La gestione del personale psicologico nelle Aziende Sanitarie Provinciali di Ragusa e della Sicilia è al centro di un acceso dibattito dopo la pubblicazione del primo report dell’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana, presentato all’Assessorato regionale alla Salute. Il documento ricostruisce le procedure di reclutamento dei dirigenti psicologi negli ultimi quindici anni, rivelando un quadro […]
CALCIO E POLITICA
18 Dic 2012 16:08
Vengono in mente due aspetti che accomunano calcio e politica: come in una partita di cartello, un derby o un incontro decisivo per la classifica, le squadre si fermano al tatticismo più esasperato anche per tutto l’arco dei novanta minuti, così è diventato esasperato il tatticismo dei contendenti per le prossime elezioni politiche, in entrambi i casi ne soffre lo spettacolo ma, cosa assai più grave, si rischia di arrivare ala fine con un misero zero a zero, che non risolve nulla in classifica e nella politica.
Certo, dappertutto, mancano i campioni di una volta, i calciatori sono più indaffarati a correggere e a rivedere i contratti milionari, come i politici sono invece dedicati alla conservazione del posto e del potere più che rischiare con posizioni eclatanti e plateali dal dubbio esito.
Altro aspetto è quello che vede, per il calcio, la grande diffusione di commentatori, soprattutto in televisione, quelli che due ore prima della partita, per tutti i novanta minuti e per altre due ore dopo ci imbottiscono di giudizi sulla squadra, sull’allenatore, sui giocatori, sulle tattiche, sugli schemi di gioco, tanto da farci venire un solo interrogativo: – Ma perché con questa smisurata cultura calcistica, non allena? L’interrogativo è ancora più pressante quando il commentatore è un allenatore a spasso, diventa micidiale quando è stato da poco esonerato.
Così in politica, in radio e in televisione, abbondano commentatori che per la sicumera con cui si esprimono e per la pregevolezza dei principi politici enunciati, fanno dire solo: – Perché non si candida ?
In un paese in cui si ostenta democrazia e si sfoggia il suffragio universale come elemento distintivo di civiltà, nessuno tiene nel debito conto i sondaggi, indagini che vengono utilizzate solo per verificare l’andamento delle preferenze politiche e trovare l’alleanza giusta per poter sconfiggere la fazione opposta.
Naturalmente, mentre faccio queste riflessioni, temo per la mia incolumità verbale, dal momento che la mia teoria sarà considerata eresia dai commentatori, ma mi piacerebbe conoscerne le critiche.
Dall’esame dei sondaggi delle ultime settimane, di ben 10 istituti di ricerca, vengono fuori, in ossequio alle regole statistiche, dati piuttosto omogenei.
A destra non si va oltre il 25 %, mettendo insieme i cocci di PDL, Lega e Destra. Anche trovando tutto il centro consenziente, lo striminzito 10 % messo insieme da UDC, FLI, Grande Sud e partitini minori (qualcuno potrebbe dire : – Perché gli altri cosa sono?) non si arriva mai al 40 %.
A sinistra il PD veleggia spigliatamente fra il 30 e il 35 %, con punte di indagine che si avvicinano anche al 38%, ma anche raccattando tutto quello che esprime l’arco della sinistra che va dai socialisti ai verdi e alla sinistra estrema non passa mai il 45 %. Unica soluzione potrebbe essere mettere insieme centro ed estrema sinistra ma si sa che l’eskimo non si addice al blazer. Oddio, uno lo può anche indossare, ma, di solito, viene visto male dagli amanti del blazer, mentre viene ridicolizzato dai cultori dell’eskimo.
Ago della bilancia, una volta costituito dai partiti che facevano della esiguità dei voti fonte di sostentamento eterna, quando un 2% valeva molto di più del 15%, i grillini che con il loro zoccolo duro del 15 % potrebbero essere determinanti.
Già vedo sorridere i commentatori che ridono della mia ingenuità, vedendo che sono arrivato solo ora a capire quello che loro non sanno risolvere da anni.
Nessun ha la capacità e il coraggio di sbattere in faccia agli italiani i sondaggi: occorre, da tutte le parti politiche, far capire che così non si va avanti. La dispersione dei voti è dannosa, occorre che ci siano due blocchi contrapposti, chi vince governa, chi perde controlla e basta.
Come in America, dove ci può essere un Presidente che vince ma non ha la maggioranza in Parlamento e allora si deve adeguare nel fare le leggi, ma comunque si deve andare avanti.
Qui da noi, ci trastulliamo, da tempo, con rottamatori, dinosauri, professori, divinità greche e soubrette e solo un comico di professione è riuscito, ma di poco, a smuovere le acque.
Se poi uno auspica dittature, di destra o di sinistra, viene tacciato di apologia o di estremismo, ma non penso che così si possa tirare a lungo.
© Riproduzione riservata