ASSEMBLEA DI RESTITUZIONE “POST TRENO DELLA MEMORIA 2011”

«Dal Treno della Memoria non si scende mai»: alla professoressa Marinella Tumino piace ricordare così l’indelebile esperienza che lo scorso febbraio ha portato i ragazzi dell’Istituto E. Majorana nei luoghi di una tragedia inaudita chiamata Shoa.

Ieri, a due mesi dalla conclusione di un viaggio definito da tutti i partecipanti come “il viaggio della consapevolezza”, Paolo Paticchio – responsabile dell’associazione Terra del Fuoco in Puglia – è venuto in visita a Ragusa in occasione di un ultima assemblea di restituzione fortemente voluta dai docenti dell’E. Majorana.

Ricordiamo che “Terra del Fuoco” è un associazione culturale che ormai dal 2005 si adopera ogni anno per l’organizzazione del “Treno della Memoria”, un percorso educativo rivolto principalmente agli studenti delle scuole secondarie superiori e che culmina in un viaggio in treno agli ex campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, in Polonia.

L’assemblea è stato un importante momento di sintesi e di riflessione verso una delle pagine più agghiaccianti della storia moderna ma è servita anche come stimolo per attualizzare quegli orrori e non ritenerli il frutto di una follia che non si può ripetere.

«Basta l’occasione a trasformare l’uomo in carnefice -esordisce Paticchio – ed è per questo che non dobbiamo pensare che ciò che è accaduto una volta non accadrà più: ognuno di noi, in un determinato momento storico, se non è abbastanza “vivo” può diventare un carnefice».

Uno degli aspetti più sconvolgenti della macchina da guerra nazista infatti fu proprio quella “normalità” con cui si perpetrò la tragedia non solo degli ebrei ma di tutti coloro che venivano ritenuti un ostacolo o un peso per il sistema nazista: «gli stessi esponenti delle SS erano persone normali – continua Paticchio – che amavano le loro famiglie, andavano in chiesa e ogni mattino timbravano il cartellino per andare a lavoro: peccato che il loro lavoro consisteva nel lento sterminio di uomini considerati diversi».

Bisogna uscire dalla deformazione distorta del diverso e cominciare a considerare il valore umano come l’unica priorità necessaria: le storie di Auschwitz e Birkenau non sono poi così lontane da noi se si pensa al trattamento che l’Italia sta riservando ai centinaia di immigrati che continuano a sbarcare a Lampedusa e ad essere trattate come bestie…un po’ come i malati che durante il regime nazista venivano considerati come un peso per il bene del popolo.

Dice bene il prof. Firrito quando afferma che «ricordare la storia non è un puro atto di memoria bensì un insegnamento da diffondere per resistere ad ogni tipo di pregiudizio e non farsi catturare da ciò che pensa la maggioranza».

E allora, nell’ottica di una concezione della memoria basata sull’impegno rinnoviamo il ricordo della guerra in Libia, dei precari del lavoro, del pericolo di un ritorno al nucleare, delle vittime uccise dalla mafia che come ricorda il prof Griggio sono davvero migliaia e di tutti colori che sono stati uccisi dalla volontà dei potenti e non perché sono eroicamente morti per la patria.

Un ultimo invito alla resistenza ci arriva da Fabrizio Cafaro, attivista di “Terra del Fuoco” che in un messaggio ha invitato tutti i partecipanti all’assemblea a lottare per la nostra terra e nella nostra terra: oggi come in passato il sud Italia continua a dare prova di grande civiltà nonostante un sistema politico fallimentare.

 

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