CELLULARI A SCUOLA

La mia lettera vuole riprendere la problematica dell’utilizzo del cellulare durante le ore di lezione: la questione va affrontata, come ottimamente è stato fatto in un Vs articolo, in relazione a quella più vasta che riguarda i comportamenti dei giovani nella scuola. Ma questo è un argomento assai complesso, direttamente dipendente da vari fattori legati all’evoluzione della società che ha modificato notevolmente regole, modi di fare  e punti di vista, nel nostro caso, sia dei genitori, degli alunni e degli educatori.

Al riguardo desidero solo dire che, sicuramente, il permissivismo dei genitori ha allentato le redini sui giovani, al punto tale che molti sono diventati incontrollabili, ma si deve pur dire che anche la scuola ha modificato, di molto, le rigide regole di una volta.

Come ho detto è un argomento assai complesso, che non mi sognerei di trattare anche perché, ritengo, sia materia esclusiva di educatori, docenti e, in generale, di competenti sull’argomento.

Preferisco, invece, affrontare la questione cellulare, dove senza falsa modestia, per il numero di figli, per precedenti esperienze in materia e per i pareri legali raccolti, penso di poter dire la mia.

Sgombro subito il campo da ogni equivoco: indipendentemente dalle circolari ministeriali e dai regolamenti interni delle scuole, qualsiasi utilizzo del telefonino, durante le ore di lezione, è da censurare, condannare e punire severamente. Naturalmente non mi limito a considerare solo eventuali telefonate, più o meno silenziate, in entrata e in uscita, ma comprendo nell’utilizzo tutte le possibili funzioni che possa oggi detenere l’aggeggio infernale: quindi messaggi, foto, giochi, internet, musica e ogni possibile altra diavoleria. Si tratta, prima di tutto di una questione di rispetto verso il docente di turno e verso, anche, i compagni della classe.

Nessun tipo di giustificazione può essere accampata. Non solo non riuscirei a giustificare mio figlio, ma in caso di recidiva, come mi è successo, mi sono, addirittura preoccupato delle sue facoltà mentali, perché, come dicevano gli antichi, sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

Fin qui nulla da eccepire sulle lamentele dei professori e sui provvedimenti da adottare per il comportamento non consono ai doveri scolastici.

Anche se, secondo me, vanno tenuti in conto, al momento della punizione, i criteri che vengono oggi utilizzati per comminare sanzioni disciplinari agli alunni. E’ un po’ come per la giustizia civile e penale che vige in Italia: può accadere che chi ha commesso un omicidio circola liberamente, mentre chi ha estirpato una pianta protetta viene condannato.

Mi è capitato di leggere articoli, che allego in PDF, dove a fronte di comportamenti, secondo me, da riformatorio, veniva fuori una eccessiva tutela del giovane da punire. E’ chiaro che, di fronte a questi casi, una qualsiasi punizione per il cellulare può sembrare esagerata.

Mi permetto solo puntualizzare un aspetto, di cui ho avuto, diretta esperienza, tramite mio figlio, negli anni passati, addirittura in una delle scuole più vecchie di Ragusa, che, una volta, poteva essere considerata ricca di una importante tradizione.

I problemi cominciano una volta rilevata l’infrazione: la circolare ministeriale che si riferisce al divieto di utilizzo dei cellulari durante le ore di lezione ( a partire dalla circolare n. 362 del 25.8.1998) recita che “… le sanzioni (che) dovranno essere “adeguate” e comprendere anche “quella del ritiro temporaneo del telefono cellulare durante le ore di lezione, in caso di uso scorretto dello stesso”.)

Ripeto, indipendentemente dalle sanzioni disciplinari che restano di esclusiva competenza dei professori e della scuola, come pure indipendentemente dalla convocazione del genitore, come avviene in molte scuole, anche della nostra città, ma, purtroppo non in tutte, alla fine delle ore di lezione, il cellulare deve essere restituito all’alunno.

Mi aspetto di ricevere critiche al riguardo, come mi è già accaduto, ma ritengo che il genitore sia nell’assoluta libertà di poter comunicare con i figli, una volta che hanno varcato in uscita il cancello o il portone della scuola, sia che utilizzino i mezzi pubblici, il motorino o anche i soli piedi.

Ritengo quindi che non ci possono essere limitazioni a questa libertà che, in ogni caso, non esclude l’assoluto divieto di utilizzare il dispositivo nell’ambito scolastico, soprattutto durante le ore di lezione.

Inutile dire che, se esiste un divieto, che, di solito, viene esteso anche alle ore strettamente non di lezione (cambio di professore, ricreazione, ingresso e uscita, permesso per andare in bagno ), lo stesso deve essere sanzionato sempre, per tutti, in maniera univoca e da tutti i responsabili della disciplina degli allievi.

Facile immaginare il disordine, anche mentale nei confronti dei giovani, che viene provocato se le regole, all’interno dello stesso istituto, vengono interpretare diversamente e diverse sono le sanzioni.

E, nel rileggere la circolare in oggetto, ritengo opportuno, altresì, segnalare un ulteriore passo della stessa, “ Il divieto di utilizzare il telefono cellulare, durante le attività di insegnamento e di apprendimento, vale anche per il personale docente, come già previsto con precedente circolare ministeriale (n. 362 del 25 agosto 1998) “.

Naturalmente qualche professore potrà storcere il naso di fronte a questa ultima precisazione, ma, nella fattispecie deve andarsi a lamentare con l’allora ministro Fioroni, estensore della circolare.

Da parte mia considero importante la cosa perché ha causato in me, in passato, un grande imbarazzo allorchè mio figlio, severamente ripreso per il mancato rispetto delle regole, mi chiese: – Perché chi ci vuole insegnare le regole, può non rispettarle ?

Al di là di queste riflessioni sull’argomento, penso comunque che gli educatori debbano oggigiorno preoccuparsi di elargire un nuovo e quanto mai attuale insegnamento: il corretto utilizzo dei mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione che sono ormai indispensabili per allargare a dismisura gli orizzonti del sapere, in maniera più efficace e veloce di quanto non si potesse fare nei decenni passati.

Ma per fare questo occorre il cellulare o il tablet sul banco, a patto che sia utilizzato correttamente, nel rispetto della scuola come classe e come istituzione. Nessuno ha pensato mai che, in fin dei conti, occorrerebbe sfruttare l’opportunità che tanti allievi posseggano già questi strumenti ?

Pensate se fosse la scuola, o peggio il Ministero, a chiedere di dotarsi di questi strumenti !

Lçettera firmata

 

 

 

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