ARRESTATI GLI SCAFISTI RESPONSABILI DELLA TRATTA DI 200 MIGRANTI

La Polizia di Stato di Ragusa – Squadra Mobile – unitamente alla Compagnia dei Carabinieri di Modica ed alla Tenenza della Guardia di Finanza di Pozzallo, ha eseguito il fermo di SAGNANG Yakhya, nato in Senegal il 01.01.1995, JAITEH Bambo nato in Gambia il 01.01.1996 e MAMADOU Sonko nato in Senegal il 01.01.1995 in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12  D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286,  ovvero si associavano con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Inoltre in questa occasione sono stati sottoposti a fermo da parte della Polizia Giudiziaria anche per il reato previsto dall’art. 586 C.P. (morte come conseguenza di un altro delitto), poiché a seguito delle disumane condizioni del viaggio fatte affrontare ai migranti, un giovane del Mali è deceduto poche ore dopo dal suo arrivo.

Gli arrestati hanno condotto dalle coste libiche a quelle italiane una fatiscente imbarcazione carica di migranti di diverse nazionalità e tra loro vi erano numerosi minori anche neonati.

I migranti sono stati soccorsi in acque internazionali da un mercantile in transito in quella zona di mare che ha notato il barcone in difficoltà e quindi lo ha raggiunto.

Su disposizione della Direzione Centrale dell’Immigrazione il mercantile è stato dirottato a Pozzallo dove è giunto nella notte del 10 u.s.

A seguito dello sbarco un giovane del Mali (è in corso la completa identificazione tramite l’ambasciata) aveva accusato un malore e quindi era stato ricoverato presso l’ospedale di Ragusa.

Dopo neanche 24 ore il giovane è deceduto e si attende l’esito dell’autopsia effettuata dal medico legale in data 12 u.s.

Le indagini della Polizia Giudiziaria erano iniziate immediatamente ma inizialmente i migranti erano del tutto reticenti. A seguito della notizia della morte di un loro connazionale, alcuni compagni di viaggio del giovane deceduto che stavano aiutando gli investigatori ad identificare il loro amico, si determinavano un po’ per rabbia un po’ per senso del dovere a raccontare tutte le modalità del viaggio sin da quando erano Libia.

Dai racconti emergeva che i migranti erano stati tenuti segregati per oltre 15 giorni in un capannone in Libia dal quale non potevano uscire e venivano rifocillati con pochi generi alimentari in attesa che fosse disponibile l’imbarcazione per raggiungere l’Italia e che le condizioni del mare fossero favorevoli.

Dai racconti è emerso chiaramente che gli organizzatori libici, tutti armati, li tenevano sotto controllo e che gli scafisti si esercitavano a condurre le imbarcazioni per poi affrontare il viaggio con precisi ordini di richiedere soccorso alle autorità italiane direttamente per mezzo di un telefono satellitare nel punto convenuto a largo delle coste libiche.

L’esperienza e la professionalità degli investigatori della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ha permesso dopo lunghe ore d’indagine di addivenire all’esatta identità degli scafisti, responsabili di aver percepito ingenti somme di denaro al fine di procurare l’ingresso clandestino in Italia dei migranti messi in serio pericolo di vita considerate le condizioni dell’imbarcazione utilizzata per la traversata, tanto che uno di loro è deceduto anche per le pessime condizioni di vita alle quali è stato costretto durante la traversata. I testimoni dopo aver fornito un’attenta descrizione dei responsabili dell’organizzazione criminale, indicavano senza alcun dubbio coloro che avevano condotto l’imbarcazione. E’ chiaro che questi elementi fanno parte di una complessa associazione a delinquere gravitante in Libia ed in altri paese africani che da anni organizzano questi viaggi ed assoldano come scafisti chiunque abbia la spregiudicatezza di affrontare il mare a scopo di lucro.

Le indagini durate oltre 72 ore continuative, condotte dal Gruppo Interforze che per ogni sbarco procede alle indagini senza sosta, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto gli autori di un reato così grave, per il quale centinaia sono i migranti morti durante le traversate per raggiungere le coste italiane e come in questo caso continuano a morire.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea.

In corso complesse indagini con i gruppi di investigatori presenti in territorio estero sugli altri componenti dell’associazione a delinquere di cui i fermati tunisini fanno parte.

La Polizia di Stato, la Guardia di Finanza ed i Carabinieri stanno ancora continuando le indagini per gli altri sbarchi avvenuti sulle coste di Pozzallo con grande impegno considerando che nelle prossime ore sono stati segnalati ulteriori migranti in arrivo.   

“In questa occasione aver individuato gli scafisti è stato ancora più difficile stante la paura dei migranti nel collaborare. Le Forze di Polizia con un attento “ascolto” dei testimoni a seguito della comunicazione del decesso di un loro compagno di viaggio sono riuscite a raccogliere elmenti di prova a carico dei tre scafisti, responsabili anche della morte del giovane maliano”.

 

 

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