ciò è un ricatto.

Mi sorgono due interrogativi: se i grillini non fanno parte della maggioranza perché sono chiamati a rispondere della mancanza del numero legale ? Ma, soprattutto, perché Musumeci parla di ricatto ? Ove ciò fosse vero, per le poche ‘scuole’ che ho fatto, 90 – 15 fa 75. Forse, non mancano solo i grillini.

Altra cosa che mi perfora il cervello, per dirla con un italiano rimaneggiato, sono tutti i viaggi della speranza che puntualmente i politici hanno fatto in giro fra Roma e Bruxelles, dove si incontravano sempre pezzi grossi che davano assicurazioni sull’iter che avrebbero avuto le più importanti opere infrastrutturali che interessavano la Sicilia. Con i pezzi grossi dell’ANAS si era stabilito quasi un rapporto di parentela, tante e continue erano le frequentazioni.  Una volta a casa il politico di turno, che aveva dovuto affrontare i disagi di spostamenti alle prese con aerei, taxi, alberghi e ristoranti, rassicurava la comunità, dicendo che tutto era a posto. O che si trattava del raddoppio della Ragusa – Catania o del completamento della autostrada Siracusa – Gela, eravamo sempre e comunque sulla strada giusta, se non sulla dirittura d’arrivo.

Ora viene fuori la notizia che un nuovo braccio di ferro con l’Europa, mette a rischio un piano da un miliardo e 600 milioni. Il Presidente Crocetta avrebbe incontrato lo staff del commissario per le Politiche regionali, come riferisce l’Ansa da Bruxelles,  e avrebbe ricevuto delle prime risposte negative sui tempi di approvazione del Pac, il Piano di azione e coesione, una manovra da quasi 1,6 miliardi che la Regione ha concordato a dicembre col ministro dello Sviluppo Fabrizio Barca: la Sicilia, al pari di altre Regioni, ha ceduto parte dei propri fondi comunitari allo Stato col patto che vengano reinvestiti in infrastrutture nell’Isola (si parla della Siracusa-Gela, della Ragusa-Catania e di arterie collegate al nuovo aeroporto di Comiso) e in investimenti come le zone franche urbane (aree a forte detassazione per le imprese) e il credito di imposta per l’occupazione. Il vantaggio per la Sicilia è quello di svincolare queste somme dai limiti temporali di spesa, evitando di doverle restituire se restano nei cassetti.

Quindi, mala tempora currunt.

Sull’aeroporto di Comiso non mi permetto di disquisire, vista l’abbondanza di qualificati interventi che hanno fatto seguito all’ufficializzazione del Piano Nazionale per lo sviluppo aeroportuale, ma non posso evitare di chiedermi su quali basi sono stati incardinati programmi, progetti e pianificazioni logistiche.

Tanto per fare un esempio, quando hanno inaugurato l’aeroporto, anni orsono, gli intervenuti erano a conoscenza della reale situazione legata all’apertura, o erano solo passarelle elettorali organizzate anche con la connivenza dell’opposizione del tempo ? Possibile che nessuno sapesse quali potevano o dovevano essere i tempi necessari per l’apertura ? Come si possono investire tanti soldi senza la certezza di spenderli bene ? E anche se lo Stato ci avesse detto prima una cosa, poi un’altra, non sarebbe il caso di sputtanare chi non mantiene la parola ? Soprattutto con le elezioni alle porte.

E,in tema di cose che si comprendono poco, dalla Segreteria Tecnica del Presidente della Regione esce fuori la data delle prossime amministrative, 21 e 22 aprile, con possibili ballottaggi previsti per il 5 e 6 maggio.

Nemmeno il tempo di metabolizzare bene le date che, addirittura il Presidente dell’Assemblea Regionale, critica la scelta e si dice sicuro di un errore, dal momento che, tanto per dirne una, non ci sarebbe nemmeno il tempo di procedere alla legge per il riordino delle province. Se, infatti, non fosse approvata in tempo la legge, si andrebbe al voto in tutte le nove province.

E se la data fosse stata scelta appunto per questo ?

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it