AVANTI CON LISA PISANI PER LA NOSTRA VITTORIA

Per formazione, cultura e carattere non mi sono mai scagliato contro nessuno, e sono sempre stato e sono contento quando si sono attivati o si attivano canali di partecipazione, il problema è riuscire a rendere fluida e circolare la comunicazione. Non lo dico per polemica o per piaggeria, ho la sensazione che in questo momento storico si vuole sfuggire al confronto democratico, è come se si volesse mettere in discussione la stessa essenza dello stare insieme in un gruppo, in una comunità, perché ciò di per sè comporta studio, sacrificio, ricerca, costanza e acquisizione di una capacità dialettica che serve per con-vincere chi ti sta attorno sulla bontà delle tue idee e sui valori profondi che ti spingono ad accettare la battaglia politica per avere un mondo più giusto e migliore o per farsi con-vincere. Insomma è come se la maggioranza delle persone fosse alla ricerca perenne di una scorciatoia, di qualcuno che ti porta il piatto bell’è pronto senza la fatica della preparazione, e ancora, è come se volesse nascondersi dietro ad uno che rappresenta la loro rabbia verso tutti e rifiuta di cimentarsi nella dialettica democratica, almeno così si vede dall’esterno qualche “movimento”. Per tutto ciò, in questo momento storico io non me la sento di non condividere la paura assieme a molte altre persone del populismo, perché è nelle generalizzazioni, nei pregiudizi, nel “di tutta l’erba un fascio” che muoiono le diversità generatrici di conflitto e democrazia. Il ruolo mio e credo anche di quei dirigenti che come me sono entrati nella maturità politica derivante dall’esperienza, deve oggi intendersi come supporto di un processo, che si propone in maniera decisa di liberare e dare spazio alle energie sopite, ai giovani, alle donne, dando loro coraggio e forza per esporsi e liberamente proporsi come nuova classe dirigente. Questo processo va allargato e aiutato facendo progredire un dialettica democratica in grado di avviare una selezione della classe politica futura al rialzo e non al ribasso come è avvenuto per moltissimi anni. Per fare questo ci vuole una mission comune, ci vogliono radici e valori forti, ci vogliono grandi ideali e “grandi ambizioni”. Questi mesi che ci separano dalle elezioni amministrative devono assolutamente essere utilizzati per veicolare questo pensiero che io definisco “comunitario” in opposizione al pensiero “individualistico”. Questo è il futuro, solo così possiamo battere gli egoismi e i parassitismi di ogni tipo e misura e pensare di costruire una città ancora più vivibile, aperta al nuovo, rispettosa, tollerante, in grado di valorizzare le differenze sostituendo alla politica della delega la politica della responsabilità. Una città futura in cui l’ordinaria amministrazione non sia un fatto rivoluzionario. Questa è la sfida odierna e per quanto mi riguarda mi confronterò, come sempre, a viso aperto e senza tentennamenti, nelle istituzioni e all’interno della Comunità vittoriese per raggiungere l’obbiettivo per cui ho sempre combattuto: costruire una Città migliore, lavorando alacremente per cercare di far breccia in convinzioni collettive, là dove domina indifferenza, sfiducia, rassegnazione: i sentimenti qualunquistici, naturalmente orientati a esiti fascistoidi pur ben mimetizzati. Se la crisi istituzionale è innanzitutto crisi di disfacimento sociale, è da qui che occorre ripartire, da politiche rivolte a promuovere sviluppo economico, solidarietà e sicurezza, legalità e trasparenza, istruzione e cultura, fiducia e progetto: in una parola, legame sociale. Per questo il mio sostegno va al campo largo del centro sinistra incarnato, pur con mille contraddizioni, dal PD e dalla candidata a Sindaco Lisa Pisani che conosco come persona prima che come imprenditrice e amministratore della città e sulla quale ripongo assoluta fiducia e capacità di portare la città fuori dal guado, dalle contrapposizioni futili quanto inutili, dalle faide e dai veleni.

 

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