Calano anche nell’area iblea nel secondo trimestre del 2020 le iscrizioni di imprese giovanili al Registro delle imprese

Nel secondo trimestre del 2020, le iscrizioni di imprese giovanili al Registro delle imprese sono diminuite del 36,3%, con un picco del 62,4% tra quelle turistiche. E ipotizzando nei mesi di novembre e dicembre effetti analoghi a quelli registrati nella prima fase della pandemia, si profila nel 2020, per la provincia iblea, una perdita di nuove imprese under 35 di decine e decine di unità. E’ quanto emerge da una ricerca del Gruppo Giovani di Confcommercio presentata nel corso del meeting digitale “Ri-generazione” e che il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, ha riportato con riferimento all’area iblea.

“E’ un altro degli effetti devastanti della crisi economica determinata dal Covid – sottolinea Manenti – oggi in Italia le imprese “giovani” sono quasi 530.000, ovvero l’8,7% di tutto il sistema produttivo nazionale, un numero rilevante anche se in calo di 80mila unità rispetto a cinque anni fa. In provincia di Ragusa, la percentuale incide per il 7,2% rispetto al sistema produttivo locale. Si registra un calo dell’1,2% di tale percentuale sempre rispetto a cinque anni fa. Alla diminuzione ha contribuito soprattutto il commercio mentre il settore della ristorazione ne ha perse in misura minore. Il calo delle iscrizioni delle imprese dei giovani è stato comunque inferiore rispetto a quello dell’insieme delle imprese (-37,1%), e di quello registrato da imprese femminili (-42,3%) e straniere (-50%), sempre nello stesso lasso di tempo.

Per le imprese femminili, un’indagine condotta a ottobre da Unioncamere ha evidenziato notevoli difficoltà da parte delle imprenditrici. Dalla ricerca emerge anche che le imprese giovanili, esposte a una maggiore mortalità nei primi anni di vita, superati i cinque anni di attività hanno una probabilità di sopravvivenza superiore rispetto alle altre: a 8 anni dalla nascita ne troviamo ancora il 62% laddove le altre imprese sono diventate il 53%. In ogni caso, però, il dato che se ne rileva è allarmante.

E cioè diminuisce il contributo quantitativo dei giovani all’imprenditoria dell’area provinciale ragusana: è un’enorme occasione sprecata durante la pandemia, che però purtroppo insiste su un trend di medio periodo. Non diminuisce, a ogni modo, il contributo qualitativo dell’imprenditoria giovanile: dalle competenze digitali alla proiezione all’innovazione, all’attenzione alla sostenibilità ambientale, queste caratteristiche sono strategiche, tanto più nella crisi che stiamo vivendo”.

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