Caro voli la Sicilia ostaggio delle tariffe: “Così ci rubano il diritto a tornare a casa”. Protesta all’aeroporto di Palermo

PALERMO – È una rabbia composta ma profonda quella esplosa questa mattina all’aeroporto “Falcone e Borsellino” di Palermo, dove si è tenuto il sit-in contro il caro voli organizzato dall’associazione “Nun si parti” insieme a Federconsumatori Sicilia. Una protesta che racconta una ferita ormai cronica: per migliaia di siciliani tornare a casa, soprattutto a Natale, è diventato un lusso per pochi.

In piazza soprattutto studenti e lavoratori emigrati, famiglie e cittadini comuni, accomunati dallo stesso paradosso: vivere su un’isola ma sentirsi isolati. Anche quest’anno, a ridosso delle festività, i prezzi dei voli da e per la Sicilia hanno raggiunto cifre fuori da ogni logica, con rincari che arrivano fino al 900% rispetto alle tariffe base e biglietti che superano facilmente i 500 euro per una sola tratta.

Un costo che non è più solo economico, ma sociale e umano. Per molti significa rinunciare a tornare dai propri affetti, restare lontani dalla famiglia, sentirsi cittadini di serie B.

Alla protesta ha aderito anche la Cgil Sicilia, scendendo in campo accanto ai giovani di “Nun si parti” e a Federconsumatori.
«Il caro voli – ha dichiarato Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia – è uno degli aspetti più evidenti del diritto alla mobilità negato nella nostra regione. Ci battiamo affinché i giovani possano scegliere liberamente se vivere, studiare e lavorare in Sicilia o tornarci. La continuità territoriale non è un privilegio, è un diritto che va garantito, soprattutto a chi è stato costretto ad andare via per mancanza di prospettive».

Durissimo anche l’intervento del Codacons, che parla senza mezzi termini di una situazione ormai fuori controllo e per questo ha lanciato una propria campagna di protesta.
«Il caro voli in Sicilia ha superato ogni limite di tollerabilità – afferma Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons –. È evidente che la Regione non è riuscita a garantire il diritto alla mobilità dei cittadini. Per questo chiediamo un intervento immediato del Governo nazionale».

Secondo il Codacons, nel 2025 è inaccettabile che studenti e lavoratori siano costretti a scegliere se muoversi o mangiare, se tornare a casa o rinunciare alle festività.
«La continuità territoriale non può restare uno slogan vuoto – prosegue Tanasi –. Il caro voli è una grave lesione dei diritti fondamentali e colpisce l’intera economia dell’Isola: meno turismo, meno presenze, danni enormi per imprese e lavoratori».

Non bastano più, secondo l’associazione, interventi tampone o misure emergenziali.
«Occorrono soluzioni strutturali a livello nazionale – incalza Tanasi – capaci di calmierare le tariffe, aumentare l’offerta e garantire collegamenti accessibili, dignitosi e continuativi. La mobilità non può dipendere dalla capacità di spesa delle famiglie».

Il sit-in di Palermo non è solo una protesta simbolica, ma un grido che arriva da un’intera generazione costretta a emigrare e poi penalizzata anche nel diritto di tornare.
Senza un’azione forte e immediata dello Stato, la Sicilia rischia di restare prigioniera dei cieli, pagando un prezzo altissimo in termini di diritti, sviluppo e coesione sociale.

E mentre i biglietti continuano a salire, la domanda resta una sola: quanto deve costare tornare a casa per essere ascoltati?
Foto tratta da vrsicilia.it
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