BIANCHI NERI GIALLI TUTTI DIETRO AD UN PALLONE NEL CORTILE DELLA PREFETTURA

L’austero cortile della Prefettura di Ragusa trasformato in un campetto di calcio ieri pomeriggio sotto gli occhi del Prefetto Francesco Cannizzo, di Mons Carmelo Tidona parroco della Cattedrale di San Giovanni e poi ancora del vice prefetto vicario dott.ssa Ferrera, del capo di gabinetto della Prefettura, del vice prefetto dott.ssa Mallemi, del rag. Bongiovanni dell’Ufficio immigrazione, delle tante mamme dei ragazzi, delle responsabili dell’attuazione del progetto curato dalla Fondazione San Giovanni; ma soprattutto dei ragazzi che hanno giuocato sul cortile, che hanno fatto la “piramide” sulla vasca, che hanno fraternizzato, senza problemi, senza infingimenti, senza forzature. Segno che questo processo di integrazione fra bambini figli di immigrati regolari è avvenuto davvero, nel migliore dei modi come è giusto che avvenga tenuto conto anche della grande risorsa (non solo economica) costituita appunto dai tanti soggetti anche lasciano la propria terra e vengono da noi. Esattamente il viaggio opposto di quello che hanno fatto i nostri antenati anche in terra africana con oltre seicentocinquantamila siciliani “scesi” in Tunisia a cercare lavoro e pane. Ed ove non volessimo metterla sul piano deamicisiano, giova ricordare che è un dovere di tutti, specie per quelli che rispettano le nostre leggi ed i nostri usi e costumi accogliere queste persone nel modo migliore, rispettando la loro dignità di persone e promuovere davvero una forma di integrazione che non sia di facciata, che non sia formale. Un progetto quindi che a nostro modesto avviso deve essere adottato come esempio, così come peraltro sta avvenendo con le iniziative dei quattro comuni della cosiddetta fascia trasformata che hanno avviato un lavoro già finanziato e coordinato dalla Prefettura di Ragusa che in questo specifico settore non teme confronti con nessun’altra istituzione anche per la sensibilità e la capacità realizzatrice del Prefetto Cannizzo e della vice prefetto Mallemi. A questo punto ci rendiamo conto di aver confinato la cronaca in un secondo piano che tale non è, ma era necessario fare alcune riflessioni che potessero servire ad intraprendere queste strade faticose ma enormemente positive che poi coincidono con il vero bisogno di sentirci veramente tutti fratelli. Grazie a tutti per questo esempio di civiltà, di umanità ed anche coraggio perché con i tempi che corrono bisogna avere anche quello. (f.p.)

 

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