ARRIVANO A POZZALLO IN 128 SOCCORSI A LARGO DELLE COSTE LIBICHE DOPO AVER VIAGGIATO A BORDO DI UN GOMMONE FATISCENTE.

Ieri pomeriggio a Pozzallo sono sbarcate 128 persone, salvate poche ore prima a largo delle coste libiche in quanto a bordo di un gommone in pessime condizioni.

Le indagini hanno permesso alla Polizia di fermare 2 scafisti: MANNEH Lamin, nato in Gambia il 18.09.1996 e DIOUF Lamine, nato in Senegal il 01.11.1996.

I responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e art. 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, si associavano con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver  procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.  

I migranti provenienti da diversi paesi, in parte sono stati ospitati presso il C.P.S.A. di Pozzallo ed altri subito trasferiti in centri presenti sulla penisola italiana.

 

I FATTI

 

Alle ore 07:45 del 02/10/2015 la nave della Marina Militare Italiana “CIGALA FULGOSI” rintracciava un gommone di colore grigio di circa 12 mt con a bordo numerosi migranti tutti di nazionalità centro africana. Alle successive ore 09,10 la predetta unità navale veniva raggiunta dalla nave di Medici senza Frontiere “DIGNITY 1” che prendeva a bordo tutti i 128 migranti di varie nazionalità (Gambia, Mali, Senegal, Nigeria). Su disposizione dell’MRCC di Roma la “DIGNITY 1” faceva rotta verso il porto di Pozzallo dove giungeva alle ore 15,30 del 3 u.s. Si procedeva quindi allo sbarco di tutti i migranti che venivano ospitati presso il C.P.S.A.

 

 

LE INDAGINI

 

Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione di un’aliquota di Carabinieri ed una della Guardia di Finanza hanno concluso le indagini in tempi record. A distanza di meno di 8 ore, gli scafisti sono stati individuati e condotti in carcere a Ragusa.

La Polizia ha raggiunto l’obiettivo prefissato in pochissime ore dall’arrivo dei migranti a Pozzallo nonostante abbia dovuto accertare le cause delle riportate ferite di uno dei migranti. Inizialmente in medici credevano fossero ferite d’arma da fuoco ma al pronto soccorso è stato accertato fossero lievi escoriazioni risalenti a circa un mese prima che si erano mal cicatrizzate per le pessime condizioni igieniche.

Sin da subito uno degli interpreti ha riconosciuto nel gruppo qualche connazionale ed è bastato poco per convincerli a testimoniare. Poliziotti e interpreti, l’uno a fianco a l’altro hanno scacciato via le paure dei migranti di testimoniare contro alcuni connazionali.

L’importante è non promettere ciò che non si può mantenere. I testimoni seguono lo stesso percorso degli altri migranti ma sono assistiti dalla Polizia di Stato durante tutto il loro periodo di permanenza e fino alle diverse fasi processuali.

I giovanissimi testimoni appena comprendono che davanti a loro vi sono degli uomini e non solo dei poliziotti, si rendono conto che fidarsi è la scelta giusta ed iniziano a descrivere le tremende modalità del viaggio.

Un viaggio sempre duro, difficile, fatto di violenze subite gratuitamente e di percorsi attraverso deserti e molti stati dove purtroppo sono costretti a pagare ad ogni frontiera.

Alla fine tutti ringraziano di essere stati salvati e di essere trattati come uomini, cosa che per alcuni è quasi incredibile.

Dopo aver raccolto le testimonianze e quindi dopo aver raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico dei due scafisti, la Polizia sottoponeva a fermo due giovani centro africani.

Le testimonianze hanno permesso di descrivere benissimo il ruolo di ognuno di loro, vi era chi stava al timone e chi alla bussola, con brevi periodi di alternanza.

Appena in acque internazionali, il timoniere ha effettuato la chiamata di soccorso comunicando le coordinate gps e poi ha gettato in mare il telefono satellitare.

Dopo non restava che aspettare i soccorsi per giungere in Italia e così dopo  6 ore sono arrivati a salvarli.

Adesso dovranno rispondere del grave reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si trovano in carcere a Ragusa.

 

LA CATTURA

 

Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno infatti ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio e quelle che portano alla condanna degli scafisti, rispettivamente per la ulteriore cristallizzazione in sede processuale della prova anche ai fini dibattimentali. Al riguardo molte le sentenze di condanna inflitte dell’Autorità Giudiziaria e già passate in giudicato.

BILANCIO ATTIVITA’ DELLA POLIZIA

 

Nel 2015 sono 126 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa. Lo scorso anno sono stati arrestati 199 scafisti dalla Polizia Giudiziaria. Inoltre, sono in corso numerose attività in collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste straniere a quelle Italiane.

 

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