CHE FINE FARANNO I CONSORZI ASI?

“Un silenzio assordante sulla soppressione dei Consorzi Asi in provincia di Ragusa. Una decisione che non può essere accettata in maniera supina. Perché tutta questa disattenzione? Chiederemo un incontro con la deputazione regionale per conoscere la loro idea sulla delicata questione.”

La denuncia è partita dal Partenariato economico e sociale della provincia di Ragusa, in seguito alla decisione dell’Assemblea regionale siciliana di rinviare alla prossima settimana la discussione del ddl relativo alla soppressione delle Aree di sviluppo industriale presenti sul territorio isolano.

Ciò che si rimprovera all’amministrazione locale è il totale silenzio sulla vicenda, sintomo del fatto che le strategie e le scelte di sviluppo economico e sociale del territorio seguono logiche differenti da quelle iniziali.

“Nel silenzio assoluto, anche dell’area iblea, si sta mettendo in campo una riforma che ha il sapore più che altro di una grande operazione immobiliare – viene spiegato in una nota del Partenariato – E’ pur vero che con il ddl si attua la politica dell’efficacia e dell’efficienza amministrativa perché obiettivamente ci sono delle Asi, nel panorama siciliano, che possono essere considerati carrozzoni, commissariati da tempo, incapaci di garantire sviluppo e occupazione sul territorio. Ma in questo calderone viene inserita anche l’Asi di Ragusa. Con l’agglomerato di Ragusa, che si estende su un’area di 7.164.200 mq, con 295 imprese insediate, con quello di Modica-Pozzallo e il nascente terzo polo, si sopprime e si mortifica ancora una volta l’effervescenza imprenditoriale e l’oculatezza amministrativa che ha sempre contraddistinto la nostra provincia”.

La vicenda coinvolge inoltre i lavoratori con contratto a tempo determinato, la cui occupazione è evidentemente a rischio. Per questo le organizzazioni datoriali e sindacali chiedono un incontro urgente con i sei deputati dell’area iblea per conoscere la loro posizione in merito al futuro delle Asi e al destino dei suoi dipendenti. “Non vogliamo fare polemica. Ma è chiaro che esiste, da parte nostra, la necessità di confrontarci su una siffatta riforma epocale. Sembra più che ovvio che il territorio voglia vederci chiaro”.

Claudia Fiume

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